Tav, c’è amianto nel Terzo Valico: ‘Tanto la malattia arriva fra 30 anni’

Ettore Pagani, uno dei massimi dirigenti del consorzio di imprese per l’alta velocità ferroviaria Milano-Genova, intercettato nell'ambito dell'inchiesta per corruzione, autore di una frase vergognosa sull'amianto.

Amianto e grandi opere. “C’è amianto nel cantiere? Tanto la malattia arriva fra 30 anni”, fa raggelare la frase di Ettore Pagani, uno dei massimi dirigenti del consorzio di imprese per l’alta velocità ferroviaria Milano-Genova, intercettato nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che tra l’altro ha portato anche al suo arresto nell’ottobre scorso.

Un tassello ancora più turpe si aggiunge alle già tanto complicate vicende che in Italia segnano la realizzazione delle fatidiche Tav. Questa è la volta del Terzo valico per l’alta velocità ferroviaria Milano-Genova, i cui appalti sono il cuore dell’inchiesta sulle tangenti per le grandi opere.

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Gli addetti ai lavori hanno oggi riportato agli onori delle cronache un colloquio shock, intercettato per caso mentre si svolgevano le indagini sulle presunte irregolarità negli appalti per i lavori pubblici, tra Pagani – ormai ex direttore generale del Cociv, il consorzio di imprese aggiudicatario dei lavori del Terzo valico per l’alta velocità ferroviaria Milano-Genova (ma anche una figura di spicco del gruppo Salini-Impregilo e responsabile del progetto Ponte di Messina) – e un suo collega in cui ragionavano sulla presenza di amianto nelle rocce.

Contromisure da adottare? Manco a pensarlo. Durante i lavori emergono tracce di amianto nelle rocce interessate dagli scavi del cantiere e, mentre i cittadini dell’area coinvolta tra basso Piemonte e Liguria protestano, i responsabili se ne lavano le mani.

Ecco perché: l’allora numero due Cociv Ettore Pagani parla nel luglio del 2015 con un collega, ora in via d’identificazione, che chiede come comportarsi con la presenza di amianto nelle rocce: “Il primo che si ammala è un casino”, dice riferendosi agli operai. E Pagani, invece di preoccuparsene seriamente, risponde: “Tanto la malattia arriva fra trent’anni”. Una intercettazione che non è contenuta nell’ordine d’arresto notificato nelle scorse settimane, ma fa parte di un corpo d’intercettazioni già trascritte dagli inquirenti, con le quali si mette in evidenza la poca accortezza e la superficialità con cui si sono gestiti i cantieri per troppo tempo.

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Pagani è già noto per la disinvoltura con cui aggira le carte: in casa sua i militari del nucleo di polizia tributaria genovese hanno trovato mazzette per 15mila euro, mentre in altre intercettazioni aveva mostrato una chiara connivenza con gli enti locali.

Duro il commento dei NoTav:

Nulla di nuovo purtroppo per chi da anni si batte contro la costruzione dell’opera e per primo ha denunciato il rischio amianto legato alla costruzione del Terzo Valico. A quel tempo gli attivisti del movimento si sentirono dare degli allarmisti dai Sindaci intenti a gustarsi la torta delle opere compensative. In una provincia che continua a piangere i morti di Casale Monferrato la puzza di ipocrisia sta diventando nauseabonda. […] questa volta non ci sarà bisogno di lunghi ed estenuanti processi per trovare un colpevole. Già li conosciamo e sono quelli che questa opera l’hanno voluta e la stanno costruendo nonostante la contrarietà delle popolazioni locali e nonostante si sapesse dall’inizio che realizzare l’opera avrebbe significato spargere amianto ovunque. Bisogna continuare a battersi, in gioco c’è la salute di noi tutti e quella dei nostri figli”.

Si legge sul blog NoTav Terzo Valico.

fermate terzo valico

Come scrive Legambiente Val Lemme e delle valli Scrivia e Polcevera, si ritengono “tutti i soggetti pubblici, in particolare i Sindaci, e i soggetti privati che sostengono il Terzo Valico, responsabili del rischio a cui sottopongono la salute dei cittadini e dei lavoratori delle province di Alessandria e Genova al solo fine di realizzare una costosissima infrastruttura inutile, per la quale non è mai stata provata l’utilità pubblica, non è mai stata presentata una seria analisi costi-benefici, non è mai stata indetta una gara d’appalto”.

Opere simili non hanno un senso, se non la sporca ripartizione degli introiti tra poche ripugnanti persone. Un po’ come la Terra dei Fuochi, per dirne una, tanto poi – e tra tanti anni – si ammalano gli altri.

Germana Carillo

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