Una vera e propria bomba ecologica in Basilicata. Centinaia di sacchi contenenti amianto sono stati ritrovati all'interno dello stabilimento ex Materit a Ferrandina
Una vera e propria bomba ecologica in Basilicata. Centinaia di sacchi contenenti amianto sono stati ritrovati all’interno dello stabilimento ex Materit a Ferrandina.
Per la prima volta dopo anni, le porte della fabbrica abbandonata sono state aperte e a entrare sono stati Caterina Dall’Olio e le telecamere del Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
Oltre 600 sacchi pieni di amianto tossico erano conservati all’interno dello stabilimento, con una superficie di 77mila metri quadri.
La fabbrica, situata nel comune della Val Basento, in Basilicata, tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, produceva manufatti in amianto. Grazie all’inchiesta portata avanti da Caterina Dall’Olio, è stato scoperto che al suo interno potevano essere presenti ancora residui di amianto. E la scoperta lo ha purtroppo confermato: numerosi sacchi pieni di amianto soprattutto allo stato friabile, il più nocivo e mortale, sono stati filmati dalle telecamere.
“È la prima volta che qui entra una telecamera – ha detto il vicesindaco di Ferrandina, Maria Murante, entrando anch’essa per la prima volta nello stabilimento insieme alle telecamere del Tg2000 – devo dire che sono impressionanti, non li avevo mai visti. Quei sacchi dovrebbero essere sicuri. Alcuni pastori hanno rotto le recinzioni per far pascolare le proprie pecore all’interno dell’area contaminata andando così a intaccare tutto il ciclo alimentare. Qualcuno sostiene anche che ci possano essere delle lastre di amianto sotto il terreno. Ma è un’ ipotesi su cui nessuno ha mai fatto una verifica”.
Le immagini girate con un drone hanno mostrato anche che da alcuni sacchi, teoricamente sigillati, fuoriusciva della polvere di amianto. A poco sono serviti i sigilli visto che la ex Materit confina con il fiume Basento che sfocia nel Mar Ionio.
Anche il sindaco di Ferrandina, Gennaro Martoccia, non ha nascosto le proprie paure per la salute della popolazione. Molti cittadini infatti sono stati colpiti da tumore causato proprio dall’amianto.
“Non mi sento assolutamente tranquillo. La comunità e le aziende circostanti oggi non sono al sicuro. La responsabilità della bonifica ce l’ha la Regione che d’accordo con il ministero deve fare la bonifica”.
Secondo un accordo tra Regione e Ministero dell’Ambiente nel 2013, la Basilicata ha a disposizione circa 3,5 milioni di euro per la bonifica di Materit. Purtroppo è tutto fermo visto che la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori è stata invalidata con una sentenza dal Tar, confermata dal Consiglio di Stato, perché l’ azienda arrivata prima non era stata ritenuta idonea.
Il risultato è che oggi, a distanza di 40 anni, la polvere di amianto è ancora lì, pronta a uccidere.
I dati della strage di Amianto
Proprio nelle stesse ore della terribile scoperta lucana, a Roma veniva presentato “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia” firmato dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, che ha tracciato i dati della strage che, ogni anno, causa 6 mila morti nel nostro Paese e 107 mila nel mondo.
“L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie)” – ha spiegato Bonanni, che ha dettagliato le morti per patologia – “1.900 di Mesotelioma, 600 per Asbestosi (stima conforme a quella dell’INAIL)3.600 per Tumori polmonari (40.000 nuovi casi ogni anno in Italia, circa 33.000 decessi).
Affatto rassicuranti sono i dati relativi all’amianto ancora da bonificare in Italia: i dati rivelano che ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto compatto (di cui 36,5 milioni di metri quadrati di coperture – stima per difetto perché la mappatura è ancora in corso) e 8 milioni di tonnellate di amianto friabile. Altrettanto allarmanti il numero dei siti, 50.000 siti industriali rilevanti, 1 milione di siti contaminati, tra i quali edifici pubblici e privati, 40 siti di interesse nazionale tra i quali ce ne sono 10 che sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.); 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS – 31.05.2014).
Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).
LEGGI anche:
- Rifiuti speciali in aumento in Italia (ma anche il riciclo). Tutti i numeri dell’Ispra
- Ecco perché l’amianto è dannoso per l’uomo
Francesca Mancuso