Arriva puntuale come ogni anno il Rapporto Ambiente Italia di Legambiente sullo stato di salute, ambientale e non, del nostro Paese. Presentata a Roma, l'indagine per il 2010 fa il punto sulle sfide ambientali che le Regioni italiane hanno colto in questi primi mesi dell'anno in corso e di quelle che dovranno cogliere in futuro.
Arriva puntuale come ogni anno il di sullo stato di salute, ambientale e non, del nostro Paese. Presentata ieri a Roma, l’indagine per il 2010 fa il punto sulle sfide ambientali che le Regioni italiane hanno colto in questi primi mesi dell’anno in corso e di quelle che dovranno cogliere in futuro.
Tra i settori monitorati dall’associazione quello dell’energia, dei trasporti, dei rifiuti, dell’acqua, delle cave, del suolo, del dissesto idrogeologico e della biodiversità. Tutti comparti che, secondo quanto evidenziato da Legambiente, dovranno essere migliorati con il supporto delle singole Regioni: solo così si potranno infatti cogliere sul serio le sfide lanciate dalla tanto invocata Green economy e verrà dato nuovo impulso a tutto il processo di modernizzazione del Paese.
Ma veniamo ai dati emersi dall’indagine. Il quadro generale non è certamente dei più confortanti: l’immagine è infatti quella di un Paese con gravi problemi legati alla mobilità, alla legalità, alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. Esistono però anche alcuni dati positivi che però, pur facendo ben sperare per il futuro, evidenziano l’incapacità del nostro Paese di “fare sistema“ e di canalizzare gli sforzi dei singoli in obiettivi comuni.
In questa prospettiva uno dei dati che maggiormente colpisce è quello che pone l’Italia al terzo posto in Europa per quantitativo di emissioni di Co2 immesse nell’atmosfera con un incremento lordo delle stesse, rispetto al 1990, pari al 7,1%. Un dato questo che non sorprende affatto che si pensa che il nostro Paese è il primo, nell’Unione europea, per numero di automobili pro capite (i mezzi privati coprendo circa l’82% della domanda di trasporto terrestre) e la mole vertiginosa di merci che ogni giorno viaggiano lungo la Penisola.
Tra i dati positivi c’è l’attenzione che il nostro Paese riconosce al suo patrimonio naturale: il 10,3 del territorio è infatti dedicato alle aree protette (parchi nazionali, regionali, sic, ecc.). Ma anche questo aspetto mostra dei profondi limiti di gestione: ogni anno vengono infatti ridotte le risorse destinate a queste aree. In particolare, sono i parchi nazionali i più vulnerabili: ricevono infatti il 25% in meno di stanziamenti pubblici rispetto al 2001. Ma non è tutto. Anche la tassazione ambientale è insufficiente: composta per il 77% da tasse energetiche (soprattutto accise petrolifere), manca di imposte specificatamente riferibili al consumo delle risorse ambientali.
Stanno però crescendo, anche se di poco, le piste ciclabili protette e non protette nei capoluoghi di Provincia (sono circa 2.840 km nel 2008 erano circa 2500 l’anno precedente) ed è in aumento la produzione agricoltura biologica, con 1.150.253 ettari di superficie biologica o in conversione (erano 1.148.162 nel 2006). Continuano inoltre a salire i sistemi di gestione ambientale: le certificazioni Iso 14001 infatti, passano dalle 12.057 del 2007 alle 12.922 del 2008.
Analizzate singolarmente, le Regioni evidenziano il divario esistente tra Nord e Sud del Paese: il Pil pro capite è sempre molto più alto nelle Regioni del Nord, con la Valle d’Aosta in testa (33.683 euro), seguita dalla Lombardia (33.474), dal Trentino Alto Adige (32.515) e dall’Emilia Romagna (32.165). Chiude la classifica la Campania con 16.864 euro, preceduta dalla Calabria con 17.004, dalla Sicilia (17.429) e dalla Puglia (17.513 euro).
In tema di rifiuti, la raccolta differenziata è ormai una pratica consolidata in Trentino Alto Adige (53,4%), Veneto (51,4%), Piemonte (44,8%) e Lombardia (44,5). Una situazione di stallo invece viene evidenziata al Sud: in particolare in Molise (4,8%), Sicilia 86,1%), Basilicata (8,1%), Puglia (8,9) e Calabria (9,1%).
“Sono proprio le Regioni, che oggi hanno competenze rilevanti e spesso esclusive in materie delicatissime ad avere la responsabilità di trovare le risposte più efficaci per uscire da questa situazione” – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, nel comunicato di presentazione del Rapporto. “La sfida che proponiamo ai candidati governatori – ha continuato – è di cogliere le opportunità che la crisi climatica e la crisi economica ci propongono, dimostrando l’esaurimento del vecchio modello di sviluppo e la necessità di fare della Green economy e della qualità dei territori italiani il punto di forza per rilanciare il Paese”. Il presidente passa poi alle proposte ben precise: “spingere le fonti rinnovabili, far crescere la mobilità pendolare sui treni, migliorare la gestione e il recupero di acqua e rifiuti, ridurre il prelievo e l’impatto delle cave, valorizzare il sistema dei parchi, fermare il dissesto idrogeologico. Per farlo, indichiamo strategie chiare e concretamente realizzabili spiegando anche dove andare a reperire le risorse“.
Insomma secondo Legambiente spetta alle Regioni il compito di premere sull’acceleratore del cambiamento spingendo così il Paese verso l’innovazione e l’ammodernamento ma con un occhio rivolto sempre al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente.