Le forti piogge che colpiscono lo Yemen hanno fatto crollare alcune case di Sanaa patrimonio dell'Unesco e messo in difficoltà le famiglie
Le case nella Città Vecchia di Sana’a, Patrimonio dell’Umanità Unesco, stanno crollando a causa delle forti piogge. Inondazioni e tempeste si susseguono da aprile in un paese già sconvolto dalla guerra, dalla scarsità di cibo e dalle malattie.
Le caratteristiche case in mattoni di fango marroni e bianchi dei quartieri storici di Sana’a, che risalgono all’XI secolo, già minacciate dall’incuria e dalla guerra, ora stanno seriamente rischiando di scomparire per sempre.
Le forti piogge che stanno colpendo lo Yemen ormai da mesi hanno danneggiato già moltissime case. Come ha raccontato Muhammad Ali al-Talhi alla Reuters, la sua casa è parzialmente crollata venerdì durante l’ennesima pioggia che ha colpito Sana’a. La famiglia che la abitava (tra cui sei donne e sei bambini) è rimasta ora senza un tetto.
Le piogge eccezionalmente abbondanti di quest’anno, iniziate a metà aprile, si sono aggiunte a quella che l’ONU descrive come la peggiore crisi umanitaria del mondo. Cinque anni di guerra hanno ucciso più di 100.000 persone e lasciato l’80% della popolazione dipendente dagli aiuti.
Inoltre, oltre al coronavirus che si ritiene si diffonda in gran parte inosservato, le forti piogge hanno diffuso malattie come il colera, la febbre dengue e la malaria. Senza contare che poi gli alluvioni già di per sé hanno già provocato almeno 130 morti.
Le autorità di Sana’a, controllata dai ribelli, hanno chiesto aiuto all’Unesco per salvare il patrimonio della città e fatto sapere che circa 111 abitazioni sono crollate parzialmente o completamente nelle ultime settimane.
Come ha raccontato alla Reuters, Adel San’ani:
“Le famiglie non hanno rifugio. Una banca locale ha lanciato una campagna e sta distribuendo teloni di plastica da utilizzare come sostituti d’emergenza dei tetti”.
Ci mancavano solo gli alluvioni a rendere ancora più drammatica la vita di un popolo che già da troppo tempo sta soffrendo a causa della guerra.
Fonte: Reuters / BBC / Aljazeera
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