Allarme maltempo al Nord Italia. La situazione continua ad essere drammatica soprattutto in Piemonte.
Allarme maltempo al Nord Italia. La situazione continua ad essere drammatica soprattutto in Piemonte dove, nel cuneese, è esondato il fiume Tanaro, ma gravi disagi ci sono anche sono in Liguria, in Lombardia e dalla Valle d’Aosta fino alla Toscana.
Dopo l’emergenza di ieri sera, ovviamente non si è fermato il terrore dei cittadini di quelle zone: il Tanaro è tornato a salire anche ad Alba e nei suoi pressi. A Torino fa preoccupare il Po, salito un metro sopra il livello di pericolo, e alcuni suoi affluenti, mentre il torrente Bormida ha superato il livello di guardia nella zona dell’alessandrino.
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l governatore della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha detto chiesto lo stato d’emergenza, così come anche la Regione Liguria.
Terribili le testimonianze che sono arrivate dai nostri lettori, come questa che ci ha mandato Elisa Durigon:
“Vivo a Priola, a 5km da Garessio (ponte sommerso, piloni e ringhiere non ci sono più da oggi pomeriggio). Siamo tutti isolati.. tra frane ed esondazioni.. i danni si conteranno solo dopo.. per ora però sono già tanti… Danni a persone spero di no, anche perché non riusciamo a contattare mio fratello e mio padre, isolati in un paese poco distante…”
Disastri idrogeologici annunciati? Sì, ancora una volta sì!
E, in più, secondo Legambiente c’è una grave inadempienza da parte dei sindaci, sia in termini di azioni per la prevenzione del rischio sia nella gestione delle emergenze. “Una situazione critica dovuta da un lato ai fenomeni meteorologici persistenti, ma soprattutto agli sforzi ancora inadeguati sul fronte della prevenzione del rischio idrogeologico – dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.
Secondo i dati che emergono da Ecosistema Rischio, il dossier annuale di Legambiente, in Piemonte sono 1131 su 1206 i comuni con aree a rischio frana o alluvione, con punte del 99,2% nelle province di Cuneo e Asti, più di 87mila residenti in aree a pericolosità idraulica elevata e più di 220mila in aree a pericolosità media.
La legge 100 del 2012 ha stabilito per le amministrazioni comunali l’obbligo di adottare e aggiornare un piano d’emergenza entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge stessa. Ma ad oggi Legambiente rileva grazie alla collaborazione del Settore di Protezione Civile della Regione Piemonte, che ha messo a disposizione i dati presenti nel proprio archivio, che sono ancora 102 i comuni del Piemonte che non si sono mai dotati di un piano di emergenza e ben 310 quelli che hanno piani non adeguati perché precedenti al 2004, anno in cui il Settore di Protezione Civile ha redatto un regolamento e relative linee guida per la programmazione e pianificazione dei piani di emergenza.
Non solo inadempienze, ma anche cambiamenti climatici di cui nessuno vuole accorgersi
Proprio così perché, e lo conferma Coldiretti, a gonfiare i corsi d’acqua e a provocare l’instabilità idrogeologica ha contribuito il consumo di suolo sul quale si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti su un terreno reso più fragile dalla cementificazione e dell’abbandono delle aree marginali.
Oggi – precisa la Coldiretti – 7 milioni di cittadini italiani si trovano in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni: una situazione cui va certamente collegato il modello di sviluppo sbagliato che ha tagliato in Italia del 15% delle campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata determinanti nel mitigare il rischio idrogeologico. Ogni giorno, viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio che vengono abbandonati o occupati dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell’acqua.
Emendamento #SALVAILSUOLO e la petizione
La Commissione Bilancio della Camera ha approvato l’emendamento #salvailsuolo alla Legge di Bilancio dello Stato, avanzato e sostenuto da FAI-Fondo Ambiente Italiano, Coldiretti, ACLI, INU-Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, LIPU, Slow Food Italia e WWF, tutte organizzazioni che partecipano alla coalizione #Salvailsuolo per la promozione di una direttiva europea.
Con questa azione, il Parlamento ha affermato che le entrate derivanti dalle concessioni e dalle sanzioni edilizie potranno essere utilizzate dai Comuni – dal 2018 – solo per interventi di riqualificazione urbanistica e ambientale del loro territorio e per la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico.
Si cancella così definitivamente il comma 8 dell’articolo 2 della legge del 24 dicembre del 2007, che autorizzava l’uso di questi proventi per coprire la spesa corrente dei Comuni impoveriti da progressivi drastici tagli. I Comuni avranno così a disposizione queste risorse per intervenire sulla riqualificazione e sulla cura e messa in sicurezza dei loro territori.
La coalizione #salvailsuolo è impegnata nella petizione People4soil, iniziativa dei Cittadini Europei a sostegno della proposta di una direttiva comunitaria per la tutela del suolo: tutti potete firmare dal sito www.salvailsuolo.it. Una petizione per ottenere una legislazione specifica per tutelare il suolo a beneficio delle generazioni presenti e futur
Germana Carillo
Foto: Anna Tita Gallo per greenMe.it