Il manzo brasiliano continua a minacciare la salute della più grande foresta pluviale del mondo

Gli allevamenti in Brasile causano deforestazione in Amazzonia: in seguito all'accordo UE-Mercosur la perdita di foresta potrebbe aumentare ulteriormente

A causa della crescente domanda di carne bovina nel mondo, in Amazzonia si continua a disboscare a ritmi insostenibili, per consentire il pascolo agli animali. Gli allevatori distruggono ogni anno migliaia di metri quadrati di foresta pluviale, nonostante i divieti e le multe. La perdita di foresta potrebbe peggiorare ulteriormente, in seguito all’accordo commerciale firmato tra Europa e paesi del Mercosur.

L’industria della carne e la deforestazione dell’Amazzonia

Il Brasile ospita circa il 60% della foresta amazzonica, probabilmente la nostra migliore arma contro il riscaldamento globale. Il Brasile è anche il più grande produttore di carne bovina: solo l’anno scorso ha esportato 1,64 milioni di tonnellate di manzo in tutto il mondo.

Da un’inchiesta del Guardian effettuata insieme al Reporter Brasil e del Bureau of Investigative Journalism è emersa una chiara relazione tra la domanda internazionale di carne di manzo e la deforestazione in Amazzonia. Qui infatti, le aziende che producono e vendono carne bovina tagliano alberi illegalmente per permettere agli animali di pascolare.

L’agenzia ambientalista brasiliana Ibama ha vietato alle aziende agricole l’utilizzo di alcune terre per il pascolo, ma tale divieto non viene rispettato. In Amazzonia esistono infatti aree in cui non è possibile far pascolare gli animali: tale divieto è imposto sia per punire violazioni ambientali commesse dagli allevatori che deforestano per poter allevare gli animali sia per consentire alla terra di riprendesi.

Le aziende che allevano animali però, non rispettano i divieti e continuano imperterriti la propria attività. La fattoria Lagoa do Triunfo, ad esempio, possiede ben 145mila ettari di terreni in questa zona e fornisce bestiame al più grande fornitore di carni di manzo a livello mondiale. Tra il 2010 e il 2013 in almeno dodici appezzamenti di proprietà della fattoria è stato vietato il pascolo del bestiame,  divieto che non è stato rispettato. Ibama ha multato la fattoria Lagoa do Triunfo per oltre 18 milioni di dollari per aver deforestato aree protette.

La causa principale della deforestazione in Amazzonia è la crescente domanda della carne bovina, che viene esportata in tutto il mondo, Europa inclusa. In Amazzonia vengono abbattuti quasi seimila chilometri quadrati ogni anno per fare posto a pascoli da utilizzare per l’allevamento del bestiame.

Il disastro è destinato ad aumentare a causa delle politiche del governo di Bolsonaro e non solo: è di pochi giorni fa la notizia dell’approvazione di un nuovo accordo firmato la scorsa settimana tra l’Europa e i paesi del Mercosur (Brasile, Uruguay, Paraguay e Argentina) che consentirà l’immissione di 99mila tonnellate di carne sudamericana a basso costo sul mercato europeo.

La deforestazione in Amazzonia è aumentata dell’88% in giugno

La deforestazione della foresta pluviale amazzonica in Brasile è aumentata oltre l’88% a giugno rispetto allo stesso mese dello scorso anno, con una perdita stimata di 920 chilometri quadrati di area verde, secondo i dati dell’agenzia spaziale brasiliana. È l’effetto devastante delle politiche cieche e anti ambientaliste adottate dal governo Bolsonaro.

Il Presidente brasiliano ha da sempre considerato la foresta pluviale per il suo potenziale economico per il paese, ignorandone l’importanza come ambiente naturale da tutelare.

Bolsonaro incoraggia minatori, agricoltori, allevatori e commercianti di legna a proseguire nel disboscamento della foresta per i propri interessi, diminuendo i controlli e ostacolando gli sforzi di tutti coloro che cercano di arginare il disastro ambientale in atto. Il governo brasiliano ha infatti tagliato importanti fondi all’Istituto brasiliano per l’ambiente Ibama e l’agenzia si è vista costretta a diminuire gli interventi di controllo e protezione della foresta da quando Bolsonaro ha prestato giuramento.

Alcuni leader europei tra cui Emmanuel Macron e Angela Merkel si sono detti preoccupati per l’erosione della foresta Amazzonica e per la mancanza di politiche a protezione del più grande polmone verde del pianeta. Questo però non ha impedito all’Europa di firmare l’accordo con i paesi del Mercosur, un’intesa commerciale che porterà a deforestare ancora di più l’Amazzonia per interessi economici.

Il nuovo accordo UE-Mercosur aumenterà la deforestazione in Amazzonia

Già prima del nuovo accordo commerciale, i consumatori di carne in Gran Bretagna erano indirettamente responsabili dell’equivalente di 500 campi di calcio di terreni utilizzati in Brasile. L’Italia – il più grande consumatore di carne bovina brasiliana – ne consuma circa quattro volte di più. A causa del nuovo accordo commerciale questi numeri già impressionanti saranno destinati ad aumentare, nonostante i leader europei minimizzino l’impatto ambientale dell’alleanza.

L’accordo commerciale UE-Mercosur renderà infatti più economico per gli agricoltori sudamericani esportare carne bovina in Europa; in cambio, le imprese europee avranno maggiore accesso ai mercati sudamericani per esportate auto, vino e formaggi.

La più grande foresta pluviale del mondo è fonte globale di ossigeno, sequestra gas serra dall’atmosfera ed è scrigno di biodiversità. Non rendersi conto dell’importanza della foresta Amazzonica e anteporre gli interessi economici a quelli ambientali potrà solo rivelarsi disastroso per la nostra specie.

La deforestazione in Amazzonia dovrebbe essere al centro delle nostre preoccupazioni e non un bene di scambio per prodotti tipici e ricambi auto.

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Tatiana Maselli

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