Ancora un triste record per i gas serra. Nella corsa folle ad avvelenare il pianeta, il 2014 ha guadagnato un nuovo risultato storico. Purtroppo la quantità di gas a effetto serra nell'atmosfera ha raggiunto un altro nuovo record nel 2014, proseguendo una crescita inarrestabile che alimenta i cambiamenti climatici e che renderà il pianeta più pericoloso e inospitale per le generazioni future. A lanciare l'allarme è stata la WMO, l'Organizzazione Meteorologica Mondiale attraverso il suo Bollettino dei gas serra
Ancora un triste record per i gas serra. Nella corsa folle ad avvelenare il pianeta, il 2014 ha guadagnato un nuovo risultato storico. Purtroppo la quantità di gas a effetto serra nell’atmosfera ha raggiunto un altro nuovo record, proseguendo una crescita inarrestabile che alimenta i cambiamenti climatici e che renderà il pianeta più pericoloso e inospitale per le generazioni future. A lanciare l’allarme è stata la WMO, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale attraverso il suo Bollettino dei gas serra.
Secondo l’analisi, tra il 1990 e il 2014 c’è stato un aumento del 36% dell’effetto di riscaldamento sul clima a causa di gas serra come biossido di carbonio (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) derivanti principalmente da attività industriali, agricole e domestiche.
Le concentrazioni atmosferiche di CO2 – il gas serra più temibile e longevo – hanno raggiunto 397,7 parti per milione (ppm) nel 2014. Le concentrazioni di CO2 dell’emisfero boreale hanno varcato il livello significativo di 400 ppm nella primavera del 2014, quando la CO2 è più abbondante. Nella primavera del 2015, la concentrazione media globale di CO2 ha di gran lunga superato la barriera di 400 ppm.
Il metano è il secondo più importante gas a effetto serra duro a morire. Circa il 40% del metano viene emesso nell’atmosfera da fonti naturali ma il 60% proviene da attività umane, quali allevamento di bestiame, agricoltura, sfruttamento dei combustibili fossili, discariche. Il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo massimo di circa 1833 parti per miliardo (ppb) nel 2014 ed è ora al 254% del livello pre-industriale.
Il protossido di azoto (N2O) viene emesso in atmosfera sia naturalmente (circa il 60%) che per mano dell’uomo (circa il 40%), con la combustione della biomassa, l’uso di fertilizzanti e vari processi industriali. La sua concentrazione atmosferica nel 2014 era di circa 327,1 parti per miliardo, il 121% in più rispetto ai livelli pre-industriali. Essa gioca un ruolo importante nella distruzione dello strato di ozono stratosferico che ci protegge dai raggi ultravioletti nocivi del sole.
“Ogni anno riportiamo un nuovo record per le concentrazioni di gas serra”, ha detto il segretario generale WMO Michel Jarraud. “Ogni anno si dice che il tempo stia per scadere. Dobbiamo agire ora per ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra se vogliamo avere la possibilità di mantenere l’aumento delle temperature a livelli gestibili”.
Spiega l’esperto che la CO2 è una minaccia invisibile ma molto reale che si manifesta con temperature globali più elevate, eventi meteorologici estremi come ondate di calore e inondazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare e una maggiore acidità degli oceani.
“Questo sta accadendo ora e ci stiamo muovendo in un territorio inesplorato a una velocità spaventosa”, ha detto.
Rispondere a questa vera e propria emergenza è ancora possibile. Tra poche settimane – dal 30 novembre all’11 dicembre – i grandi della Terra si ritroveranno a Parigi per la COP21, la conferenza Onu sui cambiamenti climatici. In quei giorni lavoreranno insieme per raggiungere un accordo che riesca a mantenere l’aumento globale delle temperature al di sotto dei 2° al 2050.
Tutti gli occhi saranno puntati su Parigi, con la speranza che la conferenza non si concluda, come già accaduto in passato, con un buco nell’acqua.
Francesca Mancuso
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