L'Artico ancora una volta nel mirino delle compagnie petrolifere. Due aziende di nativi dell'Alaska e una società che si occupa di servizi petroliferi hanno chiesto congiuntamente all'amministrazione Trump di iniziare i test sismici sull'incontaminata pianura costiera dell'Arctic National Wildlife Refuge
L’Artico ancora una volta nel mirino delle compagnie petrolifere. Due aziende di nativi dell’Alaska e una società che si occupa di servizi petroliferi hanno chiesto congiuntamente all’amministrazione Trump di iniziare i test sismici sull’incontaminata pianura costiera dell’Arctic National Wildlife Refuge.
Un luogo che potrebbe nascondere del petrolio. A rivelarlo è stato il Washington Post, secondo cui si tratta della prima di richiesta di permesso di questo tipo da quando il Congresso e Trump hanno dato il via libera alla perforazione di petrolio e gas nell’Arctic National Wildlife Refuge in Alaska.
Si tratta della Arctic Slope Regional Corporation e della Kaktovik Iñupiat Corporation, che hanno richiesto il permesso per iniziare il rilevamento sismico. Le indagini rivelerebbero le aree più ricche di petrolio e le migliori da perforare. Le società vorrebbero iniziare i test già quest’inverno con due squadre formate da 150 persone.
Nonostante abbiano promesso che l’intero processo sarà “rispettoso dell’ambiente”, i documenti trapelati, secondo quanto riportato dal Washington Post, non hanno convinto il Fish and Wildlife Service che ha già respinto il piano iniziale considerandolo “non adeguato”, e rilevando la “mancanza di dettagli applicabili per una corretta revisione dell’agenzia” riguardo agli studi sull’impatto dei test sulla fauna selvatica e sull’ambiente.
L’area che le aziende vogliono esplorare comprendono anche le zone in cui vivono le renne o caribù, fondamentali per la vita delle popolazioni native delle Prime Nazioni. Inoltre, è anche un santuario del popolo Gwich’in.
L’esplorazione petrolifera di questa vasta area selvaggia dell’Alaska, la cui pianura costiera ospita orsi polari in inverno, istrici e centinaia di specie di uccelli migratori in estate, ha suscitato un acceso dibattito negli ultimi 40 anni. Non ci sono state perforazioni da quando è diventato un’area protetta nel 1980 e non è stata condotta alcuna indagine sismica.
Qualora arrivasse il via libera da parte delle autorità Usa, le indagini verrebbero svolte con veicoli speciali dotati di pistoni di grandi dimensioni o altre attrezzature in grado di creare vibrazioni simili a quelle causate dalla dinamite.
“L’apertura della pianura costiera dell’Artic National Wildlife Refuge allo sviluppo di petrolio e gas porterà posti di lavoro necessari nella comunità di Kaktovik e nelle altre nostre comunità e nello Stato, contribuendo allo stesso tempo a garantire il futuro energetico dell’America” sono le parole dell’Arctic Slope Regional Corp . “Può essere fatto in modo responsabile, e ASRC si aspetta che il processo proceda”.
Il gruppo spera di iniziare il lavoro il 10 dicembre sull’intera area e sulle terre private appartenenti ai gruppi nativi dell’Alaska.
Purtroppo la spinta per estrarre il petrolio dall’Arctic National Wildlife Refuge sta andavo avanti rapidamente: ad aprile, il Bureau of Land Management, sotto il quale si trova il Fish and Wildlife Service, ha aperto un periodo di commenti pubblici per aiutare a preparare la Dichiarazione di impatto ambientale per ogni potenziale perforazione. L’ufficio non ha dato alcuna indicazione sul fatto che le aziende potrebbero iniziare ad avviare così presto, già dal prossimo inverno, i test sismici per trovare giacimenti di petrolio e gas attraverso le onde sonore sotterranee.
Una prospettiva a dir poco inquietante, considerando anche il fatto che l’amministrazione Trump ha mostrato evidenti segni di apertura verso la ricerca e lo sfruttamento delle risorse petrolifere dell’Artico.
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Francesca Mancuso