La pratica agricola della "vite ad alberello" dello Zibibbo di Pantelleria è stata ammessa tra i beni culturali immateriali dell'Umanità
Pantelleria: i giardini arabi, i muri a secco e i terrazzamenti. E poi c’è l’inconfondibile vite dello Zibibbo, ora patrimonio dell’Unesco. La pratica agricola della “vite ad alberello” è stata infatti ammessa tra i beni culturali immateriali dell’Umanità.
La tradizionale pratica della coltivazione del vigneto ad alberello è trasmessa da generazioni tra le famiglie di viticoltori e agricoltori della meravigliosa isola mediterranea di Pantelleria. Circa 5mila residenti di questo fazzoletto di terra si dedicano ogni giorno alla coltivazione secondo metodi sostenibili. La tecnica ha diversi passaggi: il terreno viene dapprima livellato, poi vi si scavano delle buche profonde circa 20 centimetri dove saranno piantate le vigne. Il ramo principale della vite viene poi accuratamente tagliato per produrre sei rami e formare un vero e proprio cespuglio. Le uve vengono poi raccolte a mano dalla fine di luglio, tra riti e feste contadine.
“È un atteso riconoscimento al lavoro di intere generazioni di agricoltori che hanno realizzato nel tempo un territorio unico ed inimitabile di una bellezza straordinaria ma capace anche di esprimere produzioni da primato conosciute ed apprezzate in tutto il mondo”. È quanto ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel commentare il via libera all’iscrizione della vite ad alberello di uve Zibibbo nella Lista dei Patrimoni Culturali dell’Umanità.
La proposta avanzata dall’Italia, con un dossier coordinato dal professor Pier Luigi Petrillo con il supporto del comune di Pantelleria e degli agricoltori panteschi, è stata votata all’unanimità dai 161 paesi membri dell’Unesco durante la riunione del 24 novembre a Parigi. Soddisfatto è il ministro Maurizio Martina alle Politiche agricole, che dice: “È la prima volta che una pratica agricola consegue questo autorevole riconoscimento. La notizia mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Questa iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli”.
La candidatura della vite ad alberello è stata avviata nel 2010 e il 30 marzo 2013 è stata designata unica candidatura italiana per la lista del Patrimonio culturale immateriale. La vite ad alberello è il sesto bene italiano di questo tipo. Gli altri cinque sono il Canto a tenore sardo (2008), l’Opera dei Pupi siciliani (2008), la Dieta mediterranea (2010), i Saperi e il saper fare liutario della tradizione cremonese (2012) , le Celebrazioni delle grandi macchine a spalla (2013) e i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe Roero e Monferrato nel giugno 2014. Manca l’arte della pizza napoletana, nel 2010 ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea (la Coldiretti collabora alla petizione lanciata sulla piattaforma Change.org insieme all’Associazione Pizzaioli Napoletani e alla fondazione UniVerde).
Germana Carillo
Foto: ansa.it
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