Cresce negli Stati Uniti un nuovo allarme per il contenuto di arsenico negli alimenti, riguardo al quale non esisterebbero al momento limiti di legge sufficientemente chiari. Si teme in particolare per una delle coltivazioni che costituiscono la base dell’alimentazione della popolazione statunitense oltre che mondiale: il riso. Esso conterrebbe con elevata frequenza quantità differenti di arsenico inorganico, ritenuto potenzialmente cancerogeno e nocivo per l’uomo.
Cresce negli Stati Uniti un nuovo allarme per il contenuto di arsenico negli alimenti, riguardo al quale non esisterebbero al momento limiti di legge sufficientemente chiari. Si teme in particolare per una delle coltivazioni che costituiscono la base dell’alimentazione della popolazione statunitense oltre che internazionale: il riso. Esso conterrebbe con elevata frequenza quantità differenti di arsenico inorganico, ritenuto potenzialmente cancerogeno e nocivo per l’uomo.
Le preoccupazioni riguardanti il riso sono sorte a seguito di uno studio condotto da parte della “Consumers Union” statunitense, che si è occupata di prendere in esame oltre 200 varietà di prodotti a base di riso presenti sul mercato statunitense, sia provenienti da agricoltura intensiva che da agricoltura biologica. Dalle analisi è emerso come una parte di esse contenesse arsenico e come in alcuni casi esso fosse presente in quantità sospette.
L’associazione statunitense per la difesa dei consumatori si è rivolta sia alle marche più comunemente presenti in commercio, sia ai prodotti ufficialmente dedicati ai celiaci, sia alle confezioni di riso biologico. Sono stati presi in considerazione anche prodotti contenenti riso o derivati da esso, come la pasta di riso, i fiocchi di riso per la colazione, i prodotti per neonati, bevande di riso, compreso il latte vegetale, aceto di riso e altro ancora, come riportato all’interno di una lista completa, comprendente marchi, nomi dei prodotti e quantità di arsenico inorganico rilevate, accompagnate, quando possibile, dalla segnalazione d’origine di ciascun prodotto.
Stati Uniti e Canada si classificano come le aree geografiche nelle quali viene prodotto e commercializzato riso contenente quantità di arsenico considerate preoccupanti. Gli esperti si sono occupati di indagare le cause della presenza di arsenico, imputandole principalmente ai metodi di coltivazione adottati da parte dell’agricoltura intensiva, con particolare riferimento ai decenni passati, periodo in cui venivano utilizzati pesticidi contenenti arsenico, le cui tracce sarebbero però rimaste nei terreni impiegati per la coltivazione del riso, ancora più a rischio per l’assorbimento di tale sostanza per via dei metodi utilizzati per la sua produzione, tramite un’ abbondante irrigazione delle risaie.
L’accumulo di arsenico nell’organismo è ritenuto responsabile della comparsa di diverse tipologie di tumore e di problemi di sviluppo per il feto nel corso della gravidanza. Attualmente alcune tipologie di erbicidi contenenti arsenico sarebbero utilizzate negli Stati Uniti in agricoltura, il cui contenuto va a sommarsi alla presenza più o meno naturale di arsenico nelle acque di irrigazione e nei terreni coltivati, che in alcuni casi potrebbero essere stati concimati con fertilizzante organico proveniente da animali, come le galline, a cui sia stato somministrato dell’arsenico come promotore della crescita. I consumatori statunitensi sono dunque in attesa che possa essere fissato un nuovo limite federale per la presenza di arsenico nel riso, in modo tale che i prodotti fuorilegge possano essere banditi dal mercato, a tutela della salute di tutti i cittadini.
Grazie all’allarme statunitense, anche in Italia la soglia di preoccupazione rispetto all’arsenico nell’acqua potabile e d’irrigazione si è innalzata negli ultimi giorni. I medici appartenenti Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde Italia) sono intervenuti per mettere in guardia autorità e cittadini dall’accumulo di arsenico nell’organismo attraverso il consumo di acqua contaminata da esso. L’associazione chiede che il problema dell’arsenico nell’acqua potabile venga presto risolto, in quanto tale sostanza è considerata responsabile dell’insorgere di patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, disturbi riproduttivi e respiratori, oltre che di lesioni cutanee.
I dati riportati da Ispels indicano Lombardia, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Trentino come le regioni maggiormente interessate dalla presenza di concentrazioni anomale di arsenico nelle acque negli anni passati. Nei mesi scorsi la presenza di arsenico nell’acqua potabile ha costituito un problema spinoso per 112 comuni italiani, circostanza che dovrebbe spingere tutto il Paese ad interrogarsi sull’effettiva qualità dell’acqua utilizzata per dissetarci, per cucinare, oltre che per la coltivazione di ciò che diventerà il nostro cibo.
E per quanto riguarda il riso? In questo caso in Italia non si parla di arsenico, ma di un’altra sostanza ritenuta potenzialmente nociva: il piombo. In Germania un lotto di riso prodotto in Italia è stato bloccato negli scorsi giorni poiché contenente piombo in quantità eccessive con un quantitativo di 0,49 milligrammi per ogni chilogrammo di prodotto. Nella segnalazione ufficiale, avvenuta attraverso il bollettino settimanale del RASSF, che si occupa di porre in allerta la Comunità Europea sui prodotti non a norma, non erano presenti marchi o nomi dei produttori del riso ritirato, ma unicamente la provenienza italiana. Per porci al riparo da simili contaminazioni suggeriamo di rivolgerci a produttori di fiducia di riso biologico, che coltivino su terreni sicuri, senza l’impiego di pesticidi o fertilizzanti e prendendosi cura di salvaguardare il prodotto da ogni tipo di contaminazione dannosa.
Marta Albè