Come stiamo messi in Italia con il biologico? I dati del rapporto Bio in cifre, presentato oggi a Bracciano, indicano un incremento del 4,5% della Sau biologica sul 2022. Ma c'è da fare ancora molto
Buone notizie dal fronte agricolo: crescono in Italia le superfici investite a biologico, con un incremento del 4,5% della Sau (superficie agricola utilizzata) biologica sul 2022, così come il numero di operatori coinvolti (produttori, trasformatori, importatori): sono i dati che emergono dal rapporto Bio in cifre di ISMEA, alla cui presentazione abbiamo assistito oggi a Bracciano in occasione del tradizionale “Appuntamento con il bio”.
Bene, ma non benissimo, però, se si considera che con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune e il cambiamento di alcune regole, le amministrazioni regionali hanno avuto non poche difficoltà, e che l’inasprimento dei costi di produzione protrattosi nel 2023 ha accentuato la dipendenza dai sussidi pubblici, in un contesto in cui si sono susseguiti eventi climatici catastrofici in parecchie aree del Paese, rendendo le operazioni in campagna, soprattutto per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica.
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Il bilancio del 2023 restituisce comunque un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, come si evince dal report, che con 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della Sau nazionale, riduce ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato, entro il 2030, dalla Strategia Farm to Fork.
A cosa si deve queste traguardo?
Dalle norme, dicono i relatori: con il Decreto-Legge n.59 del 2021 “Misure urgenti relative al Fondo complementare al PNRR” alle produzioni biologiche sono state destinate il 25% delle risorse allocate per gli anni dal 2021 al 2026 per i contratti di filiera e distrettuali dell’agroalimentare, per un ammontare complessivo di circa 300 milioni di euro: una dotazione importante per la realizzazione di progettualità complesse e integrate che negli anni a venire potrà avere significative ripercussioni sullo sviluppo del comparto.
Ad inizio del 2023 è stato inoltre approvato il Decreto che individua i requisiti e le condizioni per la costituzione e il riconoscimento dei distretti biologici e dei biodistretti. Dal 2024, infine, l’Italia si è dotata di un Piano d’Azione Nazionale per la produzione biologica (PANBio) in attuazione a quanto previsto dalla Legge Nazionale per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola con metodo biologico che il Governo italiano ha promulgato nel 2022.
Il report
Nel dettaglio, il rapporto Bio in cifre curato da ISMEA in collaborazione con il CIHEAM BARI nell’ambito del programma MASAF “Dimecobio”, evidenzia una Sau biologica prevalentemente orientata a seminativi (42,1%), seguita da:
- prati e pascoli (29,7%)
- colture permanenti (22,8%)
- ortaggi (2,5%)
La crescita delle superfici ha riguardato soprattutto prati e pascoli e colture industriali e foraggere, mentre hanno perso ettari le proteiche e le produzioni cerealicole. Crescono, anche se a ritmo minore, le ortive, in un’annata che ha invece confermato la superficie bio complessiva delle coltivazioni permanenti, nonostante le riduzioni di viti, agrumi e frutta fresca, compensate dagli incrementi di ulivi e frutta in guscio.
L’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio.
L’evoluzione più recente mostra, ma in pochi casi, situazioni anche in controtendenza, evidentemente dovute alle diverse politiche adottate delle amministrazioni regionali. Emblematico il caso della Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale.
Oltre alle superfici, inoltre, sono aumentati gli operatori, che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441 unità, 1.642 in più rispetto al 2022.
Infine, i consumi domestici di prodotti biologici, relativi soltanto canale della Gdo, hanno registrato un incremento del 5,2% sul 2022 (si tratta del tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto alla dinamica osservata per il carrello convenzionale.
Il biologico è centrale nelle ambizioni green dell’Europa e dell’Italia – ha concluso il presidente ISMEA Livio Proietti – e lo dimostra anche la pluralità di interventi normativi e di azioni strategiche che il nostro Paese ha riservato al settore, tra cui il Piano nazionale per la produzione biologica, varato quest’anno, e il decreto del 2023 che esalta il ruolo e l’importanza dei biodistretti, come quello del Lago di Bracciano e Martignano, di cui oggi abbiamo potuto apprezzare le qualità. Dopo anni difficili, dovuti soprattutto ai forti aumenti dei prezzi seguiti allo shock energetico del 2022, il settore deve adesso recuperare appeal agli occhi dei consumatori – ha aggiunto Proietti – oggi disorientati dai tanti prodotti che si fregiano di messaggi allusivi alla salute e alla sostenibilità, ma che a differenza del biologico, non sono sottoposti a rigidi controlli e a rigorose regole di produzione.
QUI trovi il rapporto completo.
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