Gomme naturali, atossiche, ecologiche e made in Italy? Sì, è possibile! Uno studio ENEA, pubblicato sulla rivista internazionale BMC Genomics, apre nuove prospettive per la produzione anche in Europa della gomma naturale, in alternativa al ben noto caucciù.
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Gomme naturali, atossiche, ecologiche e made in Italy? Sì, è possibile! Uno studio ENEA, pubblicato sulla rivista internazionale BMC Genomics, apre nuove prospettive per la produzione anche in Europa della gomma naturale, in alternativa al ben noto caucciù.
Il caucciù è una gomma naturale che deriva dalla lavorazione del lattice di un albero originario della foresta amazzonica, la Hevea brasiliensis. Ma ora i ricercatori del gruppo di Genomica del centro di Ricerca ENEA di Trisaia hanno individuato potenzialità interessanti nel taràssaco russo (Taraxacum kok-saghyz) quale alternativa all’albero della gomma, non coltivabile alle nostre latitudini e fortemente a rischio a causa di problematiche fitopatologiche.
“Per le sue caratteristiche fisiologiche e per l’altissima qualità della gomma prodotta a livello dell’apparato radicale, il tarassaco russo rappresenta una delle specie vegetali più valide e promettenti per la produzione di caucciù. Il nostro studio ha permesso di evidenziare numerosi geni coinvolti, direttamente e indirettamente, nella produzione e nell’accumulo di gomma nelle radici di questa pianta ”, spiega il ricercatore ENEA Paolo Facella, uno degli autori dello studio.
“Inoltre, il confronto tra esemplari di tarassaco russo ad alta e a bassa produzione di gomma ha dimostrato che la quantità sintetizzata è influenzata in maniera consistente dalla sintesi di altri metaboliti nella radice (come alcuni terpeni e fenilpropanoidi), che risultano essere in competizione con essa; intervenendo geneticamente sulla produzione di questi metaboliti, sarà quindi, possibile migliorare la resa in gomma naturale”, aggiunge Facella.
Usi del caucciù
Il caucciù attualmente viene utilizzato per confezionare i guanti chirurgici, i cateteri, i cerotti, le maschere per anestesia, i lacci emostatici, alcuni componenti delle siringhe, gli elastici degli apparecchi dentali, le protesi ortodontiche in gomma. Molti oggetti di uso comune contengono lattice: maschere subacquee, pinne, giocattoli di gomma, alcune tettarelle, palle, palloni e palloncini da gonfiare, gomme per cancellare.
Il tarassaco russo potrebbe essere utile per la realizzazione a chilometro zero di tutti questi oggetti. E con un’aumentata capacità produttiva di caucciù su larga scala, da utilizzare ad esempio nella produzione di pneumatici. Come avvenne prima dell’era della gomma di sintesi.
La gomma naturale Made in Italy
“In questa direzione si stanno muovendo anche alcuni colossi del settore, come ad esempio la Continental, che ha annunciato un progetto innovativo per avviare dal 2020 la produzione in Germania di tarassaco russo con radici della dimensione di una barbabietola. A livello scientifico è coinvolto l’Istituto Fraunhofer, mentre le coltivazioni sperimentali su campi-prova saranno affidate ad agricoltori bavaresi e sassoni”, conclude l’Enea.
Lo studio di questo tarassaco apre la strada alla valorizzazione di colture del nostro territorio. In particolare in Basilicata, dove il centro ricerche ENEA della Trisaia svolge un ruolo di collegamento tra le aziende e il mondo della ricerca, è un territorio particolarmente ricco di biodiversità agraria e rappresenta una fonte straordinaria di specie vegetali di notevole interesse per la produzione di composti ad alto valore aggiunto.
Gli pneumatici saranno prodotti con il tarassaco?
A quanto pare sì, e non è una novità. Già nel lontano 2003 la società olandese KeyGene, in collaborazione con la Kultevat, aveva ideato un sistema per trasformare la pianta del tarassaco in gomma, da impiegare per produrre pneumatici.
Anche la Ford attenziona da molti anni il tarassaco russo:
“Perché la gomma sintetica non è sostenibile, e il tarassaco è potenzialmente un’ottima alternativa naturale per i nostri prodotti”.
Roberta Ragni