“Il biologico è dannoso per il clima”, ma Syngenta “dimentica” di dire che i suoi pesticidi uccidono le api

Secondo il capo degli ogm Syngenta bisogna smettere "di coltivare bio altrimenti le persone in Africa muoiono di fame”. E rilancia un'agricoltura a base di pesticidi

“Il biologico è dannoso per il clima e usa troppo risorse del suolo”. Ne è convinto Erik Fyrwald a capo di Syngenta. ‘Dobbiamo smettere di coltivare bio altrimenti le persone in Africa muoiono’, continua il Ceo della multinazionale che però è il colosso degli ogm e dei pesticidi.

In un’intervista al quotidiano svizzero NZZ am Sonntag, Erik Fyrwald del gruppo svizzero Syngenta di cui abbiamo parlato più volte a proposito dei suoi pesticidi accusati di uccidere api e biodiversità, spiega che di fronta alla minaccia di una crisi alimentare globale alimentata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica per ottenere rese maggiori.

“Anche prima della guerra, i prezzi del mais, della soia e del grano erano aumentati a causa del Covid-19 e delle condizioni meteorologiche estreme. E ora arriva la guerra. L’Ucraina nutre 400 milioni di persone. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite copre il fabbisogno di 125 milioni, metà del grano proviene dall’Ucraina. Adesso non c’è più”, spiega Erik Fyrwald.

La soluzione secondo il Ceo, sarebbe quella di aumentare la produzione agricola classica e di ridurre il suolo coltivato in maniera biologica.

“Le rese dell’agricoltura biologica possono essere inferiori fino al 50% a seconda del prodotto, la conseguenza indiretta è che le persone muoiono di fame in Africa, perché stiamo mangiando sempre più prodotti biologici”, afferma Fyrwald.

Secondo l’amministratore delegato, il bio favorisce il consumo di terra perché richiede aree vaste, aumenta le emissioni di Co2 e danneggia anche il clima.

Un’analisi che però ricordiamolo è fatta dall’amministratore delegato di un gruppo agrochimico controllato dal gruppo statale cinese Chemchina dal 2017 che di fatto, produce semi ogm e pesticidi. Fyrwald però contesta l’accusa di opporsi all’agricoltura biologica solo per i propri interessi sostiene il suo concetto di “agricoltura rigenerativa” che riprende da quella biologica la rotazione delle colture e allo stesso tempo si basa “sull’uso mirato di pesticidi e OGM per aumentare le rese”.

Pesticidi prodotti dalla multinazionale svizzero cinese che da tempo, è al centro delle polemiche per il mais geneticamente modificato e che è stata trascinata in tribunale perché i querelanti dicono che l’introduzione del mais Viptera aveva abbassato il prezzo del mercato causando danni ingenti all’economia americana. Non dimentichiamo poi i contadini di via Campesina e le loro proteste contro gli esperimenti sugli ogm condotti da Syngenta.

Il caso italiano del biologico non sostenibile

Le parole di Fyrwald ne ricordano altre che in questi giorni hanno fatto discutere, quelle di Lamberto Frescobaldi, nuovo presidente dell’Unione italiana vini che in una prima uscita pubblica aveva dichiarato. “Biologico non vuol dire sostenibile. Non è neanche un primo step della sostenibilità perché in determinate condizioni i due termini possono addirittura essere in contrapposizione. Il biologico è superato dalla sostenibilità, serve una nuova certificazione”.

Immediata la replica dell’ AIAB: “Lamberto Frescobaldi non ha chiaro che gestire un’azienda con ‘metodo biologico’ significa adottare tutti i principi della sostenibilità e che non si può parlare di sostenibilità senza il metodo bio” e continua: “Ci pare che Frescobaldi contribuisca a fare confusione. L’oggetto della certificazione non è il prodotto bio ma il metodo con cui l’azienda produce ed è basato sulla conservazione o il ripristino dell’equilibrio dell’agroecosistema, preservando la biodiversità, la fertilità e la qualità dei suoli. Il biologico agisce in prevenzione, proprio per questo consente di fare a meno della chimica di sintesi, non solo nella difesa dai parassiti e dalle malattie, ma anche nel controllo della flora spontanea, trasformando le “malerbe” in preziose alleate. Lo stesso avviene anche nella fertilizzazione e in cantina, se parliamo di vino”.

Come spiega l’AIAB è proprio l’applicazione del metodo di coltivazione biologico che, lavorando sull’equilibrio pianta-suolo-ambiente, consente una maggiore resilienza e capacità di adattamento al cambiamento climatico, un minore uso della risorsa idrica e dell’impatto ambientale.

Fonte: NZZ am Sonntag bio /AIAB

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