L'ONU ha conferito proprio allo stato di Sikkim il “Future Policy”, un premio dedicato a coloro che “creano migliori condizioni per le generazioni presenti e future”.
Dall’India un insegnamento si come fare agroecologia: a Sikkim il premio Onu per le “politiche che guardano al futuro”
7 mila chilometri quadrati incastonati tra Cina, Nepal e Bhutan, Sikkim è quella parte piccola piccola di India che rappresenta la prima entità statale al mondo ad aver convertito il 100% della sua produzione agricola al biologico.
Proprio per questo le Nazioni Unite hanno conferito proprio allo stato di Sikkim il “Future Policy”, un premio dedicato a coloro che “creano migliori condizioni per le generazioni presenti e future”.
Il motivo? Questa regione nord-orientale nel cuore dell’Himalaya ha praticamente raggiunto una pietra miliare rivoluzionaria, dopo che è riuscita a convertire tutti e 66mila agricoltori alle pratiche agricole sostenibili. E non solo: oltre a educare i propri agricoltori sull’agroecologia, la politica dello stato ha attuato una graduale eliminazione di fertilizzanti chimici e pesticidi e un divieto totale di vendita e uso di pesticidi chimici.
Era il 2003 quando, visti gli effetti devastanti dell’agricoltura industriale, l’Assemblea legislativa del Sikkim decise di avviare un percorso verso la certificazione biologica in tutto lo stato.
“Se siamo riusciti noi a convertire tutto lo Stato a una produzione agroalimentare senza chimica di sintesi, lo si può fare anche altrove. Si può arrivare a un’agricoltura e un’alimentazione senza veleni e favorevoli al clima in tutto il mondo entro il 2050. Ci vuole volontà politica e molto lavoro. Non fu facile; i politici dell’opposizione ma anche le comunità agricole non capirono subito”.
Eppure, alla fine del 2015 il Sikkim già aveva convertito in coltivazione biologica certificata 76.169.604 ettari dei 77mila coltivati.
Nelle edizioni precedenti, il premio è stato dedicato alle politiche che hanno contribuito a combattere i fenomeni della desertificazione, della violenza contro le donne, le armi nucleari e l’inquinamento degli oceani. L’edizione di quest’anno si è invece concentrata sull’utilizzo di tecniche agricole sostenibili, come il riciclo dei residui del raccolto come compost e le rotazione delle coltivazioni per migliorare il suolo e proteggerlo dai parassiti.
“Aumentando l’agroecologia, è possibile affrontare la malnutrizione, l’ingiustizia sociale, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Attraverso un’efficace politica olistica, possiamo trasformare i nostri sistemi alimentari in modo che rispettino le persone e il pianeta”, afferma Alexandra Wandel, a capo del World Future Council (WFC).
Cosa rimane a noi di questa bellissima notizia? La speranza che al più presto i politici in tutto il mondo seguano lo stesse esempio!
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