Nuova emergenza venutasi a creare in seguito alla tremenda ondata di siccità che sta toccando non solo l'Italia ma anche altri paesi, tra cui gli Stati Uniti
La crisi è globale. Sebbene i livelli del 2008 rimangano imbattuti, per il G20 è confermato un preoccupante allarme dell’aumento dei prezzi dei cereali. Ciò spingerà i paesi del G20 a prendere provvedimenti per arginare la nuova emergenza venutasi a creare in seguito alla tremenda ondata di siccità che sta toccando non solo l’Italia ma anche altri paesi, tra cui gli Stati Uniti, la più devastante nell’ultimo mezzo secolo, e che ha provocato l’aumento del prezzo di mais e grano.
Secondo il Financial Times, si terrà già il 27 agosto la prima conference call tra i paesi membri. Lo scopo è quello di scongiurare le situazioni di emergenza che si vennero a creare nel 2008, con manifestazioni e rivolte di piazza. Le risposte che ci si aspetta, dunque, potrebbero essere anche le prime fornite dal nuovo organismo del G20, il Rapid Response Forum, creato per promuovere confronti fra i rappresentati a seguito di condizioni particolari ed eccezionali del mercato internazionale.
Per rendere un’idea di quanto sia preoccupante la siccità che ha colpito gli Stati Uniti, basti pensare che persino la campagna elettorale presidenziale del Presidente americano Barak Obama ha investito il problema, coinvolgendo gli interessi dei contadini. La crisi ha colpito maggiormente la produzione di granoturco. Dallo scorso giugno a oggi, i prezzi hanno subito un rincaro del 60 per cento, presentandosi come i più alti degli ultimi 15 anni. L’ondata di caldo ha investito e letteralmente bruciato le coltivazioni del Midwest americano. Stati come Iowa, Nebraska e Illinois sono quelli dai quali provengono le maggiori quantità di mais poi lanciato sui mercati internazionali.
Ma anche il Brasile è esposto a problemi simili dovuti a fenomeni naturali. Tuttavia, qui non si parla di siccità, semmai del problema opposto. Le piogge, infatti, hanno rovinato il raccolto della canna da zucchero. E se la crisi è globale, i monsoni indiani, le scarse precipitazioni australiane e le difficoltà di produzione in Russia si sono aggiunte ad un contesto già piuttosto complicato.
“È il terzo shock in termini di prezzi negli ultimi cinque anni”, afferma Arif Husain, del World Food Programme delle Nazioni Unite.
Secondo la Fao, tutti questi elementi concomitanti hanno provocato un aumento medio globale del 6 per cento nei prezzi del cibo e del 17 per cento per i cereali. “Sotto molti aspetti siamo certi di essere tutti nella stessa situazione e, certamente, si sta tentando di scoraggiare qualsiasi politica tesa a esacerbare l’instabilità”, dichiara un portavoce del G20.
I colloqui che si terranno il 27 agosto, dunque, non vogliono essere un’esplicita dichiarazione di allarme. Semmai un incontro tra i paesi membri per cercare di porre un freno ad una condizione che potrebbe creare ulteriori tensioni. Sebbene la richiesta globale, rispetto al 2008, sia inferiore a causa della crisi finanziaria nella crescita economica di molti paesi, questi ultimi vorrebbero evitare di trovarsi nella spiacevole situazione di chiedere aiuti ad altri paesi.
Federica Vitale