Quali sono i pesticidi che continueremo ad avere nel piatto (dopo la vittoria delle proteste degli agricoltori sulla riduzione dell’UE)

Il dietrofront dell'UE sulla proposta di riduzione dei pesticidi fa esultare agricoltori e lobby, un po' meno gli ambientalisti e i cittadini, preoccupati del fatto che continueranno a portare in tavola cibi contaminati da sostanze chimiche ancora a lungo

Gli agricoltori esultano per la prima vittoria dopo settimane di proteste, gli ambientalisti e tutti i cittadini europei che hanno a cuore la propria salute e l’ambiente (compresi noi di greenMe) decisamente meno. Ci riferiamo ovviamente a quanto avvenuto ieri, quando Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento Ue sui pesticidi.

Un deciso passo indietro, dunque, per accontentare agricoltori (e lobby annesse). C’è da dire però che l’originale legge sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) che prevedeva il taglio del 50% entro il 2030 era già stata bocciata al Parlamento europeo e poi fortemente ridimensionata. Quindi questa ulteriore mossa forse non è tanto a sopresa come potrebbe sembrare a prima vista. Leggi anche: Dietrofront sui pesticidi, il Parlamento europeo respinge il taglio del 50% entro il 2030

Fatto sta che la Von Der Leyen, che ha dichiarato: “i nostri agricoltori meritano di essere ascoltati”, ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento sui pesticidi che, a detta di molti, avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola europea.

Ma cosa cambia davvero con questo dietrofront?

Cosa cambia

Partiamo dall’inizio, i pesticidi costituiscono una vasta categoria di prodotti fitosanitari utilizzati per proteggere le colture da malattie e infestazioni. Questi includono erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori e repellenti. Non c’è dubbio che questi prodotti siano utili a mantenere sane le colture e a prevenire la chiusura forzata delle aziende agricole, tuttavia, la questione principale riguarda gli effetti collaterali associati al loro utilizzo eccessivo.

Le controindicazioni legate all’uso di pesticidi comprendono l’inquinamento delle falde acquifere, la riduzione della fertilità del suolo e la minaccia agli insetti impollinatori, preziosi alleati della biodiversità. Ovviamente c’è anche un discorso che riguarda la nostra salute, tracce di pesticidi, infatti, rimangono nel cibo che consumiamo ogni giorno.

Proprio per questo è necessario intervenire, riducendone l’uso il più possibile, scegliendo i meno pericolosi e trovando quanto prima alternative sostenibili. Questo era anche l’obiettivo della Commissione agricoltura del Parlamento europeo che aveva proposto inizialmente una riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030, salvo poi ridimensionare al 30% entro il 2035.

In base al testo, in realtà, ogni Stato avrebbe avuto un personale obiettivo di riduzione in base ai valori calcolati dalla Commissione europea. L’Italia puntava al 62% per il consumo totale dei prodotti fitosanitari e al 54% per quanto riguarda i fitofarmaci più pericolosi (rispetto alla media del triennio 2015-2017).

Nonostante una diminuzione dell’utilizzo dei pesticidi negli ultimi anni si sia verficata anche in Italia, i numeri europei evidenziano ancora un significativo ricorso alla chimica in agricoltura. Fungicidi e battericidi dominano la scena con il 40%, seguiti dagli erbicidi (circa il 33%) e dagli insetticidi e acaricidi (13%).

Il regolamento Sur dell’Ue prevedeva diverse misure, tra cui il divieto di utilizzo dei pesticidi in territori sensibili come le aree naturali protette e le zone con presenza di insetti impollinatori a rischio estinzione. L’uso di pesticidi sarebbe stato vietato in:

  • parchi
  • campi di gioco
  • campi sportivi
  • percorsi pubblici
  • aree natura 2000

Ora tutto da rivedere.

Quali pesticidi rischiamo di trovare ancora a lungo sulle nostre tavole

Ovviamente la transizione verso un futuro senza (o con meno) pesticidi tossici sarebbe stata comunque graduale ma ora questo stop non promette nulla di buono.

Quali pesticidi rischiamo di trovare ancora a lungo sui cibi che portiamo in tavola? Secondo l’ultimo report di Legambiente, “Stop pesticidi nel piatto 2023 diversi composti chimici, principalmente insetticidi e fungicidi, contaminano una buona percentuale di frutta e verdura nel nostro Paese.

Ecco quali sono:

  • Acetamiprid: uno degli insetticidi maggiormente rilevati, con presenza evidenziata in diverse colture
  • Fludioxonil: fungicida
  • Boscalid: fungicida
  • Dimethomorph: fungicida

Da notare che, oltre a questi, è stata riscontrata la presenza di residui di neonicotinoidi, sostanze particolarmente pericolose per la salute delle api e degli insetti impollinatori. Alcuni esempi specifici includono:

  • Thiacloprid: trovato in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere, nonostante sia stato vietato dal Reg. CE 2020/23
  • Imidacloprid: presente in un campione di arancia, due campioni di limoni e tre campioni di ocra, nonostante il divieto stabilito dal Reg. CE 2020/1643
  • Thiamethoxam: riscontrato in un campione di caffè, nonostante le restrizioni imposte dal Reg. CE 2022/801

C’è da dire che non tutta la frutta e verdura venduta in Italia è prodotta nel nostro Paese o nei Paesi Ue (e questo spiegherebbe anche la presenza di pesticidi vietati), ma la maggior parte senza dubbio.

Al triste elenco dei pesticidi dobbiamo aggiungere ovviamente anche il glifosato che meriterebbe un discorso a parte, in quanto cittadini e ambientalisti europei hanno cercato in tutti i modi di farlo mettere definitivamente al bando, ma senza successo. Potete recuperare la questione leggendo il seguente articolo: Glifosato: ci siamo, è entrato in vigore il rinnovo per altri 10 anni (se ne riparlerà davvero solo nel 2033?)

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