In seguito alla scarsità di cereali e alle altre conseguenze della guerra in Ucraina, l'Ue ha dato il via libera ad una serie di interventi straordinari che consentiranno anche alla Puglia di coltivare 100mila ettari di terreni ad oggi rimasti incolti
A causa del conflitto russo-ucraino c’è maggiore carenza di mais e grano e l’Europa sta prendendo una serie di provvedimenti per arginare la situazione. Tra questi, come segnala la Coldiretti Puglia, la possibilità per questa regione di tornare a coltivare migliaia di ettari di terreni ad oggi abbandonati a causa dell’insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica o per la siccità.
Gli interventi straordinari, decisi in questo difficile momento storico dalla Commissione Ue, permettono concretamente alla Puglia di “recuperare” oltre 100mila ettari che nei prossimi mesi torneranno ad essere coltivati e sui quali verranno piantati anche grani antichi come il Senatore Cappelli o il Gentil Rosso con cui si fanno pane e pasta.
Questi, come scrive la Coldiretti, sono stati presentati:
al mercato dei contadini di Lecce dagli agricoltori di Campagna Amica che per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano in Puglia dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta.
Anche in questa occasione gli agricoltori fanno presente l’aumento dei costi che devono fronteggiare per produrre grano, causato dal prezzo esagerato dell’energia e più in generale “dall’effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid“. Questo è un problema che si ripercuote sull’aumento dei prezzi dei sementi, dei fertilizzanti e ovviamente anche del gasolio.
Una situazione molto rischiosa, dato che già da tempo gli agricoltori hanno abbandonato alcune coltivazioni (è stata ridotta di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni) a causa dei compensi troppo bassi che gli venivano (e tutt’ora gli vengono) riconosciuti.
Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Ora, con il via libera dell’Ue, sembra che la Puglia punti a coltivare grano di alta qualità, tra cui appunto le varietà antiche come il Senatore Cappelli e il Gentil Rosso.
Le superfici seminate potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
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Fonte: Coldiretti Puglia
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