Oggi più che mai sale la voglia di mangiare Bio. I dati per niente incoraggianti presentati da Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotto ortofrutticoli la fanno apparire forse come una scelta necessaria per essere sicuri (o quasi) di non ingerire pesticidi insieme a frutta, verdura e derivati.
Sì perché stando al rapporto annuale, solo un frutto su due tra quelli analizzati ne è risultato totalmente privo. Se negli anni passati su questo fronte si era assistito ad un lieve ma costante miglioramento, l’edizione 2009 del dossier, elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, ASL e laboratori zoo profilattici di diverse regioni italiane, segna una triste inversione di tendenza.
Nonostante una significativa diminuzione dei campioni analizzati – 1300 in meno rispetto allo scorso anno – si è riscontrato un incremento sia dei campioni irregolari (in cui cioè la concentrazione di residui di agro farmaci è superiore ai limiti stabiliti dalla legge) sia di quelli regolari, ma comunque con residui.
In tutto sono stati presi considerazione 8764 campioni provenienti dalle coltivazioni tradizionali di tutta Italia e 586 provenienti da agricoltura biologica, un numero troppo esiguo per assumere una rilevanza statistica e che chiama praticamente fuori dall’analisi i prodotti bio.
È la frutta a farla da padrone tra i prodotti risultati “più inquinati” e il verdetto è di quelli veramente poco incoraggianti: solo il 53,8%, in pratica un frutto su due tra quelli che arrivano sulle nostre tavole, è privo di residui chimici. Su 3507 campioni esaminati, per la precisione, 81 (il 2,3%) sono irregolari (+ 0,7% rispetto al 2008) mentre il 43,9% con uno o più residui chimici.
“Gli ultimi dati Istat – ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente che ha presentato il rapporto nel corso della conferenza stampa – ci dicono che già nel 2007 la quantità totale dei fitosanitari distribuiti per uso agricolo in Italia era aumentata del 3% rispetto al 2006, passando da 148,9 a 153,4 mila tonnellate. Un dato questo, abbastanza preoccupante, perché sembra indicare che lo sforzo sinora sostenuto dall’agricoltura italiana per offrire ai consumatori prodotti sempre più sani e per ridurre l’inquinamento abbia subito uno stop”.
Nel complesso mele e agrumi i frutti risultati più contaminati, mentre tra i prodotti derivati spicca il vino: su 639 campioni analizzati, 191 presentano uno o più residui tra cui il Procimidone (possibile cancerogeno secondo l’EPA, Agenzia americana per la Protezione ambientale), le cui tracce sono state rilevate sia nell’uva che nel suo derivato.
“Siamo preoccupati per l’inversione di tendenza dei risultati delle analisi sui campioni esaminati – ha dichiarato Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del cittadino -. Ci auguriamo che non ci sia un allentamento dell’attenzione da parte delle aziende agricole sull’uso delle sostanza chimiche. Come associazione dei consumatori, dobbiamo rilanciare campagne di informazione sui comportamenti corretti nell’utilizzo di frutta e verdura e campagne di sensibilizzazione sull’acquisto di prodotti biologici”.
Per maggiori informazioni e per il dettaglio di tutte le tabelle è possibile scaricare il pdf del Dossier “Pesticidi nel piatto 2009“