Quei pesticidi messi al bando e utilizzati comunque in nome dell'”emergenza”, ma a che prezzo?

Un nuovo studio condotto dal BeeLab di Torino rivela l'impatto devastante delle autorizzazioni d'emergenza per l'uso di pesticidi altamente tossici in Europa. Un problema che si protrae nel tempo, minacciando la biodiversità e la sicurezza alimentare

Dobbiamo aspettarci un’altra primavera silenziosa? Leggendo lo studio “Beyond the urgency: pesticide Emergency Authorisations’ exposure, toxicity, and risk for humans, bees, and the environment”, da poco pubblicato su Science of the Total Environment, forse sì. Perché? Perché ha sollevato un preoccupante allarme sull’uso massiccio di pesticidi non approvati nell’Unione Europea.

Questi prodotti chimici, spesso altamente tossici e vietati per l’uso agricolo regolare, vengono reintrodotti nei campi attraverso un meccanismo chiamato “autorizzazione d’emergenza“.

L’autorizzazione d’emergenza, prevista per situazioni eccezionali e limitate nel tempo, sta diventando una pratica sempre più comune, trasformando l’emergenza in una condizione permanente. Le conseguenze per l’ambiente, gli impollinatori e la salute umana sono poco rassicuranti.

Un’emergenza senza fine

La ricerca, condotta dal BeeLab, il Laboratorio sulla Salute e sul Comportamento degli Impollinatori coordinato dal professore Simone Tosi, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha analizzato i dati relativi alle autorizzazioni d’emergenza concesse tra il 2017 e il 2021. I risultati sono suggeriscono che, in questo arco temporale, sono state rilasciate oltre 3.000 autorizzazioni, spesso in violazione delle normative europee.

Molte delle autorizzazioni sono state concesse per periodi più lunghi rispetto a quanto consentito dalla legge, e alcune sono state ripetutamente rinnovate per anni, vanificando il concetto stesso di “emergenza”.

“L’Unione Europea regola l’autorizzazione dei pesticidi attraverso il processo di Valutazione del Rischio con lo scopo inderogabile di salvaguardare la salute dell’uomo e dell’ambiente”, ha spiegato il professore Simone Tosi.

“Tuttavia – ha continuato Luca Carisio, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e primo autore dello studio – gli Stati Membri possono agire in deroga a questo processo e concedere l’autorizzazione d’emergenza di pesticidi non autorizzati tramite la valutazione del rischio. Per gli elevati rischi connessi, queste autorizzazioni d’emergenza sono permesse solo in circostanze eccezionali di emergenza agricola. Il loro uso deve però essere limitato: le deroghe non possono essere più lunghe di 120 giorni, e devono essere svolte ricerche simultanee sulle strategie alternative e più sostenibili”.

Pesticidi tossici nei campi

Ma il dato più preoccupante riguarda la tossicità delle sostanze utilizzate. Il 21% delle autorizzazioni ha riguardato pesticidi altamente tossici, non approvati dai processi regolari di valutazione del rischio a causa del loro impatto sulla salute umana e ambientale.

Questi pesticidi, tra cui neonicotinoidi, organofosfati e piretroidi, sono particolarmente dannosi per le api, fondamentali impollinatori e indicatori della salute degli ecosistemi. Lo studio ha evidenziato che le dosi letali di queste sostanze per le api sono inferiori alla metà rispetto ai pesticidi autorizzati.

Un’ecatombe silenziosa

La contaminazione ambientale causata da questi pesticidi è un’ecatombe silenziosa. Le api, già minacciate da perdita di habitat, malattie e cambiamenti climatici, subiscono un ulteriore contraccolpo. La loro moria ha conseguenze molto gravi sulla biodiversità e sulla produzione alimentare, poiché l’impollinazione è essenziale per la maggior parte delle colture.

Ma non sono solo le api a essere a rischio. Anche la salute umana è minacciata da questi pesticidi, che possono contaminare l’acqua, il suolo e gli alimenti, entrando nella catena alimentare. Studi scientifici hanno evidenziato i possibili legami tra l’esposizione a queste sostanze e una serie di patologie, tra cui disturbi neurologici, malattie endocrine e tumori.

“Il nostro studio dimostra che l’ampio uso delle Autorizzazioni d’Emergenza nel tempo e nello spazio porta alla contaminazione ambientale da parte di numerose sostanze attive non approvate e altamente tossiche – ha concluso Simone Tosi – Viviamo in uno stato di stabile emergenza agricola che agisce in deroga al Regolamento Europeo, con profonde implicazioni per gli esseri umani, gli altri animali e l’ambiente. Questa ricerca ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di un ambiente e di un’agricoltura più sostenibili e sicuri per gli esseri umani e gli altri animali”.

L’uso prolungato delle autorizzazioni d’emergenza e il limitato sviluppo di alternative sollevano preoccupazioni sulla sostenibilità delle pratiche agricole ed i relativi impatti sulla salute a lungo termine. “La nostra ricerca intende facilitare l’implementazione di strategie di controllo sostenibili perché il nostro ambiente diventi più sano e sicuro; infatti, abbiamo descritto le emergenze agricole più frequenti e quindi le ricerche da prioritizzare”, ha chiosato Luca Carisio.

Verso un’agricoltura sostenibile

L’uso indiscriminato di pesticidi non è sostenibile né dal punto di vista ambientale né da quello sanitario. Lo è, invece, promuovere un’agricoltura basata su pratiche agroecologiche e sull’uso di metodi alternativi di controllo dei parassiti.

La ricerca scientifica può fornire importanti, innovative e sostenibili soluzioni. Anche noi cittadini possiamo fare la loro parte. Come? Scegliendo, quando possibile, prodotti biologici, sostenendo le aziende agricole che adottano pratiche sostenibili, informandoci sui rischi dei pesticidi e chiedendo alle istituzioni di agire. Sono tutti passi concreti che ognuno di noi può compiere per proteggere la propria salute e quella del pianeta.

La crisi dei pesticidi in deroga è un’emergenza che non possiamo più ignorare. La salute delle api, dell’ambiente e dell’uomo è troppo preziosa per essere sacrificata sull’altare di un’agricoltura intensiva e insostenibile.

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