OGM. A parere della Biotechnology Industry Organization e di numerosi sostenitori degli OGM, essi rappresenterebbero una vera e propria arma di salvezza per l’umanità, permettendo di aumentare le rese dei raccolti agricoli. Secondo un nuovo documento, finanziato da parte del US Department of Agriculture ed a cura dei ricercatori della University of Wisconsin, sostenere che le coltivazioni OGM permettano una resa maggiore dei raccolti non rappresenti un’affermazione veritiera.
A parere della Biotechnology Industry Organization e di numerosi sostenitori degli OGM, essi rappresenterebbero una vera e propria arma di salvezza per l’umanità, permettendo di aumentare le rese dei raccolti agricoli. Secondo un nuovo documento, finanziato da parte del US Department of Agriculture ed a cura dei ricercatori della University of Wisconsin, sostenere che le coltivazioni OGM permettano sempre e comunque una resa maggiore dei raccolti non rappresenti un’affermazione veritiera.
I ricercatori si sono occupati di analizzare i dati che comparano le rese dei capi coltivati con diverse varietà di mais, tra cui vi era mais geneticamente modificato (compreso il mais OGM della varietà RoundUp Ready di Monsanto), tra il 1990 ed il 2010. Gran parte delle rese relative al mais OGM sono state dichiarate inferiori rispetto alle varietà di mais non geneticamente modificate. I ricercatori si sono detti sorpresi di non aver riscontrato significativi miglioramenti delle rese grazie all’impiego di OGM.
In particolare, nel caso del mais Monsanto denominato “Smart Stax”, che è stato modificato attraverso l’inserimento di geni in grado di interagire reciprocamente, le rese effettive dei raccolti sarebbero state giudicate come ostacolate negativamente proprio a causa degli interventi di manipolazione genetica effettuati su di esso. Le modificazioni genetiche hanno condotto ad effetti negativi sulle coltivazioni, il più evidente dei quali è costituito da una riduzione delle rese.
Il documento espone dati e prove scientifiche relativi a come le manipolazioni genetiche siano in grado di provocare cambiamenti tali nel corso della crescita di una pianta da renderle meno produttiva, proprio per via dell’avvenuta manipolazione del relativo genoma.
Inoltre, secondo un articolo pubblicato tra le pagine della rivista Nature lo scorso anno, riguardante il confronto tra le rese di coltivazioni OGM e da agricoltura biologica, i terreni coltivati secondo metodi biologici hanno dimostrato di possedere una maggiore capacità di assorbire e trattenere acqua ed hanno potuto garantire rese maggiori per quanto concerne i raccolti, sia in condizioni di siccità che di precipitazioni eccessive.
Secondo gli studi condotti dai ricercatori della Wisconsin University, le rese per ettaro delle coltivazioni OGM sarebbero inferiori alle rese dei terreni coltivati impiegando sementi non geneticamente modificate. La riduzione delle rese sarebbe strettamente legata all’atto della manipolazione genetica stessa.
Nel 2009 la Union of Concerned Scientist aveva pubblicato un documento dalle conclusioni simili, ma lo studio della University of Wisconsin si aggiudica al momento il riconoscimento del tentativo più rigoroso di confrontare le rese delle coltivazioni OGM e non OGM. Se gli OGM non possono garantire le rese sperate e sbandierate dalle multinazionali delle sementi e dai loro sostenitori nel mondo scientifico, e non solo, come risolvere il problema della necessità di avere a disposizione risorse alimentari sufficienti per una popolazione mondiale in crescita? Si potrebbe iniziare, ad esempio, da una ridistribuzione maggiormente equa delle stesse e da une vara e propria campagna internazionale contro gli sprechi alimentari.
Marta Albè
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