L’accordo europeo per vietare gli Ogm a livello nazionale è una trappola? Oggi, 12 giugno, i ministri dell’Ambiente voteranno un testo di legge che dovrebbe dare ai Paesi UE il diritto di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale. Le associazioni ambientaliste ritengono però che il testo attuale della “ri-nazionalizzazione” degli Ogm rischi di trasformarsi in una trappola per i Paesi contrari alla loro introduzione.
I ministri dell’Ambiente UE hanno raggiunto un accordo per lasciare ogni Stato membro libero di vietare gli Ogm o di coltivarli sul proprio territorio. Non siamo però ancora giunti al provvedimento definitivo, che potrà essere perfezionato durante il semestre italiano di presidenza europea. Il testo proposto dalla Commissione Europea dovrà ritornare al Parlamento Europeo per una nuova valutazione.
Se tutto verrà confermato, i Paesi europei potranno vietare la coltivazione degli Ogm sulla base del modello di sviluppo economico che hanno deciso di seguire. Le ragioni economiche saranno sufficienti per mettere al bando gli Ogm? Gli organismi geneticamente modificati portano con sé anche dei rischi legati alla salute e all’ambiente che l’Europa non avrebbe ancora preso in considerazione a sufficienza.
Come ha spiegato il commissario europeo Tonio Borg, gli Stati europei potranno vietare gli Ogm sul proprio territorio per motivi diversi da quelli ambientali o sanitari “ad esempio per ragioni di pianificazione urbanistica, obiettivi di politica agricola, destinazione del suolo o ancora ragioni di politica pubblica”.
Sarà la Commissione Europea a fare da intermediario tra i Paesi UE e le richieste di introduzione di Ogm da parte delle multinazionali biotech, ma l’ultima parola sulla decisione di permettere o vietare la coltivazione spetterà sempre ai singoli Stati membri.
“L’accordo raggiunto oggi é un buon compromesso in quanto” – ha dichiarato il ministro dell’ambiente Galletti – “molti Paesi Ue volevano una soluzione meno stringente, altri invece chiedevano una soluzione più stringente, ad esempio l’Italia. Credo però che il senso di responsabilità e la voglia di venire fuori da una situazione confusa ci abbia indotto tutti a trovare una sintesi con il documento di oggi”.
Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, accoglie l’accordo come una svolta profonda nel quadro normativo europeo, soprattutto dal punto di vista di scelte economiche che non siano incentrate sull’omologazione: “Il divieto di coltivazione da misura provvisoria e legata al principio di precauzione per motivi ambientali e sanitari diventa giustamente” – ha precisato Moncalvo – “una decisione permanente assunta sulla base del modello di sviluppo che ogni singolo Paese intende sostenere”.
Secondo la Coldiretti gli Ogm non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy.
A parere di Legambiente, l’accordo va nella giusta direzione, poiché permette agli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio sia per ragioni socioeconomiche sia per l’attuazione di obiettivi di politica agricola e ambientale.
Non mancano però, alcuni punti critici. Sarà infatti necessario, secondo Legambiente, apportare alcuni miglioramenti alla proposta prima che arrivi al Parlamento Europeo per la seconda lettura, con un successivo nuovo accordo da raggiungere entro il prossimo dicembre. Si dovrà prendere in considerazione la necessità di valutare in modo approfondito i rischi per l’ambiente e per la salute legati agli Ogm, con un metodo che non si basi più solo sui dati scientifici forniti dall’azienda che ne richiede l’autorizzazione alla coltivazione o commercializzazione.
Nelle giornate precedenti all’accordo, sono giunte diverse critiche relative alla proposta della Commissione Europea per la messa al bando degli Ogm. L’Associazione NoOgm temeva in particolar modo che la nuova proposta di legge potesse annullare la clausola di salvaguardia, che permette ai singoli Stati di vietare gli Ogm in via cautelativa, per proteggere il territorio e la popolazione dai rischi per l’ambiente e per la salute.
Secondo Greenpeace e Slow Food, il testo appena passato al vaglio dei ministri darebbe alle aziende biotech un ruolo formale nel processa di messa al bando della coltivazione di Ogm: “Questo testo impedisce agli Stati membri di utilizzare le motivazioni legate ai rischi per la salute e l’ambiente derivanti da colture OGM per limitarne la coltivazione a livello nazionale”.
Greenpeace e Slow Food chiedono al Parlamento Europeo di intervenire per garantire reale solidità giuridica alle iniziative di quegli Stati membri che intendono vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio. Il semestre della Presidenza italiana del Consiglio UE, che inizierà a luglio, deve essere l’occasione per affermare un ruolo da protagonista del nostro Paese per salvaguardare agricoltura, ambiente ed economia italiana dai pericoli degli Ogm. Sarà la strada giusta per la messa al bando definitiva in Italia? La presidenza italiana si occuperà di trovare l’accordo finale sugli Ogm con il nuovo Parlamento Europeo entro la fine del 2014.
Marta Albè
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