Inizia la sperimentazione di riso con la tecnica dei nuovi OGM vicino a Pavia, una scelta di cui si discute molto dato che si svolge, tra l'altro, senza attendere l'approvazione delle nuove regole da parte dell'Unione Europea
In Lomellina, nel cuore della provincia pavese, ha preso il via la prima sperimentazione in campo di organismi geneticamente modificati mediante le TEA (Tecniche di evoluzione assistita), i cosiddetti nuovi OGM. Un’iniziativa che segna un momento di svolta nel panorama agricolo italiano ma che non è certo priva di controversie dato che si svolge, tra l’altro, senza attendere l’approvazione delle nuove regole da parte dell’Unione Europea.
Al centro della nuova sperimentazione, annunciata dall’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, è il riso cultivar Telemaco RIS8imo. Questo è stato modificato dall’Università degli Studi di Milano per rendere le piante più resistenti al fungo responsabile del brusone, principale patologia del riso.
L’assessore ha dichiarato a fine marzo:
In questi giorni abbiamo ricevuto il parere tecnico di Ispra per poter avviare le attività in un campo sperimentale in Lomellina. Si tratta della svolta che auspicavamo da tempo per poter testare concretamente le potenzialità di queste tecniche di miglioramento genetico che permettono di ottenere piante più resistenti alle malattie e più adatte ad affrontare anche gli effetti del cambiamento climatico. Partiremo dal riso nella provincia di Pavia che ne è la culla in Italia, con l’obiettivo di fornire risposte all’agricoltura del futuro e poter presto estendere i test anche alle uve. Va chiarito che le TEA, a differenza degli OGM, non prevedono utilizzo di materiale genetico estraneo alla specie.
Sarà un’azienda agricola di Mezzana Bigli ad ospitare 200 piantine di riso geneticamente modificato e proprio in questi primi giorni di aprile avverrà la semina. L’area destinata alla sperimentazione coprirà un appezzamento di 28 metri quadrati all’interno di un campo più ampio di 400 metri quadrati, una scelta strategica per minimizzare il rischio di impollinazione incrociata.
Il test prevede la semina sia di piante di riso OGM, distribuite su 8 parcelle di 1 metro quadrato ciascuna, sia di piante della varietà originale non modificata. Per prevenire la possibile dispersione del polline dalle piante OGM, verrà creata una fascia tampone attorno all’area sperimentale utilizzando una varietà di riso più alta. Inoltre, il sito sarà protetto da una rete metallica e da reti anti-uccelli a maglia stretta, garantendo un ambiente controllato per la sperimentazione.
Sperimentazione nuovi OGM, le preoccupazioni
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha rilasciato un parere positivo alla sperimentazione, in quanto i rischi per la salute umana e l’ambiente sarebbero “trascurabili”. Tuttavia, la decisione del Governo italiano di autorizzare questa coltivazione sperimentale solleva diverse preoccupazioni, anche nei confronti dell’Europa.
L’Ue, infatti, sta ancora elaborando il regolamento per differenziare le procedure autorizzative tra vecchi e nuovi OGM e l’Italia sembra essere andata avanti sulla sua strada, decidendo di procedere autonomamente senza attendere decisioni ufficiali in merito.
Attualmente, tutte le piante ottenute con le nuove tecniche genomiche sono soggette alle stesse regole degli OGM convenzionali, ma l’Ue sta lavorando per “ammorbidire” le procedure, distinguendo tra diverse categorie di colture geneticamente modificate. Questo ritardo nel recepire le nuove normative europee ha permesso all’Italia di avviare la sperimentazione senza attendere una regolamentazione più precisa.
La decisione italiana è stata guidata da un emendamento incluso nel Decreto Siccità, approvato all’unanimità dalle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato. Questa mossa rappresenta una rottura con la tradizionale posizione italiana, che per oltre vent’anni ha vietato la coltivazione e la sperimentazione di OGM sul proprio territorio. Tuttavia, questa volta l’Italia ha scelto di aprire la strada ad un’agricoltura che potrebbe minacciare la biodiversità e le pratiche agricole tradizionali.
Le preoccupazioni non si limitano solo agli aspetti legali e politici. C’è anche il timore di un’eventuale contaminazione genetica di specie affini, sia per gli OGM tradizionali che per i nuovi OGM ottenuti mediante le tecniche di evoluzione assistita.
Nonostante siano state adottate misure di sicurezza, come la limitazione delle dimensioni del campo sperimentale e la creazione di barriere fisiche per prevenire la diffusione del polline, resta l’incertezza sulle conseguenze a lungo termine di tali coltivazioni.
La nuova sperimentazione sul riso, come c’era da aspettarsi, ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni la celebrano come un passo avanti verso una maggiore sostenibilità e resilienza delle colture agricole, altri la criticano come un rischio per l’ambiente e la biodiversità. Si evidenzia tra l’altro la mancanza di una valutazione completa degli impatti a lungo termine e il rischio di concentrare il mercato agricolo nelle mani di poche multinazionali.
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Fonte: Regione Lombardia
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