Non solo sui meleti, i pesticidi contaminano tutta la Val Venosta (cime delle montagne comprese)

Un recente studio ha scoperto che i pesticidi diffusi in Val Venosta non contaminano solo i meleti dove vengono utilizzati ma arrivano anche in zone molto più lontane, persino sulle cime delle montagne, con gravi rischi per l'ecosistema e la biodiversità

La Val Venosta è la più grande regione dove si coltivano mele in Europa e qui, come è ormai tristemente noto, si fa un largo uso di pesticidi. Ora un nuovo studio, condotto dall’Università di Vienna in collaborazione con l’Università Kaiserslautern-Landau (RPTU), ha rivelato un dettaglio molto importante e preoccupante.

La ricerca ha esaminato 11 zone che coprono l’intera estensione della valle, dal fondovalle fino alle cime delle montagne, e gli scienziati hanno prelevato campioni di suolo e piante in 53 diverse località, offrendo una visione completa della diffusione dei pesticidi nell’ambiente (in particolare ne sono stati monitorati 97).

Cosa ha scoperto lo studio? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i risultati mostrano che i pesticidi utilizzati nelle coltivazioni non restano confinati nei meleti, ma si estendono a zone remote e arrivano persino sulle cime delle montagne, sia pur in misura minore.

Leggi anche: Troppi pesticidi (e anche glifosato) sulle mele della Val Venosta, la nuova analisi conferma: “c’è da preoccuparsi”

mappa studio val venosta

@Nature

Vi è infatti una concentrazione più bassa di pesticidi man mano che aumenta l’altitudine e la distanza dalle coltivazioni di mele ma nessun punto della valle è completamente sicuro, dato che i fitofarmaci contaminano suolo e aria anche delle zone più lontane.

Sono stati 27 i pesticidi rilevati (10 insetticidi, 11 fungicidi e 6 erbicidi), provenienti principalmente da meleti. Da segnalare in particolare è stata la scoperta dell’insetticida metossifenozide, vietato in Germania dal 2016 per i rischi ambientali, trovato in quasi la metà dei campioni analizzati, il che fa temere gli effetti negativi sulla biodiversità locale.

I ricercatori evidenziano anche come basse concentrazioni di pesticidi possano avere effetti subletali su organismi non bersaglio, un esempio è la riduzione della deposizione delle uova di farfalla che come conseguenza porta ad una diminuzione della popolazione di questi insetti.

concentrazioni pesticidi mele val venosta

@Nature

Ma la situazione potrebbe essere addirittura peggiore, nelle conclusioni dello studio infatti si legge:

Questo modello di contaminazione è particolarmente preoccupante considerando che abbiamo effettuato il campionamento all’inizio di maggio e che le applicazioni di pesticidi continuano fino alla fine di settembre. Inoltre, potrebbero esserci più CUP in uso rispetto ai 97 selezionati da noi analizzati, il che potrebbe aumentare ulteriormente il numero di residui di CUP (pesticidi di uso corrente, n.d.r) e la complessità delle miscele.

Di fronte a quanto emerso, gli esperti raccomandano l’adozione di pratiche agricole sostenibili. Promuovere habitat naturali per i predatori dei parassiti delle mele è una delle proposte per ridurre la dipendenza dai pesticidi.

Il monitoraggio continuo dell’ambiente viene poi consigliato per valutare l’impatto a lungo termine dell’uso dei pesticidi e identificare eventuali misure correttive necessarie.

Lo studio, pubblicato su Nature, solleva anche interrogativi sulla procedura di autorizzazione europea, che valuta le sostanze singolarmente senza considerare le miscele (il cosiddetto cocktail di pesticidi), non rispecchiando la realtà di quanto avviene nelle coltivazioni e i possibili rischi aggiuntivi di questi mix.

Non vuoi perdere le nostre notizie ?

Fonte: Nature

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram