La nave proveniente dal Canada con un carico di grano non conforme, ha ricevuto in questi giorni l'ok per uno sbarco temporaneo
L’avevamo salutato come una vittoria, il 28 luglio scorso, il provvedimento di non ammissione allo sbarco da parte delle autorità sanitarie italiane della nave Sumatra, l’imbarcazione con a bordo un carico di grano che era già stato respinta dall’Algeria e ferma al porto di Ravenna dal 7 luglio.
Ora però, la nave proveniente dal Canada con un carico di ben 337mila quintali di grano giudicato non conforme anche dall’Italia, dopo essere stata respinta dal porto romagnolo, avrebbe ricevuto in questi giorni il lasciapassare delle autorità per uno sbarco temporaneo.
La Sumatra era approdata al porto di Ravenna il 7 luglio dopo essere stata respinta dalle autorità algerine ad Annaba perché:
il carico di frumento duro canadese era avariato. Come riferiscono attendibili fonti giornalistiche straniere al suo interno vi erano insetti e un odore sgradevole, probabilmente a causa di infiltrazioni d’acqua. Dopo un breve rifornimento presso il sito di Sarroch, in Sardegna, si è diretta con il suo carico presso il porto di Ravenna.
Lì è rimasta per tre settimane, con a bordo un carico di tonnellate di grano di terza categoria Western amber durum, proveniente da Vancouver.
E ora arriva l’amara sorpresa.
Mi sono recato nuovamente nel porto di Ravenna per assumere ulteriori informazioni sulla nave Sumatra e il suo carico di grano avariato – racconta il senatore Saverio De Bonis membro della IX Commissione Agricoltura, dopo un sopralluogo al porto di Ravenna. La merce è giunta nei magazzini Eurodocks, nel porto ravennate, nonostante le autorità sanitarie ne avessero vietato lo scarico qualche giorno fa, come era già successo al porto di Annaba in Algeria, con un provvedimento di non ammissione all’importazione. Dopo qualche giorno in rada l’imbarcazione è tornata nel porto, e grazie all’autorizzazione concessa dalla Direzione generale della sanità (U.V.A.C. – P.C.F.) dell’Emilia-Romagna su istanza dell’importatore Casillo, ha potuto scaricare il grano in regime di deposito doganale, con riserva di successiva definizione delle azioni da intraprendere.
Entro sessanta giorni l’importatore deve decidere se distruggere il grano in una struttura autorizzata, rispedire la partita fuori dall’Unione europea oppure sottoporla a un trattamento speciale destinandola a usi diversi da quelli previsti originariamente.
In buona sostanza, pare che il divieto all’importazione rimanga e che lo sbarco temporaneo sia stato concesso su ricorso dell’importatore, che ha ora due mesi di tempo per smaltire il carico. Ma rimane l’ovvia preoccupazione che, senza i dovuti controlli, il carico possa prendere altre strade.
Il grano viene trasferito in questi giorni in uno dei 10 magazzini di stoccaggio del porto di Ravenna ma non so quale e non mi è stato concesso di visitarlo. Chiedo al ministro dell’Agricoltura per il tramite dell’Icqrf che si avvii immediatamente un monitoraggio per garantire che tutte le 337mila tonnellate di grano non conforme agli standard di sicurezza venga stoccato per intero e non si disperda nemmeno in minima parte, conclude De Bonis.
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Fonte: Facebook/Saverio De Bonis
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