Movimento dei Forconi e Forza d’Urto: chi (e perché) sta bloccando la Sicilia?

La Sicilia è paralizzata ormai da quattro giorni. Agricoltori e autotrasportatori hanno chiuso l'accesso all'Isola per protestate contro l'aumento dei prezzi del carburante e la mancata tutela da parte delle istituzioni delle produzioni locali

Forza d’Urto e Movimento dei Forconi? I nuovi Vespri Siciliani del 2012 passano per questi due movimenti, che stanno letteralmente bloccando la Sicilia. Sul web le notizie corrono veloci, un po’ meno in TV, dove la vicenda viene trattata a fine TG, con immagini di repertorio e con notizie confuse e spesso incomplete. Ma cosa sta succedendo in Sicilia?

Siamo in tanti a chiedercelo. Ma chi ha dato il via alla protesta? Forza d’urto si autodichiara apartitico e apolitico: “Siamo siciliani”, basta questo a riassumere il tutto. Siciliani e arrabbiati.

Quello che sta accadendo in Sicilia non è la semplice protesta di una o più categorie professionali, ma il modo di avanzare le giuste rivendicazioni di un popolo che è stato fin troppe volte tradito, sin troppe volte mortificato”. Facendosi portavoce del malcontento generale, Forza d’urto ha lanciato un appello a tutti i siciliani affinché “sostengano quella che si propone come una vera e propria rivoluzione epocale” contro la “mala segnoria” di dantesca memoria. Non uno sciopero, ma un blocco.

Porti bloccati, insieme a strade, autostrade, ferrovie, dal 16 fino alla mezzanotte di domani, venerdì 20 gennaio. Forza d’urto raccoglie le proteste e il malcontento degli autrotrasportatori aderenti all’Aias (Associazione imprese autotrasportatori siciliani), penalizzati dall’aumento del prezzo del carburante e da quello dei caselli autostradali. Il Movimento dei Forconi invece ha fatto proprie le istanze di agricoltori e pescatori siciliani.

Stupisce la fermezza con cui da giorni la Sicilia fa sentire la propria voce, nonostante le difficoltà ormai notevoli legate al blocco. Niente più benzina, scarseggiano i farmaci e i generi alimentari, il prezzo di frutta a verdura è ormai alle stelle. Ma la protesta non si placa.

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Due sono i punti su cui intervenire, secondo le due parti. Il primo riguarda il costo del carburante che deve assolutamente essere alleggerito dalle accise”. Secondo Forza d’urto, infatti, la Sicilia non gode dei vantaggi delle altre regioni a Statuto speciale ma pur ospitando le raffinerie con tutti i conseguenti danni, paga prezzi più alti rispetto a chiunque altro”. Perché in Sicilia, dove si raffina il 40% della benzina italiana, i carubranti hanno un costo più elevato che nel resto del Paese?

Il secondo riguarda più strettamente il settore agricolo, penalizzato dalle “produzioni extra comunitarie senza l’intervento di una commissione speciale che perequi i maggiori costi con strumenti compensativi come denunciano i manifestanti che si sono scherati “contro il taroccamento delle nostre produzioni da parte di speculatori senza scrupoli”.

Il movimento dei Forconi nasce come libera iniziativa del popolo siciliano, dice Onofrio Carrubba Toscano: “La Sicilia si ferma, non faremo entrare nulla, per cinque giorni fuori i gratta e vinci che lo stato utilizza per far cassa, non faremo uscire greggio, anche a costo di smettere di mangiare, la Sicilia alza la testa e dice basta”.

Ma la Coldiretti fa la conta dei danni: “Tonnellate di frutta e verdura siciliane stanno marcendo perché non riescono a raggiungere gli scaffali dei negozi che a causa del blocco sono sempre piuù vuoti con gravi disagi per i consumatori e danni per milioni di euro ai produttori”.

E la Cia ieri ha chiesto alle istituzioni nazionali e regionali di istituire un tavolo di confronto: “Il fermo degli autotrasportatori e il blocco della circolazione hanno messo in ginocchio l’intera economia agricola della Sicilia, con danni al settore per milioni di euro. Per questo la Cia ha chiesto ai ministri degli Interni e delle Politiche agricole, al governatore della Sicilia e all’assessore regionale all’Agricoltura un immediato incontro e interventi urgenti per garantire il diritto al trasporto dei prodotti ortofrutticoli e del latte, ma anche per evitare pericolose contrapposizioni tra produttori e autotrasportatori”.

Ma la Confederazione Agricoltori non ha appoggiato la protestaperché contribuisce a peggiorare le condizioni economiche di migliaia e migliaia di agricoltori, costretti a far marcire i prodotti nei campi e a buttare il latte dei propri allevamenti” pur riconoscendone il diritto. Ma non nega che da tempo è impegnata a far valere le ragioni degli agricoltori siciliani: “La recente manovra del governo Monti ha ulteriormente esasperato la pressione fiscale sul già fragile sistema economico regionale, in particolare sul settore primario. L’assenza di interventi a sostegno della crescita e per lo sviluppo del Mezzogiorno, insieme alla sempre maggiore distanza della politica dai problemi reali delle famiglie e delle categorie produttive, sono la vera miccia che ‘accende’ la rabbia e la disperazione che sono alla base di proteste come quella in Sicilia” si legge in uncomunicato della Cia.

Ma la protesta, ne siamo certi, non si fermerà. E i danni, pur reali evidenziati da Cia e Coldiretti, non sono che la punta dell’iceberg di quelli subiti dall’economia siciliana negli ultimi anni.

Purtroppo questo ci mette tutti d’accordo.

 

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