Monsanto è la prima azienda produttrice di pesticidi ad essere stata ufficialmente dichiarata colpevole di avvelenamento nei confronti di un agricoltore, il quale ha purtroppo riscontrato comprovati danni alla propria salute dovuti all’esposizione alle sostanze chimiche contenute in uno degli erbicidi commerciati sotto il famoso marchio statunitense.
Monsanto è la prima azienda produttrice di pesticidi ad essere stata ufficialmente dichiarata colpevole di avvelenamento nei confronti di un agricoltore, il quale ha purtroppo riscontrato comprovati danni alla propria salute dovuti all’inalazione di sostanze chimiche contenute in uno degli erbicidi commerciati sotto il famoso marchio statunitense.
Il processo, che potrebbe dare adito ad ulteriori cause contro la multinazionale statunitense, ha avuto luogo in un tribunale della città di Lione. È infatti di origini francesi il protagonista della vicenda, l’agricoltore Paul Francois, che nel 2004 avrebbe frequentemente utilizzato il diserbante Lasso mentre si trovava al lavoro su alcune coltivazioni di cereali.
In base a quanto dichiarato alla Reuters da parte dell’avvocato dell’uomo, Francois Lafforgue, quella del tribunale lionese dovrebbe essere considerata una sentenza storica, in quanto si tratterebbe del primo caso di comprovata colpevolezza da parte di una multinazionale attiva nella produzione di pesticidi in merito ad un avvelenamento.
La risposta alla decisione del giudice da parte di Monsanto non ha tardato a pervenire. L’avvocato incaricato di rappresentare l’azienda, Jean-Philippe Delsart, ha infatti proseguito nel sostenere come a parere della multinazionale non vi fossero prove sufficienti a collegare i problemi di salute riscontrati nell’agricoltore con l’impiego di uno dei propri prodotti. Per tale motivo, Monsanto starebbe prendendo in considerazione la possibilità di ricorrere in appello.
In precedenza, altri agricoltori avevano intentato cause contro la multinazionale, ma le prove presentate in tribunale non erano state sufficienti a supportare una correlazione certa tra i sintomi riscontrati e le sostanze chimiche potenzialmente dannose per il nostro organismo contenute nei prodotti Monsanto. Eppure, nella sola Francia, dal 1986, sarebbero stati registrati in proposito ben 200 casi sospetti all’anno. È per questo motivo che numerosi agricoltori trovatisi in condizioni simili a quelle di Paul Francois, per via dell’impiego di pesticidi nel corso delle proprie attività lavorative, hanno deciso di riunirsi in un associazione volta alla difesa del proprio diritto alla salute ed alla sicurezza sul lavoro.
Paul Francois è stato vittima di danni neurologici ‒ tra cui balbuzie, forti dolori alla testa e perdita della memoria ‒ causati dall’esposizione al pesticida Lasso, quando il suo impiego era ancora permesso all’interno dei confini francesi. Il prodotto è stato bandito in Francia ed in altri Paesi europei nel 2007, ma non si dovrebbe dimenticare che il suo utilizzo era stato permesso in Europa fin dal 1960. Il caso francese rientra in un periodo in cui in Europa l’impiego intensivo di erbicidi in agricoltura era ancora considerato la norma. Direttive promulgate con l’intenzione di mettere fuorilegge i prodotti più dannosi erano giunte successivamente.
La vicenda dell’agricoltore francese, a seguito delle decisioni del tribunale, può ora purtroppo entrare nel novero dei numerosi casi che vedono la salute dei lavoratori messa a repentaglio da prodotti, materiali o strumenti potenzialmente dannosi impiegati per lo svolgimento delle attività che permettono a ciascuno di loro di garantire a se stessi gli introiti economici necessari al sostentamento della propria famiglia in merito ad un avvelenamento. Simili casi dovrebbero indurre chi ha maggior voce in capitolo a rflettere ed intervenire ancor di più in materia di tutela dei lavoratori dai possibili rischi per la salute legati alla loro professione.
Marta Albè