Produrre la plastica con un metodo completamente nuovo, ecologico e sostenibile grazie alle banane. Questo, in sintesi, il progetto a cui stanno lavorando alcuni ricercatori dell'Università di Belfast grazie a fondi dell' Unione Europea
Produrre la plastica con un metodo completamente nuovo, ecologico e sostenibile grazie alle banane. Questo, in sintesi, il progetto a cui stanno lavorando alcuni ricercatori dell’Università di Belfast grazie a fondi dell’ Unione Europea.
Stando, infatti, a quanto riportato dalla rivista scientifica Molecularlab.it la ricerca innovativa fa parte del progetto BADANA ( “Development of an automated process to extract fibres from the waste of banana food production for exploitation as a sustainable reinforcement in injection – and rotomoulded products”), finanziato dall’Unione Europea in riferimento al tema “Ricerca a favore delle PMI” del Settimo programma quadro (7° PQ).
“Il progetto BADANA“, ha confermato il dottor Kearns, “mira a trovare un utilizzo pratico per queste piante. Le fibre naturali contenute al loro interno potrebbero essere sfruttate per la produzione mediante stampaggio rotazionale di materiali plastici utilizzati per creare oggetti di uso quotidiano, quali taniche per la benzina, bidoni con ruote per la raccolta dei rifiuti, parchi acquatici, coni stradali, bambole in plastica e numerosi tipi di barche“
“Le fibre del banano saranno lavorate e trattate per poi essere aggiunte a una miscela di materiali plastici e inserite tra due spessi strati di plastica pura in grado di garantire proprietà strutturali eccellenti ” ha contnuato Kearns. A beneficiare di questa innovazione non saranno solo le aziende, ma anche l’ambiente. Il dottor Kearns ha spiegato che grazie a questa tecnica all’avanguardia verrà ridotta in modo significativo la quantità di polietilene utilizzata nello stampaggio rotazionale.
Inoltre, la tecnica sviluppata dal progetto BADANA, che ha visto la collaborazione di ricercatori provenienti da Spagna, Ungheria e Bulgaria oltre che dal Regno Unito, contribuirà ad aumentare i margini di profitto dei proprietari delle piantagioni che saranno presto nella condizione di vendere i milioni di piante che andrebbero normalmente buttate dopo il raccolto incrementando anche l’offerta di “green jobs” nelle Isole Canarie.
La banana, dunque, non sarà più solo il “frutto dell’amor” ma anche quello della green economy.
Andrea Marchetti