Mentre la mobilitazione si sta allargando in tutta Italia e sono già diversi i mezzi che puntano su Roma, Ursula von der Leyer annuncia che proporrà al collegio dei commissari "il ritiro" della proposta legislativa sui pesticidi. Cosa accade all'ennesimo giorno di proteste degli agricoltori europei
In questo inizio di anno (con temperature oltre la media) è ancora la protesta degli agricoltori a tenere banco e a dettare, nostro malgrado, le più o meno nuove politiche green europee. Già, perché se da un lato i motivi per manifestare appaiono validi, dall’altro la decisione della Commissione europea di ritirare la proposta sulla riduzione dei pesticidi appare una pugnalata per l’ambiente e per gli stessi lavoratori del settore e non solo.
Vero è che la legge sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) e del taglio del 50% entro il 2030 si trovava già su un binario morto, dal momento che era stata bocciata al Parlamento europeo dopo che il testo originale era stato stravolto (anche) dalle multinazionali dell’agroindustria, ma è anche vero che dovrebbe rimanere un caposaldo l’dea che senza terreni sani, le aziende potrebbero essere di fatto costrette a chiudere. La riduzione dei pesticidi serve proprio a questo, oltre a salvare la salute degli stessi agricoltori e dei cittadini delle aree rurali.
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Motivi per cui se da un lato la decisione di oggi della Von Der Leyen con un accorato “i nostri agricoltori meritano di essere ascoltati” di ritirare la proposta di regolamento sui pesticidi per molti sembra una presa in giro nei confronti degli agricoltori stessi che stanno protestando in questi giorni, dall’altro c’è chi giura che (vedi Coldiretti) il provvedimento avrebbe avuto “un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da Paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Dov’è la verità?
La verità è che festeggiare oggi sono le lobby del settore, mentre di una cosa oggi sono certe organizzazioni come Greenpeace secondo cui “le bozze trapelate dell’obiettivo climatico proposto dalla Commissione Europea per il 2040, che sarà annunciato più tardi oggi, non includono date per l’eliminazione graduale di carbone, petrolio e gas” e che “la Commissione ha anche fatto marcia indietro sulle misure che prevedono di ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura”.
Il Green deal non è il nemico, ma un alleato strategico del mondo agricolo – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente. I veri nemici sono l’emergenza climatica, chi difende le fossili e rallenta la transizione ecologica, strumentalizzando le legittime e indiscutibili ragioni di chi opera nel settore. Detto ciò, è evidente che le manifestazioni di questi giorni fanno il gioco della lobby delle fossili e dei partiti contrari alla decarbonizzazione, in vista delle elezioni europee del prossimo giugno, ma mettere in discussione le strategie Ue come la From farm to fork e la Biodiversity 2030 significa stravolgerne completamente i presupposti. Occorre creare le basi per una forte alleanza tra il mondo agricolo e mondo ambientalista proprio perché gli agricoltori sono i protagonisti principali di un cambiamento in chiave ecologica dell’intero settore, ma per fare ciò occorre garantire reddito alle tante piccole e medie aziende che oggi sono sopraffatte dalla crisi economica, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle speculazioni sul prezzo dei prodotti agricoli.
La sensazione, quindi, è che alla base di tutto ciò ci sia una preoccupante strumentalizzazione delle politiche green che, sebbene vadano perfezionate, ora sono viste come uno strumento che potrebbe piuttosto provocare molti danni economici a livello europeo e all’attività agricola italiana.
E invece, uno degli aspetti prioritari, forse, potrebbe essere non annullare leggi ma mettere le aziende agricole in condizione di modernizzare e sostenere l’innovazione, in particolare nell’agricoltura di precisione.
Intanto la mobilitazione si sta allargando in tutta Italia: circa 300 mezzi si sono messi stamattina in marcia da Matera verso Altamura e Cassano delle Murge (Bari), mentre sono già diversi i trattori che puntano su Roma.
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