Il giovane imprenditore che ha salvato l’ultimo mulino a pietra bio della Calabria

Stefano Caccavari è un giovane imprenditore ventisettenne che grazie alla sua forza di volontà e il contributo del popolo di Facebook è riuscito a salvare l’ultimo mulino a pietra rimasto nella sua bella Calabria e a creare Mulinum, la startup agroalimentare più grande del mondo.

Quando si cresce tra i campi di grano, affondando le mani nella terra, gustando la bellezza della tradizione e degli antichi sapori genuini, il sogno è quello che il tuo paradiso rimanga per sempre. Stefano Caccavari è un giovane imprenditore ventisettenne che grazie alla sua forza di volontà e il contributo del popolo di Facebook è riuscito a salvare l’ultimo mulino a pietra rimasto nella sua bella Calabria e a creare Mulinum, la startup agroalimentare più grande del mondo.

“Domenica c’è la posa della prima pietra e da gennaio si parte”. La sua però, non è solo una storia di imprenditoria, perché qui il dio denaro è solo lo strumento per poter rilanciare la filiera dei cereali, dei grani antichi bio che, da quando non esiste più la Valle dei Mulini, è andata via via scomparendo.

Tutto inizia quando Stefano scopre che l’ultimo mulino a pietra certificato bio di San Floro, in provincia di Catanzaro, sta per chiudere.

“Una notizia che ci ha sconvolti, non potevamo permettere che una tradizione così forte andasse per sempre perduta. Ho deciso così di lanciare un appello di raccolta fondi su Facebook per poter comprare il mulino”, racconta Stefano a greenMe.it

Un crowdfunding che ha avuto un seguito strepitoso, perché le donazioni sono arrivate da tutto il mondo con il desiderio di voler contribuire a salvare un pezzettino di Sud Italia che cerca di resistere.

“Nel giro di 48 ore abbiamo raggiunto i 78 mila euro e in meno di tre mesi che era il limite fissato per la raccolta, abbiamo toccato il traguardo dei 500mila euro e quello che doveva essere solo l’acquisto del mulino si è trasformato in un grandissimo progetto: Mulinum. Sono arrivate donazioni di 5mila, 10mila euro da investitori (oggi soci) che hanno deciso di sposare la causa potremmo dire a scatola chiusa, fidandosi e basta”, continua il giovane imprenditore, laureando in Economia aziendale.

mulino a pietra

C’è da dire che il nome di Stefano Caccavari non è nuovo a questo tipo di imprese perché alle spalle ha già il progetto “Orto di famiglia”, dove oltre 100 famiglie raccolgono nei suoi quattro ettari di proprietà di famiglia, prodotti coltivati senza additivi chimici. “In cambio di un abbonamento -dice- gli ortisti possono controllare semine, raccolti e avere prodotti bio e a chilometro zero”.

Un nutrito gruppo che ovviamente non poteva non sposare anche il progetto Mulinum, che punta sempre a far crescere l’economia agricola calabrese e difendere le tradizioni della terra.

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Domenica 18 settembre la posa della prima pietra. Con il Progetto Mulinum, quindi non solo si salverà il vecchio mulino a pietra, ma si realizzerà anche un casolare in bioedilizia in un’azienda agricola biologica di sette ettari.

“Sarà la sede del nostro Mulino San Florio con la ruota idraulica che azionerà le macine, proprio come 100 anni fa e avremo solo energia rinnovabile per far funzionare il tutto. L’acqua utilizzata sarà poi quella piovana. Sarà il primo edificio produttivo completamente sostenibile e il meno possibile impattante per il nostro paesaggio”, continua.

Sarà, insomma, il primo mulino dei contadini, molto diverso da quelli artigiani o industriali e punterà sulla filiera corta.

“L’obiettivo è creare un sistema di produzione in loco, dove il grano raccolto a pochi metri dal mulino si trasformi in farina non setacciata, ma di soli grani antichi con meno glutine e che poi si arrivi direttamente a prodotti da forno, senza mai perdere di vista la qualità e la sicurezza per il consumatore finale. Le colture locali rendono meno rispetto ai grani industriali ma sono più genuine, è su questo che bisogna puntare”, aggiunge.

mulino a pietra2

Tradizioni oggi perdute con l’arrivo dei mulini a cilindri, che hanno sostituito nella maggior parte delle regioni italiane quelli in pietra. Per questo, in futuro Stefano spera che il Progetto Mulinum sia solo il prototipo per realizzare iniziative simili nel Belpaese.

Oggi il 70% del grano viene importato. “Noi vogliamo invece, che i nostri contadini tornino a lavorare e che i consumatori abbiano un cibo naturale. Per questo, è disponibile anche la Mulinum card che permetterà a chi si abbona di prenotare e ricevere farina prodotta a San Floro in tutta Italia e non solo”.

Sarà poi istituito un Comitato scientifico per testare gli effetti delle farine su persone allergiche o intolleranti e magari riuscire a ottenere una farina per persone che hanno problemi glicemici.

A meno di un anno dall’appello su Facebook, l’apertura è prevista per gennaio 2017, ma c’è ancora tempo fino a dicembre, per poter diventare soci della startup che oggi è a quota 101.

“È il nostro territorio, è la nostra vocazione agricola, è la voglia di mangiare come 100 anni fa che ci spinge ad andare avanti, e adesso è l’ora di avviare il nostro mulino biologico a pietra naturale per macinare esclusivamente i nostri grani antichi della tradizione”.

Dominella Trunfio

Foto

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