L’Autorità europea per la sicurezza alimentare apre la strada per il rinnovo del controverso erbicida. Una decisione che mette a rischio la salute delle persone e ha impatti sull’ambiente
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“La valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato alcuna area di preoccupazione critica”. Così l’EFSA rende note le conclusioni sulla valutazione paritetica del rischio condotta sul glifosato e afferma che l’impatto dell’erbicida “non desta preoccupazioni”.
Si tratta, sostanzialmente, di un parere in linea con quello già espresso dall’EFSA nel 2015 e che aveva portato alla prima ri-autorizzazione del glifosato, nonostante l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo avesse classificato come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”.
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Il glifosato è un principio attivo degli erbicidi ad ampio spettro. Attualmente è approvato nell’Unione europea fino al 15 dicembre 2023, dal momento che è stata concessa una proroga di un anno per dare all’Agenzia europea il tempo di finalizzare il proprio parere. Sulla base della valutazione dell’EFSA, ora, la Commissione europea presenterà una proposta che dovrà essere discussa e votata dagli Stati membri in seno al Comitato UE per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (SCoPAFF).
Il parere dell’EFSA
Nel 2022 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha effettuato una valutazione dei pericoli posti dal glifosato, in seguito alla quale ha concluso che non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica, si legge nella nota.
Per quanto riguarda la biodiversità, gli esperti hanno riconosciuto che i rischi associati agli usi rappresentativi del glifosato sono complessi e dipendono da molteplici fattori. Hanno inoltre rilevato la mancanza di metodologie armonizzate e di specifici obiettivi di protezione concordati. Nel complesso, le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione.
Per quanto riguarda l’ecotossicologia, il pacchetto di dati ha consentito un approccio conservativo alla valutazione del rischio, che ha identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato.
Tutti i limiti del parere dell’EFSA
Siamo di fronte, dicono gli esperti, a un puro “tecnicismo normativo”.
La stessa Efsa ammette che una preoccupazione è da considerarsi “critica” nel momento in cui riguarda tutti gli usi proposti della sostanza attiva oggetto di valutazione (come in pre-semina o post-raccolto), “impedendone così l’approvazione o il rinnovo”. Detta così, quindi, basta che uno degli usi proposti non venga considerato critico per non poter usare quella definizione per il glifosato.
Inoltre, come sottolineano dall’Istituto Ramazzini, sempre la stessa Agenzia indica un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato, in base all’ecotossicologia. In più, la valutazione paritetica dell’EFSA ammette anche l’esistenza di “alcune lacune nei dati“, tra cui la valutazione di una delle impurità nel glifosato, la valutazione del rischio alimentare per i consumatori e la valutazione dei rischi per le piante acquatiche.
Infine, il documento indica anche tutta una serie di questioni in sospeso e la presenza di lacune nei dati che però non infandrà a inficiare il rinnovo da parte della Commissione europea dell’autorizzazione all’uso del glifosato nell’Unione europea.
Eppure…
Eppure, anche recentemente, nel 2020, due ricercatori dell’Istituto di Ricerca sul Cancro dell’Università di Medicina di Vienna hanno valutato la qualità degli studi sulla genotossicità del glifosato presentati alle autorità dell’UE per l’attuale procedura di rinnovo e hanno concluso che era in gran parte «non affidabile” o solo “parzialmente affidabile”
Dopo la classificazione dello IARC del 2015, nuove ricerche indipendenti hanno fatto maggiore chiarezza sugli effetti negativi del glifosato sulla salute, dimostrando inoltre che il glifosato può essere tossico per le api.
Fra il 2012 e il 2015 diverse autorità pubbliche hanno plagiato le valutazioni della multinazionale di biotecnologie agrarie Monsanto sulla letteratura esistente relativa agli impatti del glifosato sulla salute e le hanno presentate come proprie conclusioni. Nel 2017, i “Monsanto papers” statunitensi hanno mostrato che la Monsanto (ora Bayer) ha interferito su studi per promuovere la sicurezza del glifosato e attaccare lo IARC.
Il parere odierno dell’EFSA è l’ennesima beffa nei confronti dei cittadini europei, che già nel 2017 avevano chiesto ai decisori politici di vietare il glifosato, e nei confronti del Parlamento europeo, che aveva chiesto di eliminare l’uso del glifosato entro dicembre 2022 – conclude Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. È vitale che l’Italia e gli altri Paesi membri votino contro il rinnovo dell’autorizzazione al glifosato, per dare priorità alla tutela delle persone e dell’ambiente, e non al fatturato dell’industria dei pesticidi.
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Fonti: EFSA / Greenpeace
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