Grano, scenari imprevedibili con lo stop delle esportazioni dall’Ungheria (e forse anche dalla Bulgaria)

Decreti governativi e controlli speciali alle dogane ecco come si sta rallentando l’approdo di grano anche verso l’Italia

Mentre le azioni di guerra continuano sul territorio ucraino, nel resto del mondo sembra essere iniziare la guerra del grano. Ucraina e Russia pesano per circa il 29% del commercio mondiale di questo cereale e il prezzo di materie come grano, orzo e mais, solo per citarne alcuni, sono schizzati alle stelle.

Ungheria stop all’export di grano

Ed ecco che c’è chi prende provvedimenti drastici come l’Ungheria di Viktor Orban che ha precisato, nel corso del congresso nazionale degli agricoltori, come le conseguenze della guerra saranno avvertite anche dagli agricoltori. Per voce del Ministro per l’agricoltura, Istvan Nagy, è stata resa nota l’approvazione di un decreto che vieta le esportazioni di grano come misura cautelativa per via delle conseguenze degli scontri e anche dell’aumento dei prezzi.

Bulgaria, potrebbe fare lo stesso?

Un atteggiamento protezionistico, ancora non sfociato in una vera e propria norma, è quello che da qualche giorno viene lamentato nei confronti della Bulgaria. Diversi produttori stanno accusando un irrigidimento dei controlli doganali e il conseguente rallentamento che subiscono i carichi delle navi destinati alle esportazioni di beni quali appunto il grano. Dall’ufficio doganale arriva non secco “no” all’ipotesi di divieti e parla solo di un semplice aumento nei controlli.

“Dobbiamo prepararci agli scenari peggiori” avrebbe detto il vicepremier Assen Vassilev alla tv pubblica BNT. L’intento del Paese è quello di rafforzare le proprie riserve di grano acquistandone anche dai produttori locali, per circa 1,5 milioni di tonnellate, per garantire di soddisfare il fabbisogno per tutto il prossimo anno.

Tavolo presso il MIPAAF

Il 10 marzo il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, ha convocato un tavolo con focus sulla situazione del grano alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Il Presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha osservato come sia necessaria un’azione comunitaria nei confronti della decisione del governo ungherese:

“Spetta alla Commissione europea il compito di assicurare il regolare funzionamento del mercato unico. Va respinto qualsiasi tentativo di protezionismo alimentare tra gli Stati membri dell’Unione.

Scenari imprevedibili

Di certo questa guerra che il governo di Vladimir Putin ha provocato, avrà conseguenze di medio e lungo termine: l’Ucraina che resiste agli attacchi nemici, non potrà tornare in breve tempo a assumere di nuovo il ruolo di granaio dell’Europa. La priorità è quella di non soccombere sotto le bombe nemiche e, ovviamente, non quella di curare i campi. Il World Food Programme lancia un allarme poiché da questa guerra potrebbe derivare una delle peggiori crisi alimentati globali: ad essere colpiti, in modo particolarmente duro, saranno ancora una volta i paesi più poveri.

C’è però chi sta pensando a un futuro economico con la Russia: è il Pakistan che ha siglato un accordo con il Cremlino per l’importazione di 2 milioni di tonnellate di grano russo, per l’acquisto di gas naturale oltre all’impegno di “porre le basi di una relazione a lungo termine”. Un’intesa avvenuta alla fine di due giorni di incontri del Primo Ministro Imran Khan con Putin, culminati il 24 febbraio. Una giornata che il mondo non potrà più dimenticare poiché iniziava la sequela di attacchi contro l’Ucraina.

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FONTI: Confagricoltura; Reuters; World Food Programme; Governo Pakistan

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