Le attuali ricerche in corso da parte di alcuni scienziati inglesi riaprono le discussioni in merito alla possibilità di modificare geneticamente il grano in modo da ottenerne una varietà resistente agli afidi, che non richiederebbe l’impiego di pesticidi dall’esterno per la loro sconfitta, e che potrebbe garantire un incremento della produzione di tale cereale. La varietà di grano attualmente sotto osservazione sarebbe in grado di emettere da sé una sostanza repellente nei confronti degli insetti, dalla quale essi non verrebbero uccisi, ma semplicemente allontanati.
Le attuali ricerche in corso da parte di alcuni scienziati inglesi riaprono le discussioni in merito alla possibilità di modificare geneticamente il grano in modo da ottenerne una varietà resistente agli afidi, che non richiederebbe l’impiego di pesticidi dall’esterno per la loro sconfitta, e che potrebbe garantire un incremento della produzione di tale cereale. La varietà di grano attualmente sotto osservazione sarebbe in grado di emettere da sé una sostanza repellente nei confronti degli insetti, dalla quale essi non verrebbero uccisi, ma semplicemente allontanati.
Non sono mancate le proteste da parte di coloro che temono che la nuova specie di grano possa essere diffusa a livello nazionale mettendo a rischio sia le coltivazioni di grano comune già esistente, sia la nostra salute, per via di una modificazione genetica che potrebbe essere accolta avversamente da parte del nostro organismo. Un fatto non del tutto improbabile dati i crescenti casi, anche nel nostro Paese, di ipersensibilità o intolleranza al glutine, che potrebbero essere legati a modificazioni genetiche operate sul grano in passato.
I ricercatori del Rothamsted Research hanno deciso di comunicare apertamente e pubblicamente con gli ambientalisti i propri progressi nelle operazioni in corso relativamente al grano geneticamente modificato, spinti in particolare dal desiderio di rendere noto come la nuova varietà di grano OGM potrà permettere in futuro la coltivazione della stessa senza il ricorso all’impiego dei pesticidi ora utilizzati per combattere gli afidi.
A parere degli ambientalisti, finora però non vi sarebbero prove sufficienti a sostenere che tale varietà di grano non avrà mai bisogno in futuro di essere trattata con alcun tipo di pesticida o di sostanza chimica necessaria a promuoverne la crescita o la difesa dagli attacchi da parte di agenti esterni, secondo l’ottica che guida solitamente l’agricoltura intensiva. Resta inoltre tuttora ignoto se alimenti preparati utilizzando grano OGM risulteranno completamente sicuri per la salute.
Grazie alle modifiche subite in laboratorio, il grano OGM è in grado di produrre un feromone denominato E-beta-farnesene, che riuscirebbe a tenere alla larga gli afidi dalle colture. Secondo quanto dichiarato dagli oppositori alle sperimentazioni genetiche sul grano, i ricercatori avrebbero scelto di apporre modifiche ad esso tramite geni molto simili a quelli facenti parte del DNA delle mucche.
La risposta degli esperti è che il ricorso ad una simile manovra sarebbe stato effettuato per garantire il funzionamento degli stessi, affinché il grano non riuscisse ad apporre il proprio controllo sul nuovo gene, bloccandone o inibendone l’attività. I ricercatori, nel caso la nuova varietà di grano si riveli priva di difetti, sarebbero pronti a diffonderla liberamente in tutto il mondo. Ma a quale prezzo? Siamo certi che simili modificazioni genetiche siano realmente innocue per l’ambiente e per coloro che lo popolano? E che, soprattutto, siano davvero necessarie a garantire una produzione agricola in grado di sfamare la popolazione mondiale?
Marta Albè