Glifosato: secondo le prove scientifiche provoca il cancro, ma la valutazione UE le respinge tutte

Nelle settimane scorse l’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, aveva respinto l’ipotesi secondo cui il glifosato è cancerogeno per l’uomo, allontanando di fatto l’ipotesi di una sua messa al bando, attesa per luglio 2023. Ora i gruppi ambientalisti lanciano l'allarme: "è tutto sbagliato"

“La valutazione positiva dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche per la vendita di glifosato è viziata nella sostanza”. Lo affermano gli attivisti ambientali, che in un lungo rapporto mettono nero su bianco le gravi carenze scientifiche e le distorsioni nell’interpretazione degli standard scientifici quanto all’utilizzo del discusso erbicida.

Il glifosato è il diserbante più utilizzato al mondo e la sua concessione in licenza da parte dell’Unione europea è diventata una pietra miliare nella infinita battaglia tra ambientalisti e agroindustria sul futuro dell’agricoltura. Ora, però, le organizzazioni hanno espresso serie preoccupazioni dopo che il Comitato per la valutazione dei rischi (RAC) dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha concluso che il glifosato non soddisferebbe i criteri per essere etichettato come agente cancerogeno o genotossico.

E intanto, solo due giorni fa, uno studio ha scoperto che il glifosato stava seriamente danneggiando la capacità dei bombi selvatici di regolare le temperature delle colonie.

Dov’è la verità? Il nuovo rapporto della ONG Health and Environment Alliance (HEAL) afferma che la valutazione dell’ECHA contiene “gravi carenze scientifiche che ne mettono in dubbio l’obiettività scientifica”, a causa di un presunto rigetto dei risultati di 10 studi su 11 che collegano l’ingrediente erbicida alla formazione di tumori.

Il rapporto

Dal momento che le istituzioni europee e gli Stati membri hanno avviato il processo di rivalutazione del glifosato in vista di un possibile rinnovo, l’HEAL ha riesaminato gli 11 studi forniti dalle aziende di pesticidi nel 2019. Studi ahinoi effettuati sui ratti, ma che sono serviti alle aziende come parte della domanda di rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida.

L’HEAL ha così riscontrato l’opposto di quanto sostenuto dall’Ue che continua a basarsi sulle argomentazioni dell’industria che definisce quei tumori “casuali” e dimostra piuttosto la presenza di tumori statisticamente significativi. Ciò, quindi, farebbe nuovamente tornare alla necessaria classificazione del glifosato come “probabile cancerogeno” da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC).

Negli studi analizzati nel report sono stati trovati di fatto tutti linfomi maligni, tumori del rene e del fegato e cheratoacantomi della pelle.

In laboratorio, si sono sviluppati tumori con incidenze significativamente – spiega Peter Clausing, coautore dell’analisi. Tuttavia, i valutatori del rischio dell’UE hanno respinto tutti i risultati del tumore dalla loro analisi, concludendo che si sono verificati tutti per caso e che nessuno di essi era effettivamente correlato all’esposizione al glifosato.

La decisione dell’ECHA di non applicare nemmeno una classificazione di cancerogenicità secondaria – usata dove le prove sono limitate – rimane insomma “incomprensibile”, afferma il rapporto. L’ultima revisione ECHA si è attenuta strettamente alle raccomandazioni formulate da un “Gruppo di valutazione sul glifosato” composto da esperti di quattro Paesi: Francia, Paesi Bassi, Ungheria e Svezia, mentre il parere completo del comitato di valutazione dei rischi (RAC) di Echa, che prepara le basi per una sentenza più definitiva dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) il prossimo anno, sarà pubblicato a metà agosto.

L’attenzione nel dibattito sul glifosato in Europa si sposterà ora sulla prossima valutazione dell’Efsa. L’Ue dovrebbe decidere se concedere nuovamente la licenza al prodotto entro il 15 dicembre 2022, anche se potrebbe essere possibile anche un’estensione temporanea della licenza esistente.

QUI trovate il rapporto completo.

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Fonte: HEAL

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