Secondo un ricco panel di esperti la valutazione positiva dell’EFSA si è basata negli anni soltanto su dati scientifici troppo “accomodanti”.
Su quali basi le autorità dell’Unione europea avrebbero affermato che il glifosato “non è genotossico”? Secondo un ricco panel di esperti la valutazione positiva dell’EFSA si è basata negli anni soltanto su dati scientifici troppo “accomodanti”
Una nuova analisi scientifica conclude che l’affermazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) secondo cui il glifosato non sarebbe genotossico non può essere giustificata sulla base degli studi dei produttori. Dei 53 studi finanziati dall’industria e utilizzati per l’attuale autorizzazione dell’UE del glifosato, infatti, 34 sono stati identificati come “non affidabili“, 17 come “parzialmente affidabili” e solo 2 studi come “affidabili” da un punto di vista metodologico.
È quanto emerge dallo studio “Evaluation of the scientific quality of studies concerning genotoxic properties of glyphosate”, finanziato dalla ONG SumOfUs e condotto da Armen Nersesyan e Siegfried Knasmueller, due esperti di genotossicità dell’Institute of Cancer Research della Medizinische Univerität di Vienna, che dicono come
Un excursus necessario che sembra rivelare e confermare solo una cosa: la valutazione del glifosato dell’Unione europea era basata su una scienza imperfetta. E ora, sono parecchie le organizzazioni della società civile dell’iniziativa dei cittadini europei (ECI) “Stop Glyphosate” a chiedere all’EFSA di tenere conto di queste nuove scoperte nella nuova procedura di autorizzazione del glifosato, che scade il 15 dicembre 2022.
A premere per rinnovare quella autorizzazione sono, nemmeno a dirlo, lobby dell’industria dei pesticidi. La valutazione della domanda di rinnovo Ue del glifosato è stata effettuata dall’AGG, costituito dalle autorità per la valutazione dei principi attivi di Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia (l’ultima procedura di valutazione è stata gestita dalla sola Germania): leggi anche: Glifosato: doveva essere il primo Stato europeo a vietarlo, ora la Francia guida la battaglia per farlo reintrodurre in Europa
La valutazione è stata inviata all’EFSA il 15 giugno e si basava su un fascicolo presentato la scorsa estate dai richiedenti, il Glyphosate Renewal Group (GRG).
Gli studi di genotossicità indicano il rischio di cancro e danni riproduttivi posti da una sostanza chimica. Le autorità pubbliche coinvolte nella precedente procedura di autorizzazione europea, ovvero l’Autorità sanitaria tedesca BfR e l’EFSA, hanno erroneamente accettato questi studi di settore come prove chiave dell’assenza di genotossicità da glifosato. L’EFSA ha utilizzato questa scienza errata come base per contraddire la conclusione del 2015 dell’International Agency for Research on (IARC) secondo la quale il glifosato “probabilmente causa il cancro, dicono dal Corporate Europe Observatory (ECA).
Ora, il primo screening del nuovo dossier della lobby industriale che chiede di dare il via libera al glifosato dell’industria del 2020 dimostra che ben 38 dei 53 studi di genotossicità (sia sul glifosato puro che sui prodotti a base di glifosato) utilizzati nella valutazione precedente sono state presentate ancora una volta alle autorità dell’UE “da Bayer Agriculture BV, a nome del Glyphosate Renewal Group“.
Questa nuova analisi scientifica mostra ancora una volta che la pretesa dell’Unione europea di disporre della procedura di autorizzazione dei pesticidi più rigorosa al mondo deve essere presa con le pinze. La procedura di autorizzazione in atto non è evidentemente sufficientemente rigorosa per rilevare errori nell’esecuzione degli studi normativi che sono considerati ciecamente il gold standard, ma questi erano al centro dell’approvazione Ue del mercato del glifosato nel 2017 e ora sono stati presentato di nuovo nel tentativo di annacquare le prove scientifiche che il glifosato può causare il cancro ed è un pericolo per la salute umana, spiega Angeliki Lyssimachou, scienziata dell’Health and Environment Alliance (HEAL).
Le tappe nella storia del glifosato
- Attualmente il periodo di approvazione dell’uso del glifosato nell’UE è esteso fino al 15 dicembre 2022: fino a tale data il pesticida può essere utilizzato come sostanza attiva nei prodotti fitosanitari (ma rimarrebbe la condizione secondo cui ciascun prodotto sia autorizzato dalle autorità nazionali a seguito di una valutazione della sicurezza)
- L’approvazione quinquennale è stata concessa dalla Commissione europea nel 2017, dopo le valutazioni distinte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA)
- Nel 2019 il richiedente, un gruppo di imprese del cosiddetto Glyphosate Renewal Group (GRG), ha presentato domanda formale di rinnovo dell’approvazione dell’uso del glifosato dopo la scadenza del periodo in corso, alla fine del 2022. Tale domanda ha dato avvio al processo di rinnovo previsto dalla legislazione dell’UE
- La Commissione europea ha affidato a quattro Stati membri, Francia, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria (il gruppo di valutazione del glifosato, AGG), il compito di agire congiuntamente come «relatori» e di effettuare la valutazione iniziale
- L’8 giugno del 2020 il richiedente ha presentato all’AGG un fascicolo contenente gli studi scientifici e i dati della letteratura richiesti.
- L’AGG ha completato la propria valutazione e il 15 giugno 2021 e l’ha trasmessa all’EFSA sotto forma di relazione di valutazione del rinnovo per avviare il processo di revisione paritaria e contemporaneamente ha trasmesso all’ECHA una proposta di classificazione ed etichettatura armonizzate (fascicolo CLH), che fungerà da base per la classificazione dell’ECHA
- Parallelamente alla valutazione condotta dall’EFSA, l’ECHA sta svolgendo una revisione della classificazione del glifosato nell’ambito del regolamento dell’UE relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio (CLP). La classificazione delle sostanze chimiche si basa esclusivamente sulle loro proprietà pericolose e non tiene conto della probabilità di esposizione a esse, che è considerata parte del processo di valutazione del rischio effettuato dall’EFSA
- La valutazione dell’ECHA sarà presentata prima delle conclusioni dell’EFSA, previste per il terzo o quarto trimestre del 2022.
Una rigorosa procedura di autorizzazione è una condizione necessaria, ma non sufficiente per proteggere la salute delle persone e dell’ambiente. Nel 2017 le autorità dell’Unione Europea hanno violato la loro proprie regole per garantire un risultato che piaccia all’industria chimica. Non si ottiene molto se le regole e le raccomandazioni sono sulla carta, ma non vengono applicate, conclude Peter Clausing, tossicologo di Pesticide Action Network Germany (PAN Germany).
Questa nuova ampia revisione scientifica, insomma, mette ancora una volta il dito nella piaga: possibile che sia i regolatori nazionali che le autorità dell’Ue non prestino la dovuta attenzione alla qualità degli studi del settore. Certo che sì, se si pensa che, invece di proteggere la salute delle persone e l’ambiente, non mira a servire gli interessi dell’industria dei pesticidi.
Fonti: Institute of Cancer Research, Department of Medicine I, Medical University of Vienna / EFSA
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