L'Europa sta valutando se introdurre 26 colture geneticamente modificate, di cui 19 geneticamente progettate per essere tolleranti agli erbicidi. In America questa scelta è stata deleteria, come dimostrano un rapporto e un documentario di Greenpeace
Un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Un nuovo studio dimostra come con gli OGM resistenti agli erbici ci sia stato un aumento esponenziale in Europa dei diserbanti. A diffonderlo Greenpeace alla vigilia della discussione sulle nuove autorizzazioni di colture geneticamente modificate.
La Commissione Ue sta valutando tale possibilità, con l’introduzione di 19 varietà vegetali in grado di resistere e sopravvivere all’uso degli erbicidi. Un’idea a dir poco discutibile e già oggetto di critiche da parte degli ambientalisti.
Non con le chiacchiere, s’intende. A parlare sono i dati. Un rapporto commissionato da Greenpeace all’economista agrario Charles Benbrook, dal titolo Colture resistenti al glifosato nell’Unione Europea, ha mostrato che l’uso degli erbicidi, lungi dal favorire l’agricoltura, è diventato un problema negli States. Perché? Non sono sole le colture a diventare ‘resistenti’, ma anche circa 25 varietà di piante infestanti, divenute tolleranti al glifosato. In questo modo i costi di produzione, il volume e l’ecotossicità dei diserbanti necessari per prevenire perdite eccessive dei raccolti hanno messo in discussione i vantaggi prettamente economici. Inutile dire che gli svantaggi ambientali e legati alla salute sono dati per scontato.
Al momento, 26 colture geneticamente modificate attendono l’approvazione da parte dell’Unione Europea. Di esse, 19 sono geneticamente progettate per essere tolleranti agli erbicidi. Nel corso dell’anno, Greenpeace ha viaggiato attraverso l’Argentina e gli Stati Uniti per mettere in guardia gli agricoltori e le comunità sul fatto che le monocolture tolleranti agli erbicidi abbiano colpito la loro economia, il loro ambiente e soprattutto la loro salute, come mostra il film Growing Doubt, girato da Greenpeace durante il tour americano.
Secondo il rapporto, su un periodo di 14 anni ossia dal 2012 al 2025, ci sarebbero delle variazioni – in alcuni casi aumenti fino a 15 volte – nell’uso di glifosato per prodotti come mais, soia e barbabietola da zucchero OGM nell’UE.
“Gli agricoltori negli Stati Uniti non riescono a liberarsi dal circolo vizioso in cui sono finiti a causa degli OGM tolleranti agli erbicidi. Il ricorso a questi prodotti ha innescato lo sviluppo e la rapida diffusione di quasi due dozzine di varietà di piante infestanti resistenti al glifosato” ha detto Benbrook. Il documentario ha mostrato le preoccupazioni delle comunità agricole locali, che hanno testimoniato gli impatti delle monocolture OGM tolleranti agli erbicidi sulla loro economia. In particolare, Wendel Lutz e Wes Shoemyer, due agricoltori statunitensi presenti nel documentario, sono venuti ora in Europa per mettere in guardia i colleghi europei.
“Abbiamo visto che fine hanno fatto con gli OGM le comunità agricole in Argentina e negli Stati Uniti e quello che succederà a quelli europei ormai èchiaro: più costi e più dipendenza dalle multinazionali” ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna OGM di Greenpeace. “Autorizzando la coltivazione di questi OGM in Europa, la Commissione Europea si schiererebbe contro il mondo agricolo comunitario che invece chiede un rafforzamento delle procedure di valutazione dei rischi OGM“.