A causa dei cambiamenti climatici, aumenterà il numero di persone che soffrono la fame, principalmente nell'Africa Sub-sahariana. L'appello di ActioAid ai grandi della Terra riuniti a Durban
Entro la fine di quest’anno saranno oltre 1 miliardo le persone nel mondo che soffriranno la fame. A lanciare l’allarme è stato ActionAid, che in occasione della , ha sottolineato come i cambiamenti climatici potrebbero mettere a repentaglio altre 50 milioni di persone entro il 2020. I più colpiti, com’è facile intuire, sarebbero i piccoli agricoltori, la maggior parte dei quali sono donne, a causa della crescente siccità che ha colpito l’Africa orientale.
Il secondo giorno dei lavori di Durban 2011 si apre dunque con questa triste certezza. Gran parte dei paesi africani rischiano grosso. Secondo ActionAid, infatti, in alcuni paesi le rese legate alle colture pluviali potrebbero venire dimezzate entro il 2020, tra meno di dieci anni, per via delle conseguenze legate ai cambiamenti climatici. Ma non è tutto. Entro il 2050, secondo le stime fornite dal World Food Program, il numero di persone a rischio fame a causa del cambiamento climatico è destinato ad aumentare dal 10 al 20%. E l’Africa sub-sahariana rischia di essere l’area più colpita.
Per questo, occorre muoversi e in fretta al fine di scongiurare una simile possibilità divenuta quantomai concreta. E la nuova campagna di ActionAid, HungerFREE, ha proprio questo scopo: quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema, spingendo d’altra parte i grandi della Terra riuniti per le prossime due settimane proprio in Sudafrica, a prendere le contromosse per far fronte a questo imminente problema.
Anche nel corso delle precedenti conferenze sul Clima, come quella di Copenhagen, i paesi sviluppati accetteranno lo stanziamento di 100 miliardi dollari da destinare ogni anno fino al 2020 al sostegno di Paesi in via di sviluppo, nell’affrontare la crisi climatica. Le risorse sarebbero un grosso aiuto per gli agricoltori impoveriti, attraverso l’adozione e l’utilizzo di nuove tecniche agricole sostenibili, in grado di metterli al sicuro in periodi o situazioni negative, quali inondazioni o anche siccità. Ma tali investimenti potrebbero addirittura garantire la sicurezza in caso di catastrofi naturali, rendendo più solidi ospedali e scuole. Pochi sono stati tuttavia i progressi dal 2009 ad oggi.
E ancor meno le promesse mantenute. Eppure, secondo ActionAid, non sarebbe difficile reperire questi 100 miliardi annui che potrebbero salvare le vite umane e l’ambiente, partendo da una piccola tassa sulle transazioni finanziarie del carburante o sulle navi e gli aerei. Un approccio vincente, secondo Actionaid, nell’ambito dell’UNFCCC sarebbe dunque la decisione di tassare la spedizione di inquinanti e le industrie aeronautiche: “Le emissioni provenienti da queste due industrie producono circa l’8% delle emissioni globali di gas serra, e le loro emissioni sono in rapida crescita. Una tassa modesta sul carburante di questi settori potrebbe generare già 40 miliardi di euro l’anno”.
E l’invito di Actionaid non può che passare per il web. Spargere la voce, portare alla ribalta il fatto che i cambiamenti climatici possano aumentare il numero di persone che soffrono la fame, nel giro di pochi anni. E allora, perché non raccontarlo agli amici, condividendo il video di Actionaid su Facebook e Twitter? E cosa vorreste dire ai nostri rappresentanti presenti a Durban? Quali proposte attuare per salvare il pianeta e le vite umane?
Volete conoscere i luoghi più a rischio del pianeta? Eccoli segnati su questa mappa. Speriamo che grazie alle decisioni prese a Durban, riusciremo a cancellarne una gran quantità. Il messggio di ActionAid è chiaro: combattiamo la fame e i cambiamenti climatici, insieme.