Dall’uva alla bottiglia: così la canapa migliora produzione e qualità del vino

Uno studio triennale ha dimostrato il potenziale della canapa nel settore della viticoltura. L'uso della pianta erbacea è associato a migliori condizioni del suolo come a una migliore qualità del prodotto finito: il vino

L’approccio scelto nella viticoltura determina e influenza ogni processo di produzione. Pensiamo ad esempio al biodinamico, filosofia che si applica al vino seguendo il ritmo della natura senza stravolgere i suoi cicli e le sue componenti, oppure al concetto di biologico che tutti bene o male conosciamo.

Anche nel mondo enoico l’interesse per la sostenibilità è cresciuto negli anni così come la ricerca di elementi naturali da utilizzare in vigna. Uno di questi è la canapa, ma può questa pianta erbacea apportare benefici ai vigneti e incidere positivamente sulla qualità del vino?

A suggerirlo è uno studio scientifico della durata di 3 anni condotto in Nuova Zelanda. La ricerca, dal titolo Hemp as a cover crop in New Zealand vineyards: a feasibility study, ha indagato sulle potenzialità della canapa come coltura di copertura in vigna.

Le colture di copertura, dette anche cover crop, agiscono da scudo naturale del suolo in quanto proteggono il terreno dall’erosione, da parassiti e non per ultimo contribuiscono ad arricchirlo di materia organica. Perché non provare dunque con la canapa nei vitigni della Nuova Zelanda.

Nel corso dello studio sono stati piantati semi di cannabis sativa cv Kompolti in un vigneto di Sauvignon blanc nella regione Marlborough, sull’Isola del Sud. Sin da subito si è notato come la canapa avesse attecchito senza bisogno di irrigazione supplementare anche durante la stagione secca.

canapa vino

@via Issuu

Ma non è stato questo l’unico dato incoraggiante. I risultati non sono tardati ad arrivare, come confermato dai test condotti nella ricerca. L’uso della canapa ha infatti contribuito a migliorare il suolo.

La sua capacità di sopravvivere con poca acqua, il suo robusto apparato radicale che aggiunge carbonio al terreno e la sua capacità di crescere e migliorare i terreni compattati, lo rendono uno strumento utile per la gestione dei vigneti”, ha affermato l’autore Mark Krasnow.

Un suolo migliore indica di conseguenza una migliore qualità del vino, superiore, come si legge nello studio, per via di una maggiore popolazione di lieviti autoctoni sulle uve. Questi lieviti innescano una fermentazione alcolica spontanea che avrebbe come risultato la produzione di vini unici e di pregio.

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