Cos’è questa storia che la Corte di Giustizia europea sta aprendo la strada ai cibi geneticamente modificati?

La Corte di giustizia europea si è espressa in merito ad un argomento alquanto controverso. Si tratta della tecnica di mutagenesi causale in vitro che, a dire degli esperti Ue, non è OGM

La Corte di Giustizia Ue, su richiesta del Consiglio di Stato Francese, ha emesso ieri la sua sentenza in merito al metodo della mutagenesi casuale in vitro, utilizzata in molte applicazioni e definita ora ufficialmente non OGM. Ma di che metodo si tratta?

Come si legge nel documento redatto dalla Corte di Giustizia:

Mutagenesi casuale significa che la frequenza delle mutazioni genetiche spontanee negli organismi viventi aumenta. Questo metodo di mutagenesi può essere applicato in vitro (i mutageni vengono utilizzati nelle cellule vegetali, quindi nell’intera pianta riprodotti artificialmente) o in vivo (gli agenti mutageni sono utilizzati nell’intera pianta o in parti della pianta).

In parole povere, si tratta di una tecnica di modificazione genetica che, partendo dai geni, introduce delle mutazioni che vengono poi impiantate in un organismo. Un sistema che ha il grande vantaggio di riuscire a selezionare varietà di piante più produttive ma anche più resistenti ad intemperie e parassiti.

Nonostante si tratti appunto di una modificazione genetica, l’Ue non la considera OGM e scrive:

Organismi ottenuti con il metodo in vitro (metodo) di mutagenesi tradizionalmente utilizzato in molte applicazioni e da tempo riconosciuto come sicuro rispetto a questi campi di applicazione, non rientra nell’ambito di applicazione della presente direttiva. La direttiva 2001/18/CE1 definisce un metodo generale per la valutazione del rischio caso per caso in relazione al rilascio di organismi geneticamente modificati (OGM), nonché obiettivi comuni per la supervisione degli OGM dopo la prevista emissione o immissione sul mercato. Inoltre, queste norme prevedono una valutazione pre-commercializzazione, autorizzazione, etichettatura o sorveglianza post-commercializzazione. Tuttavia, questa direttiva prevede un’eccezione in base alla quale la direttiva non si applica a determinati metodi (metodi) di mutagenesi (di seguito denominata eccezione).

La mutagenesi casuale viene dunque considerata un'”eccezione” che non rientra nella Direttiva sugli OGM.

Si aprono le porte agli OGM in Europa?

Secondo chi si batte contro l’introduzione degli Ogm in Europa, la risposta è sì! Il Coordinamento europeo della Via Campesina in risposta alla nuova sentenza Ue ha dichiarato:

Oggi la Corte di giustizia europea ha aperto la porta a una massiccia ondata di OGM non etichettati e non valutati nei campi degli agricoltori e nelle tavole dei cittadini europei, consentendo allo stesso tempo a un pugno di organizzazioni multinazionali di utilizzare i brevetti per appropriarsi e controllare la biodiversità delle colture.

Il problema, come segnala il Coordinamento, è che:

Queste tecniche sono tutte brevettabili e quindi non sono né naturali né tradizionali. Sono state sviluppate poco prima del 2001, contemporaneamente alla transgenesi (anche se la maggior parte dei prodotti è arrivata sul mercato ben dopo il 2001), e generano gli stessi rischi per la salute e l’ambiente che giustificano gli attuali obblighi normativi di valutazione del rischio, etichettatura e tracciabilità.

Ma la cosa più grave è che non si riusciranno a distinguere i prodotti geneticamente modificatii da quelli naturali in quanto:

A differenza del regolamento sugli OGM, questo non richiede l’indicazione di alcuna tecnica di coltivazione, né è obbligatorio divulgare i processi che consentono l’identificazione delle “firme” genetiche ed epigenetiche che le tecniche lasciano. Diventerà quindi impossibile per agricoltori e consumatori distinguere questi OGM da qualsiasi altra pianta non OGM coltivata convenzionalmente. Le aziende sementiere potranno commercializzare OGM dichiarando di aver utilizzato queste tecniche di mutagenesi in vitro e registrando direttamente nel catalogo le loro nuove varietà.

Quella presa dall’Ue è quindi una decisione che viene definita dagli ambientalisti “pericolosa e contradditoria”.

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Fonte: Corte di Giustizia dell’Unione Europea

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