Consumo suolo: il cemento sta spazzando via interi ettari destinati all’agricoltura

Che l’Italia fosse preda della cementificazione era cosa risaputa, ma questa volta la Legambiente ha messo tutto nero su bianco, pubblicando un nuovo Rapporto sul Consumo di Suolo nel nostro Paese, dove emerge un dato inquietante: ogni anno solo in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna ben 10.000 ettari di suolo vengono spazzati via dal cemento di palazzi e infrastrutture.

Che l’Italia fosse preda della cementificazione era cosa risaputa, ma questa volta la ha messo tutto nero su bianco, pubblicando un nuovo Rapporto sul Consumo di Suolo nel nostro Paese, dove emerge un dato inquietante: ogni anno solo in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna ben 10.000 ettari di suolo vengono spazzati via dal cemento di palazzi e infrastrutture.

Un dato che, come già emerso dal recente dossier Ambiente Italia 2011 da un lato, evidenzia la scarsa considerazione delle istituzioni verso il suolo e l’importanza del paesaggio, dall’altra mette in risalto la drammaticità dell‘erosione dei terreni coltivabili, che garantiscono la qualità e la varietà della produzione ortofrutticola che – a sua volta – è alla base del “made in Italy”.

Ancora un a volta – come conferma Legambiente – questo drammatico fenomeno è dato dalla “mancanza di regole di tutela del suolo” che “è alla base di gravi danni ambientali e costi sociali”.

Ma c’è di più, perché secondo il Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, presentato mercoledì scorso a Milano da Legambiente e INU editore, la metà del suolo spazzato via ogni anno dalla cementificazione indiscriminata è rappresentato da ambienti naturali, coperti da vegetazione spontanea (soprattutto in Sardegna e in alcune zone della Lombardia) e ciò comporta non solo un danno al paesaggio, ma anche una profonda ferita alle aree coltivate, che producono materie prime, e perfino al turismo, da sempre attratto dalle bellezze naturali del nostro Paese.

Il rapporto restituisce un quadro del consumo di suolo agricolo e naturale che non è rallentato ed è avvenuto a velocità differenti, in modo sempre più disperso sul territorio – ha detto Paolo Pileri del Politecnico di Milano, uno dei curatori del rapporto -. Ad essere erose sono le risorse agricole e di biodiversità che costituiscono uno dei beni comuni più importanti, oltre ad essere un fattore competitivo nel rapporto con altri Paesi europei nei quali sono in atto da tempo politiche ambientali ed urbanistiche incisive contro il consumo di suolo e i suoi costi sociali. Per questa ragione, contabilità come questa risultano indispensabili per comprendere quanto sia opportuno ed urgente frenare la perdita di suoli liberi”.

E l’erosione di territorio provoca naturalmente una forte riduzione del numero di superfici agricole: un fenomeno che ogni anno conta la perdita di due aziende agricole di medie dimensioni. Una minaccia ambientale quindi, ma anche produttiva, che rischia di compromettere la già difficile situazione economica del nostro Paese.

Il territorio italiano si sta rapidamente metropolizzando – ha sottolineato il presidente INU, Federico Oliva -. Alla città tradizionale si sta sostituendo una nuova città nella quale accanto alla periferia si sono sviluppate aree a bassa densità sollecitate da motivazioni economiche (il minor costo delle aree) e dalla ricerca di una miglior qualità della vita. Questa nuova città, in cui vive oltre il 60% dell’intera popolazione italiana, presenta una generale condizione di insostenibilità: per l’elevato consumo di suolo, per l’aumento del traffico motorizzato individuale che sollecita, per i nuovi squilibri e le nuove forme di congestione che determina, per la mancanza di spazio pubblico. Contenere la metropolizzazione del territorio e il crescente consumo di suolo deve dunque essere una priorità per le politiche territoriali del nostro Paese”.

Per combattere questo fenomeno, e tutte le sue conseguenze, è necessario che enti e istituzioni si mettano a tavolino per riprogrammare le attività e rivedere le dinamiche che stanno dietro alle licenze e alle concessioni ai costruttori.
Nella legislazione italiana – ha detto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – e in quella delle Regioni, mancano ancora regole efficaci sulle facoltà di trasformazione dei suoli è questo che ci ha spinto a farci promotori di un progetto di legge popolare, che introduce oneri a carico di chi, potendo riutilizzare aree dismesse della città, decida invece di costruire in aree aperte. Qualunque sia la politica che una regione attua per il governo del territorio, riteniamo irrinunciabile che essa sia confortata da un’attività di verifica e monitoraggio, oggi estremamente lacunosa, e questa è una delle ragioni che ci ha spinto ad impegnarci nell’elaborazione del rapporto”.

La cementificazione sta mangiando una quota sempre maggiore di superficie agricola anche in Europa. A lanciare l’allarme non sono i ‘soliti ambientalisti’, ma l’European Environment Agency (EEA) che nel suo recente SOER2010 dedica il capitolo Land use proprio all’analisi del cambiamento della destinazione d’uso del suolo nel periodo 2000/2006. La prima tendenza che emerge dal rapporto è la crescita della superficie artificiale europea – composta prevalentemente da aree residenziali, commerciali e ricreative – a scapito dei terreni agricoli del Vecchio Continente.

Il consumo di suolo rappresenta, anche a livello europeo, una delle minacce più preoccupanti per la biodiversità e per l’accesso alla terra. Per contrastare e fermare la crescente cementificazione delle superfici agricole europee dovrebbe intervenire in modo deciso la Politica Agricola Comune (PAC). In particolare la PAC dovrebbe dare nuovo impulso alle aree agricole delle zone cosiddette svantaggiate, o ad alto valore naturale, come le nostre montagne e le nostre aree collinari, aumentando i finanziamenti destinati a queste aree. Oltre all’intervento della PAC sarebbero necessarie anche politiche nazionali di ricomposizione fondiaria e tutela del territorio” – commenta Andrea Ferrante, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) agli allarmanti dati sulla cementificazione del territorio che arrivano dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.”La combinazione di urbanizzazione, cementificazione e agricoltura intensiva non solo mangiano suolo, ma provocano anche il degrado dei terreni, minacciano i servizi ecosistemici forniti naturalmente dalle superfici agricole e causano la perdita della fauna selvatica. Come se non bastasse sono in declino anche le aree semi-naturali, le zone umide e le zone ricche di biodiversità.

Verdiana Amorosi

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