L'uso del pesticida clorpirifos è frutto di cinquant’anni di bugie. La sua approvazione si basa su uno studio sbagliato del 1972
Il clorpirifos è uno dei pesticidi più controversi al mondo, oggetto di cause legali e bandito solo di recente da Unione Europea e California, ma continua ad assere usato negli Stati Uniti nonostante sia collegato a gravi problemi di salute, soprattutto nei bambini. Eppure le valutazioni dell’Environmental Protection Agency (EPA) statunitense sull’insetticida chlorpirifos, introdotto nel 1965, si basano su uno studio del 1972 totalmente sbagliato perché sponsorizzato dalla Dow Chemicals, l’azienda che produce la sostanza. Uno studio mai sottoposto a valutazioni, né nuove indagini.
Tutta la vicenda è raccontata in un nuovo studio condotto dagli esperti dell’Università di Washington e pubblicato su Environment International, dal quale emerge chiaramente il conflitto di interessi.
Per quasi 50 anni, quindi, un’omissione statistica equivalente alla falsificazione dei dati non è mai venuta fuori, secondo il team di ricercatori. Il clorpirifos, un insetticida creato alla fine degli anni ’60 dalla Dow Chemical Co., è stato collegato a gravi problemi di salute,lo stesso EPA ha quasi vietato la sostanza chimica, ma nel 2017 l’amministrazione Trump ha fatto marcia indietro e ha respinto la stessa raccomandazione dell’EPA di ritirare il clorpirifos dal mercato.
Lo studio sotto accusa, il Coulston dal nome di Frederick Culston, dell’Albany Medical College, primo autore, era stato sponsorizzato da Dow Chemicals nel 1972 e stabiliva che la dose massima di esposizione fosse 0,03 mg/kg di peso corporeo al giorno. A tale valore si era arrivati omettendo, per motivi ancora sconosciuti, i dati di una parte significativa del campione. Se presi correttamente, tali dati avrebbero però abbassato il valore a 0,014 mg/kg/die, cioè alla metà del valore fissato.
“Questo lavoro dimostra che ci si è affidati all’autorità di regolamentazione dei pesticidi con risultati della ricerca che non sono stati adeguatamente sottoposti a revisioni che possono mettere in pericolo il pubblico”, si legge nel nuovo studio.
Ma non solo. Secondo il team, all’epoca nelle valutazioni del clorpirifos erano stati considerati tre gruppi di partecipanti, ma i dati erano stati raccolti in modo tale che i tre non fossero paragonabili gli uni con gli altri. Infine poi, nonostante i metodi statistici fossero migliorati nel tempo, non si è mai proceduto ad una revisione.
“Questo ha enormi implicazioni per la salute pubblica”, ha detto Lianne Sheppard, professoressa di biostatistica e salute ambientale presso la UW School of Public Health e autrice principale dello studio. “Questo studio è stato la base della politica per oltre 15 anni e poiché ha concluso che ‘nessun livello avverso è stato osservato’ lo standard è stato molto meno protettivo di quanto avrebbe dovuto essere”.
Nel nuovo studio, i ricercatori di UW hanno affermato: “Una tale omissione di dati validi senza giustificazione è una forma di falsificazione che viola tutti i codici standard della pratica della ricerca etica ed è classificata come condotta scorretta della ricerca”.
Ricordiamo che negli anni Ottanta, l’approvazione era stata estesa ai prodotti per uso domestico, ma non sono state date indicazioni specifiche nonostante le prime vittime del pesticida siano appunto i bambini. A febbraio la Corteva Agriscience, che produceva la sostanza (di proprietà di Dow) ha annunciato l’interruzione della vendita, motivando la scelta con il calo della richiesta, ma negli Stati Uniti, Trump è un sostenitore del clorpirifos e ha rimandato la decisione al 2022.
Fonti: University of Washington/ Science Direct
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