Alla fine ad avere la meglio è stata la società civile che si è mobilitata a sostegno della campagna Stop TTIP Italia: il Senato non voterà la ratifica del CETA, tutto rimandato.
Alla fine ad avere la meglio è stata la società civile che si è mobilitata a sostegno della campagna Stop TTIP Italia: il Senato non voterà la ratifica del CETA, tutto rimandato.
Migliaia di persone contro l’accordo Ue-Canada
La campagna è sostenuta da oltre 200 associazioni e 50 comitati in tutta Italia, insieme a Coldiretti, CGIL, Greenpeace, Legambiente, Arci, Movimento Consumatori, Slow Food, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. Sono state migliaia le persone che in questi mesi hanno contestato chi nel mondo della politica si è schierato a favore all’accordo Ue-Canada. Al punto che è stato riconosciuto che non ci sono le condizioni per forzare il voto.
La campagna ha scosso la politica
Ai politici sono state recapitate e-mail, lettere aperte, comunicati stampa e telefonate: un numero infinito di messaggi che li ha costretti a riflettere. E infatti molti parlamentari, anche dentro Pd e Forza Italia – come precisano gli organizzatori della campagna – hanno potuto capire più a fondo gli impatti che il CETA potrebbe avere sull’agricoltura e l’agroalimentare Made in Italy, sui diritti del lavoro e sull’ambiente, senza contare il potenziale colpo a democrazia e concorrenza che deriverebbe dall’instaurazione di un nuovo tribunale sovranazionale cucito su misura per gli investitori esteri.
Ricordiamo anche, tra gli effetti più preoccupanti dell’adozione del trattato, il via libera all’importazione di prodotti derivati da animali trattati con ormoni della crescita, l’equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie di Europa e Canada, l’importazioni di prodotti come il grano canadese trattati con il glifosato.
Le prossime mosse per fermare il CETA
La battaglia contro il trattato non termina comunque qui, il voto infatti è soltanto rimandato, anche se una nuova data non è stata ancora fissata.
“Vigileremo fino all’ultimo giorno utile d’Aula prima della pausa estiva che il CETA non venga calendarizzato ma salutiamo con sollievo la decisione di rimandarne l’esame che ormai pare presa, e che accoglie le istanze della società civile e le deliberazioni di numerose Regioni e Comuni. Tuttavia non abbassiamo la guardia, è obbligatorio bloccare ogni tentativo di riproporre un tema tanto controverso ad agosto, con gli italiani sotto l’ombrellone. Serve invece aprire un’ampia consultazione dentro il Parlamento e nelle istituzioni europee: non possiamo affidare gli accordi sul commercio agli spot promozionali dei Ministri Martina e Calenda o del premier Gentiloni, che difendono posizioni ideologiche non supportate da dati reali”, dichiara Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia.
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I due ministri vengono citati perché individuati come coloro che maggiormente stanno cercando di ricompattare le fila della maggioranza sul CETA, sostenendo che le piccole e medie aziende, agricole e non, saranno le prime beneficiarie di un accordo che abbatte dazi e regole per favorire le esportazioni. Ma, secondo i promotori della campagna, il trattato Ue-Canada è un micidiale vettore di deregolamentazione e potenziale riduzione di diritti e standard.
La Campagna Stop TTIP Italia ha anche prodotto una nuova analisi per smontare le fake news circolate sul CETA, spunto per invitare i due ministri Martina e Calenda al confronto pubblico con la società civile. Infine, per non far calare l’attenzione da parte della politica, proseguirà il mailbombing in questi giorni, prima della pausa dei lavori del Senato, rivolto al premier e ai due ministri. Obiettivo: convincerli ad affidare la ratifica del trattato al prossimo Parlamento e a riaprire in Europa un dibattito più serio e ampio su quale commercio serva per un’Italia con più benessere, più giusta, sostenibile e inclusiva.
Anna Tita Gallo