Purple carrot: dall’Abruzzo la super carota ricca di polifenoli contro l’invecchiamento

Sulla scia del sempre più crescente successo della nutraceutica, portmanteau che nasce dall’unione di nutrizione e farmaceutica, nasce in Abruzzo nella piana del Fucino la carota a polpa scura, o “purple carrot”.

Sulla scia del sempre più crescente successo della nutraceutica, portmanteau che nasce dall’unione di “nutrizione” e “farmaceutica”, nasce in Abruzzo nella piana del Fucino la carota a polpa scura, o “purple carrot”.

Lo annuncia Confagricoltura, , ricordando che la carota, in realtà, nasce proprio di colore nero, probabilmente in Afghanistan, e che solo nel 1500 divenne arancione per opera degli olandesi, i più grandi produttori di semi al mondo.

Così come il superpomodoro promette di combattere l’invecchiamento grazie alla presenza massiccia di licopene , la “supercarota” a polpa scura promette effetti antinfiammatori, antiossidanti e anticancerogeni grazie all’alta concentrazione di polifenoli, sostanze in grado di prevenire l’ossidazione delle lipoproteine e di combattere i radicali liberi.

L’originale carota viola nasce da una impresa orticola abruzzese d’avanguardia, associata a Confartigianato, che produce anche “concentrati di carote e rape rosse che l’industria utilizza come coloranti naturali -spiega Alessandro Aureli, titolare dell’azienda abruzzese diventata famosa per il “colore” dei suoi ortaggi- polpa di barbabietola per dolcificare e la linea “naturalmente priva di glutine” per celiaci (farina di carote, di mais e di grano saraceno) ”.

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Ma non ci sono solo carote viola nelle campagne del Fucino, ma anche carote gialle, ricche di luteina per chi ha problemi agli occhi, e quelle più classiche di color arancione, ricche di betacarotene.

Presto arriveranno pure quelle rosse e quelle bianche. Insomma, carote di tutti i colori per “curare” o prevenire malattie diverse.

Il nostro obiettivo è valorizzare tutta la produzione tipica della Piana del Fucino nella direzione del benessere”, aggiunge Aureli, confermando quanto la richiesta dei “super” ortaggi da parte dell’industria agroalimentare sia in continua crescita.

Roberta Ragni

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