Questa è la qualità di caffè tra le più amate e pregiate che scomparirà per prima per colpa della crisi climatica

La crisi climatica minaccia anche le nostre coltivazioni e la nostra sicurezza alimentare: si stima che nei prossimi trent'anni molte delle aree oggi adibite alla coltivazione di caffè non potranno più essere coltivate

Sappiamo già che la crisi climatica rappresenta una minaccia concreta per numerose specie di animali, che vedono i loro habitat distrutti e la loro sopravvivenza messa a dura prova dalle temperature sempre più alti e dai fenomeni di caldo estremo sempre più frequenti. Tuttavia, la crisi climatica sta minacciando anche piante e specie vegetali, minando la nostra sicurezza alimentare.

Le coltivazioni che attualmente vengono svolte nelle regioni più calde del Pianeta – come quelle di caffè, cacao, arachidi e avocado – sono infatti minacciate dall’eccessivo caldo e, stimano gli esperti in questo studio recentemente pubblicato, potrebbero ridursi addirittura della metà entro i prossimi trent’anni.

Si tratta di colture molto importanti, che contribuiscono in modo sostanziale al sostentamento di piccole comunità agricole in diverse parti del mondo, e che hanno una durata di diversi decenni: quindi, in questi casi, la pianificazione agricola a lungo periodo non può non tenere conto degli impatti imprevisti del cambiamento climatico.

Il caso del caffè

La coltivazione delle piante di caffè – in particolare, della varietà arabica – è quella che più di tutte subirà le conseguenze peggiori dell’aumento delle temperature nei prossimi anni: come dimostrato da diversi studi, si prevedono forti riduzioni dell’idoneità climatica nella maggior parte delle regioni in cui attualmente la varietà viene coltivata. A fare maggiormente le spese di questa vera e propria crisi è l’America Latina, che ospita 5 dei 10 maggiori produttori di caffè al mondo – primo fra tutti, il Brasile.

©Banco Interamericano de Desarrollo

In passato, la produzione di caffè era considerata un’attività molto redditizia, che ha permesso a molte famiglie ed intere comunità di guadagnarsi da vivere: si stima infatti che attualmente l’industria del caffè dia lavoro a più di 14 milioni di latinoamericani.

Tuttavia, mentre la produzione della pianta è destinata a diminuire, oltre che per effetto della crisi climatica, anche per colpa di infestazioni di parassiti che danneggiano le colture, la domanda di questa materia prima è in continuo aumento e sta conoscendo una nuova fioritura, grazie alle crescenti richieste provenienti dalla nuova classe media asiatica.

I più colpiti dalla “crisi del caffè” sono i piccoli e micro produttori, quelli cioè che posseggono piantagioni inferiori ai due ettari: per loro coltivare il caffè rende sempre di meno – in molti casi rappresenta addirittura una perdita. Ecco perché tale produzione viene sostituita in molti casi con altre colture più resilienti e redditizia; in alternativa, i piccoli produttori abbandonano del tutto l’attività agricola per dedicarsi ad altro.

Insomma, la tendenza è molto chiara e, se non facciamo qualcosa subito, sarà anche irreversibile. Gli esperti di cambiamento climatico concordano sul fatto che durante questo secolo le temperature globali continueranno ad aumentare, con aumenti compresi tra +1,5°C e +4,5°C nei mesi più caldi. A questo bisogna aggiungere fenomeni piovosi sempre più estremi ed imprevedibili, alternati a periodi di siccità.

L’aumento globale delle temperature provocherà una notevole riduzione della superficie vocata alla coltivazione del caffè, fino al 50% del totale entro il 2050. Accanto a questa tendenza, seppur in misura minore, la crisi climatica renderà nuove aree del Pianeta in cui finora non era possibile coltivare il caffè idonee a questa coltivazione.

Queste trasformazioni investiranno regioni diverse, a latitudini più elevate, come ad esempio il Nicaragua, dove si stima che l’altitudine ottimale per la coltivazione del caffè salirà da 1.200 metri sul livello del mare a 1.600 metri sul livello del mare entro la metà del secolo.

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Fonti: PlosONE / Banco Interamericano de Desarrollo

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