Brunello di Montalcino: la clamorosa truffa del vino

Dal 2011 al 2013 è riuscito a commercializzare, spacciandolo come vino Brunello e Rosso di Montalcino, un enorme quantitativo di vino di modesta qualità. E' un consulente tecnico di svariate aziende agricole produttrici di vino della zona di Montalcino, rimaste vittime della frode, che era coadiuvato da collaboratori a vario titolo e con diverse funzioni nell'ambito dell'intera filiera della produzione e messa in vendita di uve e vino, in corso di identificazione.

Dal 2011 al 2013 è riuscito a commercializzare, spacciandolo come vino Brunello e Rosso di Montalcino, un enorme quantitativo di vino di modesta qualità. È un consulente tecnico di svariate aziende agricole produttrici di vino della zona di Montalcino, rimaste vittime della frode, che era coadiuvato da collaboratori a vario titolo e con diverse funzioni nell’ambito dell’intera filiera della produzione e messa in vendita di uve e vino, in corso di identificazione.

Il professionista, abusando del rapporto lavorativo e della fiducia che aveva ormai riscosso, anche in virtù di dimostrate elevate capacità professionali, si impossessava di documentazione e di materiale genuino attestante la D.O.C.G. (contrassegni di Stato, documenti di trasporto, fatture etc.), riproducendoli in maniera artefatta.

I documenti contabili gli consentivano di accompagnare partite di uva e di vino comune – acquistate, presumibilmente in nero – che vendeva alle cantine durante la fase della vendemmia e dell’invecchiamento, mentre i contrassegni gli avrebbero permesso, invece, di “vestire” da Brunello – in modo perfetto e impossibile da scoprire – bottiglie di qualunque vino rosso.

Ma grazie ad una segnalazione del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, la Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza senesi hanno scoperto la clamorosa frode a danno dell’immagine di una delle D.O.C.G. nazionali più famose nel mondo. Una parte del vino sequestrato all’esito delle delegate perquisizioni era ancora nella fase dell’invecchiamento in botte: in quei casi l’acquirente avrebbe conservato per anni quel prodotto convinto di ottenere, alla fine del ciclo previsto dal disciplinare, un prodotto eccellente.

Il meccanismo risultava ineffabile grazie alle straordinarie abilità informatiche del soggetto, che è riuscito perfino ad inserire dati falsati nella banca dati A.R.T.E.A. della Regione Toscana (Agenzia Regionale Toscana per le Erogazioni in Agricoltura), creando perfetta corrispondenza tra la documentazione amministrativa mendace ed i dati telematici consultabili dagli organi di controllo.

Dalle indagini – delegate dal Sost. Procuratore di Siena dott. Aldo Natalini al dipendente Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo – è emerso in effetti che l’abile truffatore aveva eseguito ripetuti accessi telematici al citato sistema informatico ARTEA, falsificando i dati delle dichiarazioni di produzione delle vendemmie, delle giacenze contabili e delle cessioni di vino sfuso.

Le investigazioni finora svolte hanno consentito di rinvenire, a seguito di plurime perquisizioni, e sottoporre a sequestro probatorio 165.467 litri di vino – pari a circa nr. 220.600 bottiglie del formato da 0,75 cl. – di cui litri 75.620 di Brunello di Montalcino e litri 89.847 di Rosso di Montalcino, per un valore di almeno un milione di euro, ed inoltre di numero 2.350 contrassegni di Stato e copiosa documentazione e materiale contraffatto.

Il consulente è stato denunciato per frode in commercio, accesso abusivo ad un sistema informatico, appropriazione indebita aggravata e continuata e reati di falso. Le indagini sono tuttora in corso per meglio definire il quadro probatorio e la rete di corresponsabilità di eventuali altri soggetti coinvolti e hanno contribuito a tutelare il consumatore al momento dell’acquisto del prodotto ed a garantire, nel contempo, la trasparenza del mercato del vino, settore di primaria importanza per l’economia nazionale e l’immagine del “Made in Italy”.

“Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d’eccellenza – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – e l’operazione di oggi della Guardia di Finanza in collaborazione con il nostro Ispettorato repressione frodi ne è la conferma. L’azione di contrasto messa in campo testimonia che i livelli di presidio della qualità ci sono e funzionano. Proprio la sinergia operativa tra gli organismi di controllo e gli enti preposti alla certificazione, infatti, ha consentito di impedire che la frode colpisse ancora i consumatori e di porre fine a un’odiosa concorrenza sleale nei confronti dei produttori onesti. Chi vuole operare fuori dalle regole va messo fuori gioco e per questo ritengo importante l’esempio dato dal Consorzio del Brunello nel denunciare movimenti sospetti”.

Roberta Ragni

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