Biodiversità in agricoltura: ecco l’arma per lo sviluppo sostenibile nel mondo. Paola di Vandana Shiva

Più si intensifica la biodiversità, più si produce economia e sviluppo. Potremmo nutrire due Indie se intensifichiamo la biodiversità in agricoltura. Con queste parole Vandana Shiva, attivista politica e ambientalista e direttrice del Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy, è intervenuta in collegamento video al convegno, promosso da Barilla Center for Food Nutrition (Bcfn), svoltosi ieri a Milano via web.

Più si intensifica la biodiversità, più si produce economia e sviluppo. Potremmo nutrire due Indie se intensifichiamo la biodiversità in agricoltura“. Con queste parole Vandana Shiva, attivista politica e ambientalista e direttrice del Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy, è intervenuta in collegamento video al convegno, promosso da Barilla Center for Food Nutrition (Bcfn), svoltosi ieri a Milano via web.

“La monocultura su grande scala ha detto – è sbagliata, e ora è un modello che è entrato in crisi. E se non passiamo all’agricoltura dei piccoli agricoltori ci saranno nuove crisi. Del resto – ha continuato l’attivista indiana – sono i piccoli produttori a rappresentare l’85% del cibo a tavola, mentre è l’agri-business a togliere gli alimenti alle persone. Perciò va valutata l’efficienza di un sistema dove una minoranza che rappresenta il 15% della produzione alimentare ha provocato la fame che affligge il pianeta su scala globale“.

Per questo Vandana Shiva ha invitato tutti a riconsiderare il tema dello sviluppo sostenibile, valutando tutti gli aspetti, anche quelli economici: dalle guerre che comportano povertà e carestie, agli Ogm che hanno creato piante resistenti ai pesticidi, fino all’impossibilità di colture biologiche nei Paesi in cui esiste un controllo quasi totale delle sementi.

Parlare solo di sementi e non parlare di biotecnologie – ha aggiunto – è come avere l’auto in panne, e limitarsi a guardare gli strumenti. Non serve a nulla guardare il crick”.

E nello stesso seminario promosso da Barilla, è emersa un’altra interessante realtà: secondo un recente sondaggio, in tutti i Paesi dell’Ue si è evidenziato un evidente calo della fiducia verso le colture transgeniche. Nel nostro Paese, la fiducia è passata dal 42% del 2005 al 24% del 2010, in Spagna dal 43% al 35%, in Portogallo dal 56% al 37%, in Francia dal 23% al 16%, mentre in Germania si attesta intorno al 22%.

È forse il segno che ci stiamo dirigendo sulla buona strada?

Verdiana Amorosi

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