Tredici associazioni e ONG hanno inviato una lettera aperta ai Ministri dell'Ambiente, dell'Agricoltura e della Salute, chiedendo di opporsi al rinnovo dell'autorizzazione per il glifosato nell'Unione Europea. La richiesta si basa su nuove prove scientifiche che indicano il potenziale cancerogeno del glifosato, incluso uno studio promosso dall'Istituto Ramazzini
I cittadini europei stanno rischiando seriamente di veder autorizzare di nuovo il glifosato negli stati membri per altri 10 anni, ma non senza protestare. Sono molte infatti le evidenze scientifiche che mostrano la pericolosità di questo principio attivo ancora troppo utilizzato in agricoltura.
Famose le cause e class action americane (ma non solo) intentate da persone esposte all’erbicida e gravemente danneggiate dai suoi effetti collaterali. Ultimamente, ha fatto molto scalpore in Francia, il caso di un ragazzo nato con gravi malformazioni in seguito all’esposizione al glifosato durante la gravidanza.
Ma concretamente, cittadini e associazioni ambientaliste, cosa stanno facendo per cercare di fermare il rinnovo? Vi abbiamo già parlato della raccolta di firme consegnate il mese scorso al ministero della Salute italiano. Leggi anche: No al rinnovo del glifosato: consegnate 75mila firme per chiedere che l’Italia ci ripensi
Ora arriva invece la notizia di una lettera aperta, firmata da 13 associazioni e ONG, tra cui ISDE, Navdanya International, Aiab, FederBio, Wwf, Legambiente e Lipu. Questa si rivolge in modo urgente ai Ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute, chiedendo un deciso rifiuto del rinnovo dell’autorizzazione per il glifosato nell’Unione Europea.
La lettera sottolinea la profonda preoccupazione riguardo alle recenti scoperte del Global Glyphosate Study (GGS), uno studio tossicologico internazionale multi-istituzionale promosso dall’Istituto Ramazzini di Bologna. I risultati, presentati durante una conferenza scientifica internazionale il 25 ottobre, indicano che basse dosi di erbicidi a base di glifosato possono causare leucemia, anche a livelli considerati sicuri dalle attuali normative dell’UE.
Lo studio ha rivelato che uno dei composti testati, ovvero la formulazione rappresentativa BioFlow, autorizzata in tutti gli Stati membri dell’UE, ha causato leucemia nei ratti (purtroppo lo studio è stato condotto su animali), dimostrando che la cancerogenicità del glifosato non è stata adeguatamente valutata. Le associazioni sollevano l’importante questione di come una decisione sulla sicurezza possa essere giustificata senza uno studio sulla tossicità a lungo termine.
Nella lettera si legge:
I risultati del GGS sono estremamente preoccupanti poiché si aggiungono alle prove già esistenti del potenziale cancerogeno della sostanza, come abbiamo spiegato in precedenti lettere inviate a Voi e alle Autorità pubbliche europee. Durante l’intera rivalutazione del glifosato, le ONG e gli scienziati indipendenti hanno ripetutamente messo in guardia su importanti incoerenze e carenze nella valutazione scientifica del glifosato da parte dell’UE. Per quanto riguarda la formulazione rappresentativa “Bioflow”, sebbene l’EFSA abbia segnalato lacune nei dati e indicato la potenziale genotossicità di alcuni ingredienti, i richiedenti non hanno condotto alcuno studio sulla tossicità o sulla cancerogenicità a lungo termine sulla formulazione rappresentativa.
Le carenze nel processo di rinnovo dell’autorizzazione sul glifosato sono ulteriormente evidenziate dalla mancata considerazione degli effetti dannosi sugli esseri umani e sull’ambiente. L’esposizione al glifosato è stata collegata ad una serie di problemi di salute:
I dati del GGS sottolineano che la cancerogenicità e il potenziale di genotossicità del glifosato semplicemente non sono stati adeguatamente valutati. Come abbiamo già sottolineato nella nostra precedente lettera, esistono prove cruciali sulla cancerogenicità del glifosato che finora non sono state riconosciute nella valutazione dell’UE. (…) La cancerogenicità del glifosato è solo la punta dell’iceberg in relazione agli impatti sulla salute degli erbicidi a base di glifosato. L’esposizione al glifosato e ai GBH è stata collegata a neurotossicità, disturbi dello spettro autistico nei bambini esposti fin dall’età prenatale, sclerosi laterale amiotrofica e morbo di Parkinson negli adulti. È stato anche collegato a disturbi endocrini e alterazioni nel microbioma. L’esposizione al glifosato può anche portare a tossicità in un’ampia gamma di specie terrestri e acquatiche non bersaglio, causando potenzialmente gravi impatti sulla biodiversità. Con nostra preoccupazione, tutti questi importanti effetti dannosi non sono stati considerati come aree critiche di preoccupazione dall’EFSA nelle sue conclusioni.
In sostanza, le associazioni sottolineano che il glifosato non soddisfa i criteri di approvazione stabiliti dalle normative dell’UE, mettendo a rischio la salute sia degli agricoltori che della popolazione in generale. L’appello ai leader della salute e ambientali è dunque quello di invocare il principio di precauzione, fondamentale per la tutela della salute umana e ambientale. La lettera conclude:
Alla luce delle suddette prove, il glifosato non soddisfa i criteri di approvazione stabiliti dal Regolamento (UE) 1107/2009, secondo il quale le sostanze attive antiparassitarie, i prodotti antiparassitari e i loro residui immessi sul mercato non dovrebbero avere alcun effetto dannoso sull’uomo, sugli animali e su nessun effetto inaccettabile per l’ambiente. Inoltre, quando è dimostrato che un pesticida può causare danni potenziali, la Commissione e gli Stati membri hanno il diritto di invocare il principio di precauzione, che è al centro del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e del regolamento (UE) n. 1107/2009.
Ormai la decisione è alle porte. Il 16 novembre, gli Stati membri saranno chiamati a votare per il rinnovo del glifosato, basterà questa lettera a convincere i ministri italiani a bloccare tutto?
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Fonte: Navdanya international
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