La cerimonia di premiazione per gli Oscar Green 2009, organizzata da Coldiretti, è stata anche l'occasione per tracciare un identikit dell'azienda agricola italiana giovane ed innovativa.
La cerimonia di premiazione per gli Oscar Green 2009, è stata anche l’occasione per tracciare un identikit delle aziende agricole italiane giovani ed innovative. I dati, sono forniti da Coldiretti.
Quello da cui abbiamo deciso di partire rappresenta un segnale di forte discontinuità con il recente passato e che segna la fine di un’epoca. Se intorno agli anni ’60 i coltivatori diretti dalle campagne si spostavano verso le città, con la sicurezza di un posto in fabbrica, e poi del terziario, oggi assistiamo ad un ritorno parziale su quei passi. Ed è un ritorno maturo, studiato, non impulsivo o di pancia. Perché sono i genitori a volerlo. Alla domanda posta da Coldiretti se consiglierebbe ai propri figli di fare l’agricoltore, più di un genitore su 3, il 35%, ha risposto positivamente. Il 40% lascerebbe la scelta al figlio, mentre il restante 25% si opporrebbe ad una scelta professionale agricola.La fascia d’età 25-34 è quella sotto la lente d’ingrandimento, e scopriamo che il 25% fa giardinaggio o coltiva un orto, due milioni scelgono di trascorrere una vacanza in campagna (agriturismi soprattutto), e l’80% compra anche prodotti tipici a denominazione di origine e biologico.
La tendenza anche in questo caso è confermata, se non preceduta, dagli USA, dove lo spopolamento sembra essersi invertito con l’ultimo censimento delle aziende agricole, cresciute del 4% negli ultimi 5 anni.
Anche l’Italia capta questo tipo di segnali. In questo inizio 2009 sono nate più imprese agricole che industriali (nel primo trimestre, 10.269 contro 9.014). Non solo ruolo anticiclico del settore agricolo, ma anche profondo cambiamento: di attività, di generazione, di ricerca e sviluppo, di mentalità.
Da qui entriamo nel campo delle aziende agricole già operanti. Ma scopriamo che se le aziende degli under 35 hanno una superficie superiore del 54% rispetto alla media (9,4 ettari contro i 6,1), un fatturato più elevato del 75%, e più occupati, +50%, rimangono delle grandi difficoltà: quali un pieno ricambio generazionale (gli under 35 sono circa il 4% del totale contro una media europea del 9%) e del costo dei terreni. Ed è probabile che la seconda impedisca la prima. Se in Francia il costo medio per ettaro è di circa 5.500 euro, e nel resto d’Europa i prezzi sono leggermente superiori, in Italia il costo medio per ettaro è di 25.500 euro, toccando alcuni picchi nel Montalcino, 500.000 euro, e nella zona dei rinomati prosecchi, 1.000.000 di euro circa.
Quindi l’azienda agricola italiana rimane “vecchia”. Peccato, perché il nuovo porta anche cultura, coraggio, idee, esperienze. Si affacciano anche le donne, ancora subalterne in questo settore. E spesso porta anche fatturato.
Tutto ciò lo scopriamo attraverso le imprese che “si vedono” innovative. Il 30% dei titolari d’azienda sono donne, il 43% ha avuto esperienze professionali diverse, il 25% è laureato o è iscritto all’Università, il 70% è positivo sul futuro e l’80% giudica buona la propria posizione competitiva. E il fatturato ? Nel 43% dei casi è superiore ai 100.000 euro/anno.