Avocado, il frutto più nutriente, ma meno sostenibile del mondo

In Cile le coltivazioni di avocado si stanno trasformando in una minaccia per gli esseri umani: divoratrici di acqua, le piante la stanno sottraendo al consumo della popolazione. E’ la triste verità che si cela dietro uno dei frutti che anche noi italiani adoriamo e che negli ultimi anni è diventato sempre più utilizzato sulle nostre tavole.

In Cile le coltivazioni di avocado si stanno trasformando in una minaccia per gli esseri umani: divoratrici di acqua, le piante la stanno sottraendo al consumo della popolazione. È la triste verità che si cela dietro uno dei frutti più versatili e nutrienti del mondo e che negli ultimi anni è diventato sempre più utilizzato anche sulle tavole degli italiani.

L’avocado, infatti, con i suoi grassi buoni è davvero un frutto portentoso e la scienza ha dimostrato in più occasioni le sue proprietà e i tanti benefici. L’aumento del consumo di questo frutto che si presta a diversi usi in cucina, però, sta mettendo a dura prova i paesi produttori, come ad esempio il Cile. Già nel 2013 ci si interrogava sul lato oscuro dell’oro verde, ma unreportage di Internazionale alza il velo su una zona del Cile a Nord di Santiago in cui le piantagioni di avocado invadono il paesaggio e stanno assetando la popolazione.

Varietà Hass. Siamo nella provincia di Petorca, dove ormai il verde di queste coltivazioni ha sostituito il rossiccio della montagna. Ma si notano anche fiumi secchi e la popolazione stanca delle conseguenze della presenza delle piantagioni. Mentre le persone annaffiano le piante con acqua sporca, quella utilizzata già per lavare i piatti o fare il bagno, per gli avocado la sorte è migliore. Occorrono 2 mila litri di acqua per ricavare 1 kg di avocado. Per ricavare la stessa quantità di arance ne basta un quarto, un decimo per raccogliere un kg di pomodori (dati Water footprint network). Un problema enorme, considerando che in questa zona del Cile piove molto poco.

Quegli avocado sono destinati anche ai fruttivendoli italiani

In Europa nel 2016 sono arrivati dal Cile 91 mila tonnellate di avocado (erano 62 mila nel 2015). Il 61% proviene dalla zona di Valparaiso, cioè da quella zona in cui il servizio di Internazionale ha tratto spunto. In Italia si registra un +28% delle importazioni anno su anno. Cresce anche la richiesta di quella varietà Hass dalla buccia nera, coltivata in Cile: ci stiamo abituando ad una varietà che rispecchia un po’ meno la nostra tradizionale idea di “bel frutto maturo”. L’import verso l’Italia non è diretto, il prodotto passa da Spagna o Paesi Bassi. Praticamente, tra viaggio in nave, maturazione accelerata con etilene e stoccaggio, in Italia gli avocado arrivano dopo un mese dalla raccolta.

avocado worker

Poca acqua e inquinata: i cileni stanno abbandonando la zona

Le piantagioni stanno modificando l’ecosistema e la popolazione risente delle conseguenze. In molti si trasferiscono, in questa zona è impossibile pensare di coltivare un proprio campo perché non c’è garanzia di avere acqua a sufficienza. Sarebbe una pazzia sperare di farlo. L’acqua utilizzata dalla popolazione proviene spesso da camion cisterna dello Stato e ne possono prelevare fino a 50 litri al giorno. Troppo poca, inquinata, teoricamente potabile ma la gente comunque si ammala.

La guerra dell’acqua non è ad armi pari

Mentre lo Stato ha speso in 6 anni circa 122 mln di euro per portare alla popolazione acqua attraverso i camion cisterna, i produttori di avocado hanno avuto accesso all’acqua legalmente, con autorizzazioni statali che ne hanno sancito il diritto di uso gratuito e perpetuo. Il loro guadagno è altissimo, se consideriamo che acquistano appezzamenti di terra di poco valore, zone di montagna sostanzialmente inutilizzabili, che vengono coperti da piantagioni, le quali consentono di raccogliere un frutto vendibile ad un prezzo altissimo. L’acqua per irrigare le piantagioni è gratis.

Qualche imprenditore anche grande è stato condannato per estrazione non autorizzata e per usurpazione di acqua, sono stati scoperti drenaggi illegali sottoterra per prelevare l’acqua dai fiumi e condurla alle piantagioni. In generale però è difficile che le denunce si traducano in multe salatissime o condanne, oppure le sanzioni sono irrisorie. La situazione è paradossale: nelle piantagioni si accumula acqua, la popolazione soffre per la sua mancanza. Purtroppo dietro questa situazione ci sono grandi lobby e anche nomi altisonanti del mondo della politica. Alcuni attivisti sono stati minacciati di morte, in più parte della popolazione appoggia i coltivatori di avocado perché hanno finanziato opere per la comunità e offrono lavoro.

Utilizzati erbicidi e sostanze vietate in Europa

Neanche a dirlo, i coltivatori utilizzano prodotti come Roundup di Monsanto o il Lorsban, insieme a sostanze vietatissime in Europa come l’uniconazolo. Il problema cileno diventa quindi anche un problema di sicurezza alimentare, che dovrebbe riguardare anche noi oltreoceano. In Danimarca alcuni supermercati hanno bloccato le vendite di avocado provenienti da quella zona, ma è ancora troppo poco.

Avocado: ci sono anche vie molto più sostenibili per coltivarlo

Anna Tita Gallo

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