Un'indagine esclusiva di Repórter Brasil e Lighthouse Reports mostra come nelle aziende agricole di San Paolo, che riforniscono di zucchero e arance Nestlé, Coca Cola e PepsiCo, vengano usati pesticidi vietati nell'Ue, che avvelenano l'ambiente e la popolazione locale
Alcuni pesticidi vietati nell’Ue a causa dei rischi per la salute umana continuano però ad essere esportati e utilizzati nelle fattorie brasiliane che riforniscono Nestlé, Coca Cola e Pepsi, tra gli altri. Un argomento di cui abbiamo parlato proprio ieri, a proposito dei lime del Brasile che arrivano nei supermercati europei (Italia compresa), pieni di pesticidi.
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Questa situazione per noi è un boomerang, nel senso che anche se in Europa alcuni pesticidi sono vietati, finiscono comunque sulle nostre tavole (sia pur sempre entro i limiti di legge) nel momento in cui consumiamo prodotti agricoli provenienti dal Brasile (e non solo). Per le popolazioni locali, però, il problema è ben più grande, come riporta la nuova indagine di Repórter Brasil e Lighthouse Report.
Tramite questa indagine scopriamo infatti che le aziende agricole che riforniscono Coca-Cola e Nestlé utilizzano pericolosi pesticidi spruzzati dagli aeroplani, molti dei quali in grado di provocare il cancro e per questo vietati in Europa. In alcuni casi, le sostanze chimiche cadono direttamente sulla pelle delle famiglie che vivono nelle zone agricole, provocando sintomi di avvelenamento acuto.
Come si legge su Brazil Reports:
È il caso di Cristina dos Santos Silva. Lei e suo marito hanno avuto mal di testa, mancanza di appetito e mal di stomaco dopo che un aeroplano ha sorvolato la loro casa nel febbraio di quest’anno. Le conseguenze sono ancora peggiori per i bambini e gli anziani. Bianca Lopes riferisce che sua madre e sua figlia, allora di soli 6 mesi, svilupparono un quadro di congiuntivite emorragica un giorno dopo che un aereo lanciò pesticidi vicino a casa loro. Questo caso risale a sette anni fa.
Il rapporto ha scoperto che l’azienda agricola Usina Atena che si trova nel comune di Rancharia, a 500 km dalla capitale San Paolo, fornisce zucchero a un’azienda cinese che, a sua volta, afferma sul suo sito di avere rapporti commerciali con Nestlé e Coca-Cola. Coca-Cola però nega di aver mai acquistato zucchero dal gruppo cinese.
Ma comunque “non si scappa” dalle proprie responsabilità. In altri casi sollevati dal team che ha condotto l’indagine, infatti, le aziende agricole di canna da zucchero e arance che spruzzano dagli aeroplani in Brasile pesticidi vietati in Europa, riforniscono direttamente Nestlé, Coca-Cola e PepsiCo.
I pesticidi utilizzati
Tutti i dati con il nome delle aziende agricole e i pesticidi utilizzati sono stati ottenuti dall’Ufficio del Difensore Pubblico dello Stato di San Paolo.
Come scrive Reporter Brasil:
I dati rivelano che due fornitori diretti di Nestlé, Copersucar e Usina São Martinho, hanno spruzzato pesticidi prodotti da Basf, vietati nell’Unione Europea. Cancro al fegato, problemi con il sistema riproduttivo e lo sviluppo fetale sono alcune delle possibili conseguenze dell’esposizione all’epoxiconazolo.
Fortunatamente, considerati i rischi ormai conclamati, l’Agenzia Nazionale di Sorveglianza Sanitaria (Anvisa) sta rivalutando l’autorizzazione all’uso di questo pesticida in Brasile.
Sempre Usina Atena, secondo l’indagine, ha utilizzato nelle sue coltivazioni il fungicida Priori Xtra, che contiene un altro principio attivo principio vietato in Europa: il ciproconazolo.
Sono stati utilizzati anche l’insetticida Regent 800WG e il Certero (principi attivi fipronil e triflumuron) anch’essi vietati in Ue.
Ma indovinate un po’ chi produce tutte queste sostanze tossiche? Le multinazionali europee dei pesticidi: Sygenta, BASF e Bayer che non possono vendere in Ue ma continuano a produrre i loro veleni da esportare oltreoceano.
Ovviamente, le aziende continuano a sostenere che tutti i loro prodotti sono sicuri per l’uomo e per l’ambiente. Ma Marcos Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, ha definito l’esportazione di pesticidi pericolosi da parte di società con sede nell’Ue una “pratica aberrante” e spingerà affinché nell’Unione Europea venga attuato un divieto.
La replica di Nestlé
Anche Nestlé è intervenuta sulla questione con un comunicato in cui afferma:
Continuiamo a seguire da vicino gli sviluppi normativi ovunque operiamo per garantire la piena conformità di tutti i nostri prodotti. Nestlé non è coinvolta nella campagna contro un divieto di esportazione di pesticidi e principi attivi vietati nell’UE.
Ci sembra un po’ poco, vista la gravità delle accuse mosse da questa indagine.
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Fonte: Reporter Brasil
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