Aperta la strada agli OGM in Italia?

Via libera, nel totale silenzio, alla coltura degli OGM in Italia: il 28 gennaio potrebbe arrivare, stando ad un articolo apparso sulla Stampa il 17 gennaio, la conferma formale della bozza sugli OGM che regolala linee guidea sulla coesistenza tra colture tradizionali e colture OGM e che indrodurrebbe anche in Italia la possibilità delle colture di organismi geneticamente modificati.

Via libera, nel totale silenzio, alla coltura degli OGM in Italia: il 28 gennaio potrebbe arrivare, stando ad un articolo apparso sulla Stampa il 17 gennaio, la conferma formale della bozza sugli OGM che regolala linee guidea sulla coesistenza tra colture tradizionali e colture OGM e che indrodurrebbe anche in Italia la possibilità delle colture di organismi geneticamente modificati.

Venendo meno alla Convenzione di AARHUS a cui anche l’Italia aderisce, che impone l’informazione delle parti interessate dei cittadini, o degli stakeholder, si legge in una nota del Comitato Scientifico Equivita, arriva la notizia del raggiungimento dell’accordo tra tra Stato e Regioni sulla coesistenza delle colture:

L’Unione Europea non poté elaborare le regole di coesistenza perché il suo Comitato Scientifico dichiarò che tale coesistenza era inattuabile (gli Ogm, anche se coltivati a distanza di chilometri, finiscono sempre per inquinare ogni altra piantagione attraverso l’aria, i pollini, gli insetti, e anche attraverso il suolo). Fu scaricata la “patata bollente” dell’elaborazione di queste “linee guida” sugli Stati Membri, che a loro volta, ovunque possibile, l’hanno scaricata (in Italia è avvenuto così) sulle loro amministrazioni regionali. Le quali non hanno potuto fare niente e in tal modo hanno impedito in Italia, come pure in svariati altri Stati Membri, l’autorizzazione alle colture GM. Oggi all’improvviso, senza alcun dibattito pubblico e in totale violazione della Convenzione di AARHUS, cui l’Italia aderisce (e che impone vengano informate le parti interessate dei cittadini, o gli stakeholder, che devono anche prendere parte al processo decisionale quando si elabora una iniziativa che riguarda l’Ambiente), ci giunge la notizia che l’accordo tra Stato e Regioni si sarebbe concluso. Con grande nostra sorpresa, dal momento che 16 Regioni Italiane si sono dichiarate “OGM Free” (e recentemente Barroso, presidente della Commissione Europea ha riconosciuto il diritto delle Zone “Libere da Ogm” ad esserlo)

Le linee guida per la normativa regionale, superato il prossimo step, arriveranno sul tavolo della Commissione Ue. Va ricordato che tali norme dovranno comuqnue ispirarsi al “principio di precauzione per salvaguardare le produzioni agro-alimentari convenzionali e biologiche da possibili commistioni con le coltivazioni Ogm“.

Ma allo stato attuale, nonostante Barroso abbia ribadito che “Va riconosciuto il diritto delle Zone Libere da Ogm a continuare ad esserlo” esistono ancora poche certezze e molta confusione. I prossimi giorni potrebbero chiarire meglio la situazione, ma a questo punto salgono i dubbi e le ipotesi espresse nell’approfondimento dedicato al Codex Alimentarius pubblicato ieri su greenMe.it e sulla somiglianza delle normative introdotte dal Codice Agricolo Nazionale, che saranno operative in Italia a partire dal prossimo febbario e che prevedono una coesistenza tra le colture tradizionali e gli Ogm con le normative in materia contenute nel Codex. Secondo l’articolo 36, infatti, sarà possibile effettuare colture transgeniche senza che vengano imposti dei vincoli per evitare possibili contaminazioni delle colture tradizionali.

Anche i verdi in una nota chiedono al Governo e alle Regioni di fare un passo indietri e aprire “al più presto un confronto con gli agricoltori ed i consumatori e rispettino il principio di precauzione sulle coltivazioni geneticamente modificate. Approvare un protocollo che apre la strada agli Ogm sarebbe un attacco senza precedenti nel nostro Paese all’agricoltura di qualità, tipica e biologica italiana”.

Francesca Mancuso

Foto: Greenpeace


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